Stammlager VI C
Lo Stalag VI C era situato a Bathorn, 6 km a ovest del villaggio Oberlangen in Emdland-Emsland, nel nord-ovest della Germania. Nella zona, scarsamente popolata e paludosa, nel 1933 venne costruito un penitenziario penale per prigionieri politici, per i comunisti tedeschi e, nel tempo le altre categorie di “indesiderabili”.
Nel settembre 1939 venne rilevato dai militari, i prigionieri politici furono trasferiti altrove e trasformarono il penitenziario in campo per Prigionieri di Guerra denominato Stalag VI C, uno dei nove campi della Regione dell’Emsland. All’inizio lo Stalag era amministrato dallo Stalag VI B di Versen; col tempo divenne il più grande di un gruppo di campi situati a Alexisdorf, Dalum, Groß-Fullen, Groß-Hesepe, Neu-Versen, Wesuwe, Wietmarschen e Oberlagen, tutti insieme fecero parte del complesso Stalag VI-C/Z dal 13 maggio 1942, con sede a Bathorn.
Nel giugno del 1940 arrivarono circa 1.400 ufficiali polacchi, catturati durante l’invasione della Polonia nel settembre 1939. In preparazione dell’Operazione Barbarossa, nell’aprile 1941, gli ufficiali polacchi furono trasferiti negli Oflags. Dal maggio 1940, con la campagna occidentale arrivarono i primi militari francesi e belgi, seguiti dai militari jugoslavi e, infine i sovietici.
Tra l’autunno del 1941 e la fine della guerra furono stimati circa 8.500-11.000 Francesi, nell’autunno del 1942 ne vennero registrati circa 18.000 e circa 1.500 Belgi.
La più grande prigione di massa avvenuta durante la guerra fu per i militari dell’Armata Russa. Il loro numero fu oggetto delle più grandi fluttuazioni. Diverse motivazioni ebbero riflesso sulle condizioni di vita di essi. Dopo quasi 14.000 prima dell’inverno 1941-1942, ne rimasero vivi solo 2.200, le condizioni erano terribili; la fame, le epidemie e i maltrattamenti di ogni genere furono le maggiori cause di mortalità. I morti vennero sepolti in fosse comuni a circa 1 km a nord dello Stalag.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 tra Italia e gli Alleati, numerosi militari dell’Esercito Italiano arrivarono in gruppo. Il 1° ottobre 1943 risultarono registrati oltre 11.000. Anche loro provarono il pessimo trattamento, in base al quale vi furono molti morti. La drammatica situazione migliorò nell’agosto 1944; molti vennero trasferiti nei circostanti campi di lavoro agricolo, migliorarono le loro posizioni, altrimenti la mortalità sarebbe stata di gran lunga superiore.
Il 5 aprile 1945, lo Stalag VI C Bathorn venne liberato dalle unità canadesi.
Nel settembre del 1943, il sottocampo Wesuwe venne trasformato in Oflag VI G; arrivarono circa 5.000 ufficiali italiani. Un anno dopo, nell’agosto 1944, gli ufficiali italiani vennero riclassificati come Internati lavoratori civili, obbligati e trasferiti nei campi di lavoro.
Dopo la caduta della rivolta di Varsavia, parti del complesso dello Stalag furono separati dal resto e, nel novembre , cominciarono a ricevere soldatesse polacche e sottufficiali dello Stalag XI B di Fallingbostel e di altri campi. Complessivamente il campo femminile ospitò 1.721 donne. La Croce Rossa Internazionale venne avvisata che lo Stalag era chiuso e non fu a conoscenza delle prigioniere polacche, il campo venne finalmente liberato il 12 aprile 1945 dalla 1ª Divisione Corazzata Polacca. A quel tempo, dietro il filo spinato vi erano 1.728 donne.
Prigioniere Polacche
Cartolina postale del Comitè International de la Croix Rouge – Agence Centrale des Prisionniers des Guerre (Suisse), notizia di internamento del soldato Paolo CAMPI allo Stalag VI C, matricola 61866, campo di lavoro 1645J, inoltrata per Catalbellotta (Agrigento)
Cartolina manoscritta il 14.11.43 da Silvio PRINA, matricola 98166, inoltrata il 20.11.43 per Pettinengo (Vercelli, ora Biella)
Cara mamma e tutti, avendo possibilità di darvi mie notizie, vi assicuro che sto bene, mi trovo in Germania e lavoro in un stabilimento in qualità tessitore, perciò non pensate male di me, il mio solo e unico desiderio è quello di abbracciarvi presto. Spero che stiate tutti bene, mentre unisco saluti e abbracci ricordandovi sempre vi bacio, vostro figlio Silvio, addio a tutti.
