Introduzione “Dietro il filo spinato”
La memoria è una eredità e un ponte verso il futuro. Ricordare il passato ci aiuta a comprendere meglio il presente e ad evitare gli errori già fatti. Infatti George Santayana, un filosofo spagnolo della prima metà del ‘900 affermò: “Chi non ricorda il passato è condannato a riviverlo”.
Circa trenta anni fa, quando mi capitò tra le mani una cartolina della “Posta Militare” della Seconda Guerra Mondiale, nel timbro, accanto alla data, non era indicatala località di partenza. Chissà da quale fronte era stata spedita: dall’Africa, dai Balcani, dalla Russia? Ne parlai con il mio amico Angelo Racanati di Cerignola (Foggia), immigrato come me a Milano, mi regalò un libro: “La Posta Militare Italiana nella Seconda Guerra Mondiale” di B. Cadioli e A. Cecchi. Leggendolo imparai molte cose sulla posta militare e mi appassionai.
Iniziai così a frequentare mercatini, mostre econvegni, cercando ed acquistando lettere e cartoline militari del tempo di guerra. Anno dopo anno, spulciando tra una bancarella e l’altra, tra scatole piene di vecchi documenti, foto ingiallite e carte logorate dal tempo, oltre alla posta ho raccolto anche schede e documenti dell’epoca, accumulando una grossa mole di testimonianze sugli anni drammatici della Seconda Guerra Mondiale.
In mezzo agli altri spiccava, malinconico e pieno di umanità, il fascicolo in cui avevo raccolto i documenti riguardanti i prigionieri di guerra. Esaminando quei documenti ripensavo a mio padre, a quando la famiglia si radunava a tavola, accanto al camino, intorno alla polenta di fave bianche accompagnata da olive e peperoni fritti, bevendo un vino campagnolo che sgorgava dalla brocca di terracotta, “ù zul”. Allora, ricordando con amarezza, papà ci raccontava i suoi ricordi della guerra, i posti in cui era stato, la vita militare e, soprattutto, il cupo periodo della prigionia.
A distanza di molti anni ho riflettuto sulle cento, mille storie, simili alla sua, che trapelavano dalle carte che avevo raccolto. Storie di sofferenza, di fame, di freddo, di nostalgia per la Patria e la famiglia lontane. Ho compreso che era giunta l’ora di raccontare le storie di quei soldati a me sconosciuti ma fratelli ideali di mio padre, con il quale essi avevano condiviso, in luoghi e situazioni diverse, le stesse privazioni, la stessa disperazione, le stesse speranze. Così è nata l’idea di scrivere questo libro. Ho iniziato a selezionare i documenti, a suddividerli, a catalogarli, con l’obiettivo di accostare sempre alla voce viva delle lettere, la testimonianza fredda e razionale dei documenti, in cui la vita di un uomo si riduce ad un numero, ad una data, ad una causa di decesso. Ho cercato di restituire, attraverso quelle carte corrose dal tempo, il volto e l’anima di quegli uomini che le scelte irresponsabili di un governo e di una classe dirigente portarono dietro le sbarre ed il filo spinato, precipitando l’Italia in una immane catastrofe. Non sono né uno storico né uno scrittore, ed il mio non è che un modesto contributo alla storia, un’insieme di spontaneità e di pragmatismo senza pretese letterarie. Una raccolta di documenti e di immagini che raccontano fatti realmente accaduti, tragedie vissute.
Ringrazio tutti coloro che, con i loro consigli e la loro disponibilità, mi hanno aiutato a scrivere questo libro, e ringrazio di cuore tutti coloro che avranno la bontà di leggerlo sapendo che il ricavato della vendita sarà devoluto in beneficenza.
Il Ricavato sarà devoluto all’ANGSA Puglia Onlus (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici)
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