10 GIUGNO 2012
Dietro il filo spinato, dove l’Arte incontra la Storia.
Hinterland in collaborazione con Ars, Momart e Pro Loco hanno presentato l’opera di Vitoronzo Pastore per raccontare la guerra con gli occhi e le parole di chi l’ha combattuta, non dimenticando i motivi che hanno indotto gli italiani a scegliere per la Repubblica.
La Redazione
Quante volte dinnanzi ad un libro di Storia, soprattutto da giovani studenti, abbiamo provato a guardare in profondità una qualsiasi immagine contenuta nelle sue pagine, magari ingiallita, rovinata oppure sfocata?
Quante volte abbiamo provato a guardare con intensità gli occhi degli uomini o delle donne ritratte in quelle immagini?
Quante volte, leggendo le lettere di soldati prigionieri di Guerra, abbiamo provato ad immaginare cosa davvero volessero raccontare ai loro cari?
Storie, valori e sentimenti di “comuni” soldati, inevitabilmente offuscati dalle luci di epiche battaglie o di indimenticabili personaggi, ma che, attraverso le raccolte e le testimonianze, giungono a noi quasi come “piccole storie” nella Storia.
Le stesse descritte da Vitoronzo Pastore all’interno del libro “Dietro il filo spinato” (Suma editore – €35), che unisce documenti e racconti di soldati della Provincia di Bari, prigionieri degli Alleati e internati dei tedeschi durante la Seconda guerra Mondiale. Un “riconoscimento alla memoria” non solo per coloro che hanno trovato posto ed una pagina al suo interno, ma anche per quelli che non l’hanno ancora avuta e che continuano a vivere nel ricordo di chi li ha conosciuti ed amati.
Eroi, o solamente uomini, arruolati dal destino per scrivere la Storia del Paese, protagonisti di battaglie scolpite nelle tavole del tempo o che semplicemente stavano lì, inconsapevolmente in attesa di imbracare il fucile e sfidare la sorte; giovani soldati mai più tornati, né da vivi né tantomeno da morti; storie di genitori, di donne e di figli uniti dal desiderio di riabbracciare i propri cari e dalla trepida attesa che quel lungo conflitto armato avesse fine.
“Dietro il filo spinato” ha origine dalla passione dell’autore verso il collezionismo: cartoline postali, cahiers di lavoro, franchigie militari e lettere autografe che hanno suscitato la voglia di raccontare quelle forti emozioni, così paragonabili a quelle provate durante i racconti del padre, giovane prigioniero di guerra, logorato dalla sofferenza e dalla lontananza verso la propria terra.
Il libro ha soprattutto la forza ed il coraggio di guardare “dietro il filo spinato” dei tanti campi di prigionia, luogo delle disumanità e delle negazioni della libertà per milioni di soldati italiani, ai quali l’autore ha cercato di dar loro voce liberandoli per sempre da quelle atrocità, da quella disperazione e da quella incomprensibile follia.
Dopo anni di ricerche, Vitoronzo Pastore ha sentito il dovere di far conoscere, attraverso le pagine del suo libro, le storie di fame, di freddo, di nostalgia per la Patria e per la famiglia lontana, e le vicissitudini in campo di battaglia o di prigionia che si nascondevano dietro quei preziosi documenti storici: “Ho compreso che era giunta l’ora di raccontare di quei soldati a me sconosciuti – scrive l’autore nella sua introduzione –, fratelli ideali di mio padre con il quale avevano condiviso, in luoghi e situazioni diverse, le stesse privazioni, la stessa disperazione, le stesse speranze.”
Il libro, già insignito nel dicembre scorso del Premio Speciale Internazionale per i Diritti Umani “Giuseppe Garibaldi” per il nutrito e prezioso lavoro di ricerca e testimonianza storica, contiene le testimonianze di alcuni dei tanti soldati di Adelfia, città in cui l’opera è stata presentata l’1 Giugno presso la Biblioteca “Antonio Cafaro” in occasione delle celebrazioni ufficiali per la Festa della Repubblica.
Un’iniziativa originale che ha raccolto consensi e che è stata seguita da cittadini giunti anche dall’hinterland barese.
Ospiti della serata, oltre l’autore del libro Vitoronzo Pastore, il Consigliere Comunale di Adelfia Antonella Gatti, il Sindaco di Adelfia Vito Antonacci, il Sindaco di Valenzano Luigi Lampignano il Cap. Michele Miulli (11° Battaglione dei Carabinieri Puglia), il dott. Gustavo Delgado (Giornalista Telenorba) ed il dott. Andrea David Quinzi (Giornalista, Ufficio Stampa Mediaset), quest’ultimo noto storico del panorama giornalistico italiano, giunto da Roma per deliziare la platea con i suoi approfondimenti.
La serata è stata impreziosita dal lavoro di equipe delle associazioni Hinterland, Ars,Momart e Pro Loco, del gruppo musicale Ruad, dei talenti artistici dell’Ars, Momart e della cantante lirica Tonia Giove, che hanno saputo coniugare la realtà dell’opera con la fantasia del cinema, della musica e del teatro per rivivere la guerra con gli occhi e le parole di chi l’ha combattuta e non dimenticare i motivi che hanno indotto gli italiani a scegliere per la Repubblica.