2a Guerra mondiale

PARTIGIANO REODANTE ORLANDI – Vitoronzo Pastore

Dichiarazione  del Comandante di Battaglione ORLANDI REODANTE (LEO)

 Dipendeva da Maridist Roma – Squadra Sportiva

Bologna, lì 11 luglio 1945

Dal 8 settembre 1943 al 21 aprile 1945

In data 8 settembre 1943, mi trovavo ricoverato presso l’ospedale Cesare Battisti di Roma, ferito all’avambraccio destro in seguito a bombardamento aereo del 24.7.43. Dopo alcuni giorni vidi che per conto mio le cose stavano male e per tramite di conoscenze mi feci trasferire al Putti di Bologna dove invece di presentarmi mi recai alla mia abitazione. Verso la metà di ottobre, incominciarono le mie ricerche per noto antifascista e per propagandista di partito contrario. Il 20 ottobre mi recai a Monte Pavullo presso il comando della Brigata dove, dopo alcuni giorni, dal comando stesso fui inviato a Bologna per recupero di armi e per invio di uomini alla montagna. Senonché la notte del 13 marzo 1944, mentre tornavamo da un’operazione notturna, ci fu intimato un “alt” da una pattuglia di agenti di polizia ausiliaria. Diedi ordini di rispondere con le armi da fuoco che possedevamo e di non lasciarci prendere.

In breve tempo mi accorsi che mi trovavo circondato e che uno dei miei uomini, tale GIANFIORE, era rimasto ferito in più parti del corpo: allora cercai di aprirmi un varco e di portarmi alle spalle del suddetto per proteggere la fuga dei miei compagni. La sera dopo, unito al Daniele in un’altra operazione notturna, ci portammo in Piazza di Porta Santo Stefano fra il comando Regionale e il comando della Brigata Nera che in tale epoca era situato in quei paraggi. Scaricammo le nostre armi da fuoco contro le sentinelle dei due comandi e ci dileguammo.

Tale nostra provocazione aveva messo in allarme tutti i comandi di Bologna. Le sentinelle si sparavano a vicenda non pensando che era sorta la guerriglia fra di loro stessi. Ma al ritorno, in seguito alla presa del Gianfiore, avendo fatto i nominativi della sera precedente, fui appostato e dopo breve fui sopraffatto. Il primo interrogatorio che mi si fece fu condotto dal maggiore LINARI, dal capitano TAVINO, e dal tenente ALVISI. Il giorno successivo fui condotto nella villa del tenente TARTAROTTI che mi fece due confronti e tre interrogatori di terzo grado. Fui tradotto alle carceri a disposizione come ostaggio.

Il 24 marzo 1944 in seguito al bando di Mussolini, feci domanda di grazia e dietro interessamento di alcune persone, dopo circa un mese, venne accettata e mi inoltrarono pressi il comando del Battaglione della Morte. Circa un’ora dopo, visto che non avevo nessun controllo, scappai e mi inoltrai alla montagna. Ricorsi presso il comando della ‘Stella Rossa’, che in tale epoca si trovava presso Monte Pastore. Dopo alcuni accordi, feci ritorno presso l’abitazione dei miei genitori dove chiedevo una sosta di 15 giorni. La sera stessa il comando della 63ª Brigata Garibaldi, fece ricerche di me e fui tradotto presso di loro e ancora una volta mi forzarono di venire a Bologna per recuperare armi dato che in tale epoca molti uomini della stessa Brigata si trovavano disarmati.

Il giorno 7.8.44, avendo consegnato le ultime armi al comando di Brigata, dissi loro che mi recavo a Monte Fiorino, ma di sorpresa un forte rastrellamento da parte della S.S. tedesca, mi obbligò a mantenere una posizione che dopo alcune ore, dopo io e un altro compagno rimasto in vita, fummo costretti a cedere e arrenderci privi di munizioni e di armi. Tradotti presso il comando delle S.S. Germaniche e avendo avuto un primo interrogatorio, tenendo in considerazione la mala parata di noi due, prestabilii con il mio compagno di fuggire ognuno in senso inverso, così avremmo potuto salvare la vita o dell’uno o dell’altro. Mentre stavamo portandoci nel luogo dove avrebbero dovuto fucilarci subito, scappammo: io riuscii a dileguarmi, mentre l’altro veniva ucciso sul posto.

Tornando a Bologna, mi misi a disposizione di un certo NANNI (Polvere), con il compito di sabotare e recuperare armi; tutto questo durò sino al 9 dicembre, quando in seguito a spiata, in sei della base, venimmo presi e differiti al Tribunale Speciale. Il 16 marzo 1945, mentre ero in attesa di condanna con altri 6 compagni fra i quali tre condannati a morte, certo Luciano TURRA, DERRA e BRANDO, evademmo dal carcere verso le ore 14,00. Io e Turra ci siamo messi a disposizione del Comando Unico che ci inviò in montagna. Il giorno 22 fui nominato comandante del Battaglione Monaldo presso la 63ª Brigata Garibaldi dove questa carica la tenni fino al giorno della liberazione In questo periodo rilevo solo l’ultimo episodio di importanza. Presi accordi con soldati russi con cui prestabilivo, prima della loro fuga, di sabotare dove loro si trovavano. Utilizzammo pezzi di artiglieria calibro 220 e si giustiziarono dopo breve processo 11 tedeschi. Cercammo di recuperare più cavalli che si potesse perché servivano per il traino dei cannoni.

OPPRESSIONE – dall’8 settembre 1943 alla liberazione – Vitoronzo Pastore

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