I.M.I. Internati Militari Italiani

INTERNATO MILITARE 2° CAPO R.T. CIRILLO ROSATI – Vitoronzo Pastore

RELAZIONE del 2° Capo R.T. Cirillo ROSATI

Sono nato il 19 febbraio 1917 a Gualtieri (Reggio Emilia), dall’8 settembre 1943 al 30 agosto 1945 mi è successo quanto segue:

Mi trovavo imbarcato sul R.C.T. “Antonio Pigafetta”, e saputa alle ore 20,00 dell’8 settembre la notizia dell’armistizio, mi recai alla casermetta sommergibili di Fiume dove tutto l’equipaggio era alloggiato perché il Pigafetta si trovava in Arsenale da circa tre mesi per grandi lavori. Gli ordini cominciarono ad essere un pochino confusi; chi voleva andare via per recarsi a casa, chi attendeva ordini più precisi. Infatti, il giorno appresso il comandante capitano di corvetta BARICH, ordinò il nostro imbarco sulla cisterna “Quarnarolo” in partenza per Bari e alle ore 21,00 in contrordine ci fece sostare in casermetta per imbarcarci il giorno successivo sul piroscafo “Leopardi”.

Partimmo da Fiume il giorno 10 alle ore 22,00, con a bordo gran parte dell’equipaggio del Pigafetta e di altre due torpediniere e circa un migliaio di soldati che, saputo che il piroscafo era diretto a Bari, vollero imbarcarsi. Navigammo tutta la notte indisturbati, al mattino dell’11.9 vennero avvistate due motosiluranti, in un primo momento a me di nazionalità sconosciute, le quali intimarono per mezzo lampadina il fermo delle macchine; ci fermammo, una delle due si avvicinò, ci domandò la destinazione alla quale rispose il comandante: Bari. Successivamente ci ordinarono che tutte le armi esistenti a bordo fossero gettate in mare. Ubbidimmo all’ordine del nostro comandante, salirono a bordo una decina di tedeschi che subito presero posizione sulle diverse piazzole del piroscafo; come ostaggi furono presi il comandante e il comandante in seconda e imbarcati sulla motosilurante. Invertimmo la rotta e arrivammo verso il tramonto in vista di Venezia.

Qui avvistammo il C. T. “Espero”, che secondo il nostro pensare, tentava di uscire dal porto per fuggire alla cattura tedesca. Vedemmo la motosilurante aumentare la velocità e nascondersi dietro un piroscafo in porto, ancorato. Pensammo che molto probabilmente vi sarebbe stata lotta tra l’Espero e la motosilurante qualora tutte e due si fossero avvistate. Ma un ordine, non so da chi provenisse, ci mise in guardia che qualora l’Espero avesse avuto la meglio, avremmo disarmato i tedeschi a bordo e avremmo seguito l’Espero. Il destino ci è stato avverso, l’Espero non ha visto la motosilurante e quando fu all’altezza di questa fu colpito con un siluro in pieno che in pochi secondi lo calò a picco.

Rimanemmo in attesa di sbarco per due giorni, in massa mandati a Mestre, imbarcati sul treno e avviati in Germania. Arrivati a Fallingbostel il 18.9.43; a tutti gli inviti e ai maltrattamenti, rimasi fermo nel mio proposito di non mai più collaborare coi tedeschi, né andare con la repubblica, la quale giornalmente mandava i suoi messi a propagare i vantaggi che da esso avremmo avuto, né come lavoratore perché eravamo stati avvisati che i sottufficiali a loro facoltà avrebbero potuto o no recarsi al lavoro. Rimanemmo in circa 350 presi e messi in apposito campo, forzatamente ci fecero lavorare ugualmente nell’interno e a pochi km dal campo, inutile parlare del trattamento già da tutto il mondo conosciuto. Rimasi a Fallingbostel, sino al 31 gennaio in cui giunse l’ordine che anche tutti i sottufficiali erano obbligati al lavoro, fui il primo ad essere messo in movimento, ciò venne causato da un marinaio che funzionava da interprete (al quale ho già fatto il relativo rapporto), venni inviato al campo di punizione “CADIEF” dal quale dopo due giorni fui tolto e mandato al comando 6208 di EHRA-LESSIEN, dove rimasi fino al 2 aprile, giorno in cui arrivarono le truppe americane.

Vagai da un paese all’altro per circa due mesi, dopo di che entrai al Campo di concentramento n. 414 di HALDERN. Partii per il rimpatrio il giorno 21 agosto e giunsi alla Casa del Reduce a Parma il giorno 30.8.45.

Durante il periodo di prigionia non ho subito interrogatori dal nemico su cose relative al servizio militare. Il vitto durante la permanenza a Fallingbostel , era composto:

  • Un litro di Zuppa (rape e carote, cinque patate, duecento grammi di pane, dieci grammi di burro o marmellata);
  • al campo di Ehra-Lessien, venne migliorato con l’aumento del pane a circa 4000 grammi e della zuppa meglio confezionata, più densa, alloggio pessimo, cento uomini per baracca in castelli a cinque piani.

Nessuna competenza sino al passaggio a libero lavoratore, dopo di che 0,63 pfenning all’ora. Vigilato a  Fallingbostel da soldati con baionetta in canna e fitti reticolati, a Ehra-Lessien, libero durante il giorno con appello serale. Solo dopo sei mesi ebbi la possibilità di dare notizie a casa, con la quale sono rimasto in corrispondenza sino all’agosto del 1944, dopo di che nessuna altra notizia ho potuto dare o avere, avendo durante questo periodo una decina di pacchi dai miei famigliari. Passai libero lavoratore il 10.9.1944. Ho percepito dal Comune di Torrile la somma di L.2.000, quale premio ai reduci del Comune.

INTERNATO MILITARE MARO’ GIOVANNI MARSILI – Vitoronzo Pastore

To Top

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi