Gabriele FERRETTI
Nacque a Milano l’11 dicembre 1920, moriva in combattimento nel cielo di Malta il 5 dicembre 1941; era inquadrato nella Regia Aeronautica col grado di sottotenente pilota di complemento nella 96ª Squadriglia, 7° Gruppo, 54° Stormo Caccia Terrestre.
Con Regio Decreto del 22 maggio 1942 gli venne assegnato la Medaglia d’Oro al Valore Militare alla Memoria, con la seguente motivazione:
Giovanissimo pilota, volontario di guerra, chiedeva ed otteneva di far parte di una squadriglia da caccia duramente impegnata in una lotta aspra e condotta senza tregua contro munitissima base nemica. Incurante di ogni rischio, nella più completa dedizione alla Patria, compiendo ricognizioni audacissime, sferrando mitragliamenti a volo radente, vincendo in duri impari combattimenti, affermava e confermava, in ogni circostanza, le sue elette virtù di eroico combattente. Prescelto fra i volontari per un audace compito di osservazione su Malta, durante un intero ciclo di operazioni, ne riportava quotidianamente le più preziose informazioni e documentazioni. Sull’infernale fuoco dell’avversario passava sereno e attentissimo ripetendo le incursioni anche più volte in un giorno e, prodigandosi, spesso, fino al limite estremo delle umane possibilità, le portava sempre brillantemente a termine. In una di queste azioni, non vinto né tocco dal nemico, e solo dall’insidia dell’alta quota sopraffatto, chiudeva la sua breve leonina giornata terrena. Espressione purissima della giovinezza del Littorio in vita, con l’eroica morte, in un alone di gloria, ne assurgeva a simbolo.
Con Regio Decreto del 15 aprile 1942 gli venne assegnato la Medaglia di Bronzo al Valore Militare con la seguente motivazione:
Sorvola in condizioni particolarmente difficili ampia distesa di mare, scendeva a pochi metri dal suolo su munitissima base nemica e sfidando la violenta reazione contraerea e la minaccia della caccia avversaria, mitragliava e danneggiava diversi apparecchi nemici.
Cielo di Hal Far, 21 novembre 1941
Vent’anni di vita, 60 azioni di guerra in 7 mesi, 6 velivoli nemici abbattuti, una medaglia d’oro, un’altra di bronzo e una gagliarda giovinezza donata in olocausto alla Patria in armi. Questo è il bilancio con cui il sottotenente pilota, Duca Gabriele Ferretti di Castelferretto, chiuse la breve, intensa, gloriosa giornata terrena. Nato da nobiltà guerriera che nel clima epico della nuova Italia aveva rivendite la sue tradizioni di eroismo. Egli era cresciuto alla buna scuola del padre, che volontario in tre guerre, si è ad dimostrato tenace comandante e valoroso combattente del cielo; e forse un istinto presago aveva guidato Pietro Ferretti quand’egli aveva imposto al suo primo figlio un nome d’arcangelo; o forse anch’egli lo aveva ispirato il Santo della sua casata.
Gabriele per tempo prescelta la vita dell’ardire e del cimento, a quella della comoda degli agi, che largamente gli offriva il suo censo; ottimo atleta, ottimo sciatore, aveva fatto le prime prove ai Ludi Juveniles (doveri, aspirazione e voti della Giovine Italia mente la Patria è in armi) e ai Littorali. A diciotto anni fu preso, anche lui, dalla gioia dello spazio, dalla sete di azzurro, dall’ansia del volo; il giovanissimo studente del Politecnico di Milano, seguì con passione di aquilotto e coscienza di tecnico, il coeso di pilotaggio alla R. U. N. A. nel 1939. Nel 19139 si fregiò il petto dell’aquila d’oro, aveva conseguito il suo brevetto di pilota civile.
Sopraggiunse la guerra, già alle prime avvisaglie Egli aveva chiesto di servire, alle armi, in aeronautica; a 19 anni, promosso sottotenente del ruolo naviganti, fu avviato allievo a una scuola dove acquisì il brevetto militare, in breve si completò su apparecchi bellici; ed eccolo subito in squadriglia, al fronte, nel vivo della guerra. Impaziente, entusiasta in tutto generosità e sullo slancio. L’asprezza della battaglia non riusciva ad inserire quel volto di adolescente rischiarato da un sorriso di bontà. La di lui Squadriglia operava nel Mediterraneo centrale e più particolarmente contro la base di Malta; quella isola di cui egli portava onorevolmente le insegne equestri rinnovando nel cielo le virtù dei Cavalieri. Gli avevano affidato, dapprima, il compito di scorta ai convogli, ove pure si richiede tenacia e assuefazione al grave rischio quotidiano; ma egli aveva nel sangue la tempra dei crociati arremba tori, anelava all’ebrezza del combattimento certo; chiese con insistenza, ed ottenne di essere assegnato ad un nuovo stormo di cacciatori, armato su velocissimi apparecchi del tipo più recente e più difficile a governarsi.
Dimostrò di possedere tali doti di pilotaggio, che gli venne consentito di prendere parte, subito, alle azioni più audaci, saltando a piè pari il periodo di addestramento bellico cui, in genere vengono sottoposti i giovanissimi sopraggiunti, ai più moderni reparti da caccia. Si rivelò ottimo gregario, esperto capo pattuglia, quasi subito si trovò impegnato, assieme ad altri sette piloti italiani, contro una formazione di ventiquattro “Spitfire”, levatisi a difesa del cielo di Malta; nello scontro vivacissimo, cooperava ad abbattere cinque avversari, e non desisteva dalla battaglia sino a che l’indicatore della benzina lo ammoniva, con insistenza, a prendere la via del ritorno, per non trovarsi poi a scendere in mare con i serbatoi esauriti. Infatti, giunse appena a posare le ruote su terreno di fortuna della costa sicula, perché ridotto al limite dell’autonomia di volo. Tale suo ardire e serena coscienza nel combattimento gli valsero una prima proposta di ricompensa al valore militare.
Totalizzò altre 50 azioni di guerra, abbatté un “Hurricane”, eseguì mitragliamenti a quota minima, passando quasi invulnerabile tra le raffiche delle centinaia di mitragliere poste a difesa della Valletta, di Miccaba, di Ta Venezia, sovrapposte talvolta a più tornate in un solo giorno, le acque dei porti e i bacini per accertare i danni recati dai nostri bombardieri e scegliere per essi i bersagli utili; informatore preciso, intelligente preziosissimo; instancabilmente volontario ad ogni impresa sempre più audace alla prima. Una Medaglia di Bronzo gli era stata attribuita per una singola azione di eminente perizia e ardimento. Mai il nemico ebbe ragione di lui; fu la sorte a tradire per un’ala spezzata, quando egli puntava ancora una volta sul nemico, egli andava a gettarsi con l’arma e col cuore contro i numerosi, per restarvi ancora, sino al limite d’ogni riserva d’essenza, di fuoco e di respiro. L’ampi azione relativa alla sua medaglia d’oro, rammenta che e gli, noncurante d’ogni rischio, vittorioso in duri, impari combattimenti, passava sereno fra l’infernale fuoco avversario e vi tornava più volte in una sola giornata e più volte restio a volgere la prua per il ritorno: eternamente invulnerabile, Gabriele solca in perpetuo il cielo della gloria e come l’Arcangelo di cui ripete il nome, veglia dall’alto sul destino dei giusti.
Sottotenente Pilota Leonardo FERRULLI – M.O.V.M. – Vitoronzo Pastore