Valore di un santino in guerra
Sul mercato del collezionismo i santini prodotti in Italia tra le due guerre sono quelli più quotati. Tecnicamente sono i meno preziosi, giacché il ripiego su carta scadente e soluzioni di stampa sempre più economiche portò a figurine monocromatiche, di color seppia o ardesia. In girò ce n’è pochissimi di questi esemplari, benché ne sia stato stampato un numero enorme, Che fine possono aver fatto? E’ presto detto : ‘dispersi’ sul fronte di guerra. Non c’era soldato, marinaio o aviatore che non avesse addosso almeno un santino. Si usava incollarli all’interno degli elmetti, custodirli nei taschini della divisa, attaccarli sulla pelle con qualche resina. Fatalmente, data la vitaccia che si può fare in guerra, queste figurine finivano col deteriorarsi o con l’andare smarrite, sicché bisognava rinnovarle frequentemente. A dispensarle erano i cappellani e le suore che operavano negli ospedali militari. In alternativa provvedevano le famiglie infilandole nelle missive spedite ai loro cari al fronte. Non è irragionevole pensare ad un paio di milioni di santini non siano più tornati indietro. Chissà che qualcuno di quelli non sia ancora in giro… Il sospetto ce lo ha fatto venire un passo delle memorie di Mauro Colamartino, un marinaio biscegliese che, catturato dai tedeschi all’indomani dell’8 settembre, conobbe l’incubo dei campi di lavoro tedeschi (la memoria è stata raccolta da Vitoronzo Pastore ed inserita nel suo ‘Stammlager, l’incubo della memoria – tomo II’(Suma Editore – novembre 2017). Colamartino, racconta del suo viaggio da Durazzo allo Stalag 1A alla periferia di Danzica : “Dire oggi come questo viaggio sia proseguito dalla partenza da Durazzo non è facile : nessuna assistenza, niente cibo se non quello che avevo potuto racimolare durante il viaggio e alle pochissime fermate, dove raramente s’incontrava gente con cui barattare sigarette per il pane. Un ricordo curioso e significativo! Durante il transito in Bulgaria e poi in Romania racimolai pane in cambio di figurine di Santi che la povera mamma accludeva in ogni lettera e che io regolarmente conservavo come un pezzettino di casa. Non previdi certo quanto utili e vantaggiose mi sarebbero state per il fatto di farmi sopravvivere al lungo e disagiato viaggio”. Cose incredibili. Nei giorni più bui della storia dell’umanità gente si è privata del pane in cambio di una figuretta della Vergine, di Cristo risorto, di San Nicola, invece che in cambio di denaro, oro, gioie, medicinali… Questa ‘fame’ di fede è significativa. Nell’apoteosi dell’orrore e alla desolazione, valori come l’amore e la solidarietà diventano come l’erba ‘cattiva’ : Non muoiono mai. Valore di un santino in guerra.
Italo Interesse