RELAZIONE del Sergente Infermiere Ubaldo MINGANTI
classe 1914, Matricola 29191
Ero destinato al Marispedal Mirano Veneto quando giunse l’8 settembre 1943 e cioè l’armistizio: ricordo benissimo la posizione di noi tutti in quel momento così critico, fino dalla sera stessa fu convocata l’assemblea generale e da parte del direttore fummo invitati alla calma. Nonostante l’invito fatto dal direttore, quando il personale dipendente ebbe sentore di come si mettevano le cose, riguardo i rastrellamenti operati dai tedeschi dei militari del Distretto di Mestre e di Venezia e l’invio di essi in Campi di concentramento, più il mancato rispetto anche delle formazioni sanitarie, la maggioranza del personale cominciò ad abbandonare l’ospedale. Fui quasi uno degli ultimi a lasciare il mio posto, solo perché avrei voluto fare fino all’ultimo il mio dovere, dovere che ho sempre cercato di fare oltre il possibile in tutti gli anni del mio servizio militare che non sono pochi.
Ma quando qualche giorno prima si verificò che ufficiali tedeschi presero contatto con la direzione sanitaria (non ricordo il giorno preciso), se il 22 o il 23 settembre 1943, in considerazione di questo ed in contrasto con i miei sentimenti di non voler collaborare con i tedeschi, decisi il giorno 24 dello stesso mese, in abito civile, questo per poter sfuggire con più probabilità alla cattura da parte dei militari tedeschi, a lasciare l’ospedale e a raggiungere senza poche difficoltà la mia abitazione.
Dopo un certo periodo dal mio arrivo a casa, fui cercato dai CC. RR. locali e a mia moglie fu riferito dall’incaricato che era giunto alla caserma un telegramma da un Comando che non era il mio, il quale dava istruzioni per il mio rintracciamento. In quel periodo la marina repubblicana iniziava, con volontari e con elementi che erano rimasti in servizio, il tentativo di ricostruzione e la collaborazione con i tedeschi di così nefasta grandezza stetti per un po’ di tempo nascosto ed in seguito per necessità di lavoro, avendo famiglia a carico(moglie e un figlio), ripresi il mio lavoro lasciato per il richiamo alle armi avvenuto in data 5.6.1940, come risulta dalla dichiarazione in allegato. Non per questo, anche se non fui più cercato, avendo l’allora comando dei CC. RR. risposto che io ero per niente giunto a Imola, e questo contribuì certamente a mettere in dubbio il comando richiedente che avrei anche potuto essere stato bloccato durante il viaggio, le difficoltà presentatesi dall’arrivo a casa al giorno della liberazione per sfuggire ai molti rastrellamenti operati nella zona dai nazifascisti non sono state poche e per due volte sono rimasto immune da ciò per vero miracolo. Da altra dichiarazione in allegato a questa mia relazione, risulta chiaramente la mia attività svolta nel periodo dal 24.9.43 al giorno della liberazione, avvenuta il 14.4.1945.
CAPO DI 3ª CL. UGO MONTANARI DELLA R. M. DISSE “NO” AI NAZIFASCISTI – Vitoronzo Pastore