Altre ‘vite trucidate’. Per non dimenticare
Per l’accesso libero c’è ancora tempo sino alle 17 di oggi, mentre a partire da lunedì 18 febbraio e fino al 30 marzo sarà necessario prenotarsi (3475905224). Stiamo parlando di ‘Vite trucidate’, la mostra dedicata all’eccidio della Divisione Acqui, (Cefalonia, settembre 1943) e ospitata presso la sede ANSI di Casamassima. Curata da Vitoronzo Pastore Presidente dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci Sezione di Casamassima, l’esposizione mette in mostra numerose corrispondenze di militari italiani internati in Germania all’indomani dell’8 settembre. La mostra è stata inaugurata una settimana fa, in occasione di ‘Voci nell’Oblio della Memoria’, un convegno al quale hanno preso parte studiosi e rappresentanti delle più alte Istituzioni e che, tra l’altro, omaggia la memoria degli ‘Acquini’, gli uomini della divisione Acqui fucilati in massa a Cefalonia nel ’43, questi uomini non abbastanza ricordati che col loro sacrificio e con la loro dignità hanno contribuito, pur silenziosamente, alla rinascita dell’Italia democratica e libera. ‘Vite trucidate’ mette assieme solo una parte dell’immensa documentazione raccolta da Pastore. Documentazione da cui l’inesauribile studioso di Casamassima l’anno scorso aveva tratto spunto per dare alle stampe, ‘Stammlager l’incubo della memoria’, opera poderosa in tre tomi edita recentemente da SUMA. In tanta messe di lettere, cartoline, biglietti, pagine di diario, schede di registrazione, schede di rimpatrio, tessere mediche e comunicazioni della Croce Rossa diventa difficile scegliere qualcosa da sottoporre all’attenzione del lettore. Ma ci proviamo. A pagina 1673 del Tomo III si legge di Giovanni Guareschi, il noto scrittore dalla cui penna uscirono i personaggi di Peppone e Don Camillo. Quando l’Italia firmò l’Armistizio, Guareschi, che si era rifiutato di aderire alla Repubblica Sociale, venne inviato nei campi di prigionia allestiti dai Tedeschi. Durate la prigionia a Sandbostel, in Bassa Sassonia, nello Stalag X B, nell’inverno del 1944, per allietare i compagni di prigionia compose ‘La favola di Natale’ destinata ad essere musicata. E’ la storia di Albertino, un ragazzetto che per la Vigilia ha imparato a memoria una poesia da recitare al padre, ma il pover’uomo è prigioniero di guerra. Albertino allora recita la poesia alla sedia, vuota, su cui in tempo di pace sedeva il padre. A questo punto la finestra si spalanca e i versi si trasformano in un uccellino che prende il volo e abbandona la casa. Allora Albertino decide di andare in cerca del padre insieme a Flick, il suo cane. Insieme attraversano “la terra della Pace” diretti verso la “terra della Guerra” finché non raggiungono la “Foresta degli incontri”. Lì, finalmente, Albertino incontra il padre “che ha viaggiato in sogno per passare una notte speciale insieme al figlio”… Questa favola fu musicata da Arturo Coppola, compagno di prigionia di Guareschi, il quale diresse l’orchestra e il coro dei prigionieri in occasione della rappresentazione che ebbe luogo la sera del 24 dicembre 1944. Racconta Guareschi : “Questa favola io la scrissi rannicchiato nella cuccetta inferiore di un ‘castello’ biposto e sopra la mia testa c’era la fabbrica della melodia. Io mandavo su da Coppola versi di canzone nudi e infreddoliti e Coppola me li rimandava già rivestiti di musica,,, I violinisti non riuscivano a muovere le dita per il gran freddo ; per l’umidità i violini si scollavano, perdevano il manico. Le voci faticavano ad uscire da quella fame vestita di stracci e di freddo. Ma la sera della Vigilia, nella squallida baracca del ‘teatro’, zeppa di gente malinconica io lessi la favola e l’orchestra, il coro e i cantanti la commentarono egregiamente e il ‘rumorista’ diede vita ai passaggi più movimentati”.
Italo Interesse