Manoscritta il 14.11.43 da Antonio COMOLI, matricola 94713, inoltrata il 20.11.43 per Molinetto-Omegna (Novara, ora Verbania)
Carissima moglie, non pensare male di me, godo buona salute e mi trovo bene in una fabbrica di tessitura e lavorando mi danno da mangiare e dormire abbastanza bene. piuttosto quando mi rispondi con la stessa metà della medesima cartolina, fammi sapere come state, quanto te e la nostra piccola e di tutti in famiglia, spero che non sia successo niente e che stiate tutti bene. vi abbraccio e vi bacio tanto, sempre vi penso e vi amo, tuo marito e papà. Mi trovo con i fratelli BARBERIS e CARMAGNOLA, Antonio.
Manoscritta il 15.11.43 da Camillo PALMIERI, matricola 57930, campo di lavoro 3646, inoltrata il 20.11.43 per Casabona (Catanzaro)
Amatissima sposa, dopo lungo tempo vengo a darti, fino a questo momento, il mio buono stato di salute. Mi auguro che questa mia ti giunga presto augurandomi che stai bene, come spero che sia così a tutti in famiglia. Saluti alla nostra madre e a te baci uniti ai nostri figli, per sempre indimenticabile tuo Camillo.
Manoscritta il 20.12.44 da Domenico REDAMANTE, matricola 84926, inoltrata il 15.1.45 per Motta dei Conti (Vercelli) timbro di arrivo il 17.3.45
Scrivo alla cara famiglia per dirgli che manca pochi giorni al Santo Natale, ringrazio Dio che ho potuto fare la Santa Comunione. Cari miei, se mi mandate ancora pacchi, inviatelo con questo modulo legata a questa mia con indirizzo cambiato. Vi bacio tutti, vostro Domenico.
Biglietto manoscritto il 28.8.44 da Ottorino FERRI, matricola 85763, matricola 3473, inoltrata il 6.9.44 per Monzambano (Mantova), timbro di arrivo il 15.9.44
Carissima moglie e famigliari, non so il motivo perché ritarda così tanto ricevere vostre notizie. È successo qualcosa? Il ritardo mi dà molto da pensare! Giuseppe ha scritto? Qui giunge posta di coloro che erano con Giuseppe. Di pacchi ne avete spediti ancora? Speriamo che tutto questo melodramma finisca. Vi abbraccio e vi bacio tutti da colui che non dimentica, vostro Ottorino.
Biglietto manoscritto il 10.2.44 dal sottotenente Guido VIAZZO, matricola 108160, inoltrato il 23.2.44 per Villata (Vercelli), timbro di arrivo il 13.3.44
Carissimi, spero che abbiate ricevuto le mie due precedenti; io sto bene come spero di voi tutti; non ho altro pensiero che quello di voi e il desiderio di ricevere vostre notizie e dai parenti. Inviatemi l’indirizzo di Gaudenzio, il mio è quello che leggete. A parte vi ho spedito un bollettino per pacco postale. Il pacco di 5 kg massimo deve essere solidamente confezionato; ci vorranno molti giorni prima che arrivi, per cui non mettete dentro cibi freschi, ma solo qualche scatoletta di carne e sardine. Quello che vi raccomando è il tabacco, sigari e sigarette di poco prezzo, una pipa. Provate a mettere una piccola torta, di quelle basse e due di quelle che la mamma sa che piacciono a me. Dentro il pacco mettete un foglio col mio indirizzo ben chiaro, fuori sul pacco incollate il bollettino che vi spedisco oggi allegato il quale ho già scritto io il mio indirizzo. Se vi sarà possibile mettete dentro un po’ di zucchero e due vasetti di condimento. Nonostante i disagi patiti finora non ho avuto malattie. Spero di ritornare ancora in gamba e di vedervi tutti sani e salvi. Scrivete alla famiglia Santambrogio, via Farini 5, Milano, chiedendo notizie di Luigi dando e il mio indirizzo perché io sappia qualche cosa. Scrivete a Crotti Costantino, viale Montenero 50, Milano inviando il mio indirizzo. Ho scritto a Gianni. Tanti saluti cari ai parenti e a voi tutti un caro abbraccio, Guido.
Biglietto manoscritto dal tenente Cappellano Giovanni SARTOR, matricola 108138, campo di lavoro di Versen, inoltrato il 1.2.44 per Musano (Treviso)
Miei cari, sono ancora vivo e sano. Ho scritto da Atene a Mantova, vi avranno avvertito. Da Samo (isola dell’Egeo) sono quassù. Sono in capanna con stufa, nebbia densa fuori, stamane grandinava. Non soffro, mangio sufficientemente, però preparate pane, biscotti e formaggio, presto vi scriverò con un allegato che è modulistica per inviare pacco. Viaggio lungo ma discreto. Spero stiate tutti bene e vederci presto. Coraggio che presto finirà tutto, avvertite il Priore di Mantova che sono dove è riportato in indirizzo. Voi rispondetemi con l’altro mezzo foglio. Penso spesso a voi. Adriano dov’è? Celebro qualche volta, non ho più l’occorrente per barba, né occhiali. Qui siamo 17 cappellani. Pregate per me. Vi bacio e vi abbraccio tutti. salutate tutti, salutate padre Francesco, Giovanni.
INTERNATI MILITARI ITALIANI NELLO STALAG VI A – Vitoronzo Pastore