Aviazione

M.O.V.M. ALI D’ORO SINISI-BALAGNA – Vitoronzo Pastore

M. O V. M. alla Memoria a Vito SINISI e Riccardo BALAGNA

Vito SINISI, maresciallo 3ª classe, nacque il 1° luglio 1907 a Rapicandida (Potenza), era in forza del 131° Gruppo Autonomo della 279ª Squadriglia Aerosiluranti

Riccardo BALAGNA, sergente maggiore marconista, nacque nel 1912 a Pinerolo (Torino). Nel giugno 1940 entrò in guerra col 33° Gruppo da Ricognizione. Passò poi alla specialità aerosiluranti e fu trasferito alla 279ª Squadriglia del 36° Gruppo Autonomo

Nel numero 4 di Ali di Guerra è pubblicato l’articolo “È accaduto a me”: il racconto della drammatica avventura occorsa all’equipaggio di un nostro aerosilurante abbattuto sul mare africano.

Ricordi dell’equipaggio di un aereo motosilurante e di piume controvento

Alla memoria del maresciallo armiere Vito SINISI  e del sergente maggiore marconista Riccardo BALAGNA, caduti in quel fatto d’armi, venne concessa la Medaglia d’Oro al valor Militare.

Prima di riportare le due motivazioni, trascrivo come i due eroi morirono e farlo con le parole del loro coman­dante capitano pilota Bernardini e dell’osser­vatore tenente di vascello Baffigo, stralciando da “Meglio morti che prigionieri” dettato dai due ufficiali, i brani che riguardano i due eroi.

“…Vedo che le ali sono sforacchiate e vi gorgoglia dentro l’acqua. Baffigo mi dice che ci sono due feriti gravi, e anch’esso è ferito ad una gamba. Mi vien da sorridere pensando che la sorte ci tratta ugualmente.

“Balagna, il serg. magg. marconista, ci dice che non gliela fa a muoversi. In tre lo adagiamo sull’ala. Mi sento stanchissimo. Mi ricordo di aver letto di un “S.79” che aveva galleg­giato moltissime ore. Lo dico agli altri mentre dentro di me penso che questo ha le ali troppo bucate. Vedo la porta aprirsi ed il battellino che comincia a gonfiarsi. Mi ricordo che pochi giorni prima l’avevamo provati tutti ed anda­vano bene. Una mano fredda mi stringe il cuore. Se qualche pallottola lo avesse forato! Lo guar­do. È gonfio. Vedo che vi adagiano il mare­sciallo armiere Sinisi. Gli chiedo come sta. Mi fa un cenno con la mano. L’Hurricane volteggia sopra di noi a un centinaio di metri di quota. Penso che le navi inglesi sono molto vicine e forse l’aereo ci sta segnalando. Forse verranno a colpirci. Allora dico a Baffigo che bisogna affondare i codici. Balagna si tiene aggrappato alla mia gamba ferita e mi fa un male terribile. Lo guardo in faccia e non ho il coraggio di dirgli nulla. Certo è ferito grave”.

“…Sono forse passate due ore e Sinisi non si muove quasi più, non un lamento si è la­sciato sfuggire, soltanto qualche volta ha chie­sto da bere. Vuol darci la mano, vuol parlarci ancora, ricorda la moglie e poi s’irrigidisce. Sentiamo tutti l’alito freddo della morte che ci soffia sul viso, muti esterrefatti non possiamo staccare gli occhi dal nostro caro compagno di tante imprese. Egli ormai non è più fra noi, ma siamo certi che ci guarda con i suoi occhi miti e fedeli, lassù con gli altri purissimi eroi che ha raggiunti da poco. Passano così i minuti lunghi come secoli e nessuno di noi ha il corag­gio di rompere il silenzio immenso che ci av­volge.

“Bisogna reagire e raccolte tutte le forze ci accingiamo ad esaudire l’ultimo volere del ca­merata. “Gettatemi in mare” aveva detto. Ed il mare infinito lo ha accolto per riunirlo a tutti gli altri eroi che in esso riposano già. Balagna, quando lo vede galleggiare, gli rivolge il suo ultimo accorato saluto: “Addio, Sinisi”. Nel suo viso contratto dal dolore, nei suoi oc­chi azzurri più del cielo leggo il suo pensiero e lo leggono tutti. Nessuno ha la forza di par­lare, di fare un movimento, siamo impietriti, la morte batte ancora le ali su di noi”.

“ … Ad un tratto vedo due sagome di navi da guerra che si avvicinano lentamente, le addi­to agli altri e le riconosco: sono due caccia­torpediniere inglesi. L’idea della prigionia, mi turbina nel cervello; se ci vedono, è salva la vita ma tutto il resto è perduto. Vedo come un sogno Alessandria, il Cairo, altri luoghi a me noti del­l’Egitto, rivedo alcuni miei cari compagni adesso prigionieri laggiù sulle rive del Nilo, mi raffiguro il sorriso di scherno e di compassione degli ufficiali inglesi che fra poco ci racco­glieranno. Forse avrò conosciuto qualcuno di essi in qualche porto lontano. Fra i piedi ho le fumate colorate per attirare l’attenzione, ma non voglio guardarle; ho l’impressione che debbano scottare. Un’occhiata di Bernardini mi fa capire i suoi pensieri: meglio rimanere qui che mettere piede sulle navi inglesi. Ma c’è Balagna, poveretto, che ha bisogno di cure e per lui questa può essere l’unica salvezza. Mi chino su di lui, gli addito le navi ormai vicinissime e gli faccio com­prendere che se vogliamo, possono salvarci. Attendo la sua risposta col cuore che non batte più: tutto dipende da lui; noi abbiamo rinunciato, ma lui deve decidere. Balagna si alza faticosamente sui gomiti, volge lo sguardo verso il nemico e mi domanda: “Comandante, siete sicuro che siano inglesi? ” Non posso rispondere, le parole non rie­scono a salire alle labbra, con la testa faccio segno di sì. Egli si rimette giù, sta qualche interminabile secondo senza parlare, poi con la voce spenta ma ferma e senza tremito dice: “Preferisco morire qui tra voi che farmi salvare da loro”.

“Le mie stesse lacrime sono negli occhi di tutti, non vediamo nemmeno più le due navi che lentamente si vanno allontanando”.

“…Balagna è sempre nel suo angolo, disteso, ha freddo, è stravolto dal dolore, ma non si lamenta, soltanto chiede un po’ d’acqua”     

“… Una sottile striscia gialla compare verso ponente: è in terra italiana. Ma siamo anche molto vicini alla costa egi­ziana ed il vento ci spinge nuovamente verso di essa.

“Anche Balagna vuol vedere la terra, ma i suoi occhi già non distinguono più, la sua voce è diventata incom­prensibile, le forze lo hanno abbandonato. Per la seconda volta sentiamo l’alito ella morte che ci sovrasta e che ci priva di un altro puro eroe”.

Nell’albo delle Medaglie d’Oro degli aviatori sono state aggiunte queste due motivazioni:

Maresciallo Armiere Vito SINISI:

Maresciallo armiere di provata capacità ed ardimento, volontariamente partecipava ad una rischiosa azione di aerosiluramento contro unità navali nemiche. Durante la missione, svoltasi sotto l’infuriare di una violentissima rea­zione contraerea, manteneva contegno calmo e sereno. At­taccato dalla caccia, rispondeva con la propria arma alla offesa nemica, fino a quando una raffica lo abbatteva mor­talmente ferito. Costretto il velivolo ad ammarare, veniva accolto sul battellino di salvataggio. Con le carni straziate dal piombo nemico, sopportava con stoica fermezza il tor­mento di una lunga permanenza in mare, senza un lamento, solo timoroso di essere di impaccio ai camerati col proprio corpo ormai inutile. Sentendosi prossimo alla fine, rivol­geva ai compagni parole di saluto per la Patria e per la sua famiglia, pregando di essere, dopo la morte, gettato in mare. Quindi spirava con la nobile serenità dei più puri eroi italici.

Cielo del Mediterraneo Orientale, 24 giugno 1941

Sergente maggiore Marconista Riccardo BALAGNA:

Marconista abilissimo, di provato ardimento, sempre primo in ogni impresa ed in ogni rischio, partecipava volon­tariamente ad una audace azione di aerosiluramento con­tro unità navali nemiche. Durante l’attacco svoltosi sotto l’infuriare della violentissima reazione, sebbene colpito dalle raffiche della caccia nemica, non abbandonava l’arma e in un supremo sforzo di volontà cooperava ancora alla di­fesa del velivolo, ma una seconda raffica lo abbatteva sul­l’arma. Costretto il velivolo ad ammarare, veniva accolto sul battellino di salvataggio e sul fondo di quello, che male teneva il mare, sopportava stoicamente il dolore delle carni martoriate, senza una parola di lamento, incoraggiando anzi i propri compagni a resistere alla durissima prova. Nelle ore della notte, atroci per il freddo e le sofferenze, non abbandonava la propria forza d’animo benché le sue condi­zioni si aggravassero. Quando già la terra era in vista, dopo aver affermato che avrebbe ripetuto volentieri una simile azione qualora si fosse salvato, spirava serenamente e dopo aver salutato la Patria in armi ed i compagni, trasvolava nel cielo degli eroi.

Cielo del Mediterraneo Orientale, 24 giugno 1941

Tratto da “ALI DI GUERRA” n. 16, pubblicato il 25 gennaio 1942

TENENTE PILOTA LIVIO BASSI M.O.V.M. – Vitoronzo Pastore

CAPITANO PILOTA ARMANDO BOETTO M.O.V.M. – Vitoronzo Pastore

 

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