Relazione del sergente cannoniere Riccardo ROCCABELLA
Il giorno 3 settembre 1943, come ordine del comando della 30ª Flottiglia Dragamine di Zara, partii per missione per Milano ove giunsi il 5 settembre per prelevare dei pezzi di motore per il comando Dragaggio di Zara. Dovetti attendere qualche giorno perché i pezzi non erano pronti. Il mattino del 9 settembre uscii dall’abitazione dove dormivo, in divisa, e una pattuglia tedesca mi prese e mi portò al campo di concentramento a S. Siro. Il giorno dopo riuscii a scappare e raggiunsi la mia famiglia già sfollata a Solarolo (Ravenna). Dopo qualche giorno mi misi a lavorare presso la Ditta di Vini-Randi e Bertazzoni, come capo operaio con uno stipendio di 1.100 mensili.
Il giorno 13 dicembre 1943, due militi della G. N. R., forse perché ero sottufficiale della R. M., vennero a casa mia a Solarolo e mi invitarono a presentarmi subito al comando della G.N.R. di Faenza. Mi recai colà e il 15 dicembre mi inquadrarono d’autorità nell’esercito repubblicano col grado di sergente. Fui messo a far servizio in caserma, dove non svolsi alcuna reale attività. Alla prima favorevole occasione, verso la fine del mese di gennaio, disertai, fui ricercato, ma riuscii a restare nascosto nelle cantine di una ditta di Solarolo (Ditta Vini Bianchedi- Solarolo), uscendo saltuariamente per prendere aria o per altre necessità. In una di queste uscite fui fermato dal Commissario Prefettizio di Solarolo (certo CORTESI), che mi puntò la rivoltella in presenza del pubblico nella piazza di Solarolo. Io diedi un colpo al suo braccio facendogli cadere l’arma e me la diedi a gambe e tornai a nascondermi nello stesso posto di prima, finché la Brigata Nera non partì completamente da Solarolo. Verso il mese di novembre, mi recai a lavorare nella campagna vicino a Solarolo (Canale Vecchio, presso il contadino Luigi Dal Prato, sempre col timore di essere preso dai tedeschi o dai fascisti. Ero costretto a lavorare per mantenere la mia famiglia composta da moglie incinta e due bimbi.
Il 18 gennaio 1945, per la vicinanza del fronte (Fiume Senio), lasciai Solarolo con tutta la mia famiglia e mi trasferii a Medicina. Dopo due giorni mi misi in contatto col Capo del 2° Corpo Volontari “Matteotti”: partecipai a qualche azione di guerra come da allegati documenti in questo periodo della mia attività. La mia famiglia ha percepito il sussidio di profughi per un periodo non continuativo. Allego i seguenti documenti: Foglio del C.V.L., il quale attesta che il sottoscritto ha partecipato con le Bande di Patrioti. Foglio del Comandante Partigiano di Solarolo attestante che il sottoscritto ha partecipato ad attività antifasciste.
SERGENTE MARÒ EMIDIO ANCONA DISSE “NO” ALLA R.S.I. – Vitoronzo Pastore