Stammlager 307
La Fortezza della Morte
Lo Stalag 307 fu il più grande campo di prigionia situato nella Fortezza di Deblin. Da luglio 1941 alla fine del 1943 vennero internati circa 200.000 prigionieri. La maggior parte di loro furono spazzati via morti per fame o per epidemie diffuse. Il 307 divenne operativo dall’autunno 1941, denominato “Sterminio per Prigionieri di Guerra”, per i sopravvissuti fu vero inferno sulla terra. Dopo l’aggressione tedesca all’Unione Sovietica nel giugno 1941, i nazisti trasformarono Dęblińska, roccaforte del più grande campo di prigionia, soprattutto per i soldati sovietici.
Dal mese di luglio 1941 incominciarono ad arrivare soldati dell’Armata Rossa. In un solo convoglio arrivarono, stipati, circa 5.000 prigionieri, non soltanto russi, ma anche polacchi che vivevano nel territorio orientale della Polonia, molti di loro, dopo l’invasione della Polonia, si arruolarono nell’Esercito dell’Unione Sovietica. Inizialmente, ogni prigioniero venne schedato con le proprie generalità di base e con impronte digitali. Furono procedure osservate durante il primo periodo, con il tempo, a causa del flusso sempre crescente di prigionieri, le formalità si ridussero al minimo fino al nulla.
Per i Sovietici fu una tragedia inimmaginabile; grande parte di loro morì a causa delle cattive condizioni atmosferiche. Migliaia morirono di tifo. I Tedeschi proibirono ai civili la consegna di cibo ai prigionieri condannandoli a morte per fame. In molti casi, quando i prigionieri non potevano marciare a causa della fame o per esaurimento, venivano fucilati sul posto di fronte alla popolazione terrorizzata. I diavoli dalle sembianze umane non consegnarono agli spettatori neanche gli strumenti per poter scavare fosse per seppellirli.
Le condizioni nello Stalag furono incredibilmente disumane. Man mano che arrivarono i convogli i reclusi vennero obbligati a stare inquadrati nella grande piazza della fortezza senza alcun riparo dal freddo, dalla pioggia e dalla neve. L’unico cibo che ricevettero fu pane fatto da una farina di legno, paglia ed erba. La fame era così grande che il cannibalismo divenne diffuso. Il fegato era la parte più facile da estrarre fuori dai cadaveri.
(Cfr Angelica Orecchio nel n. School 3 in Deblin Fonte: Www.nid.pl)
Iniezioni di veleno
I prigionieri vennero sfruttati come manodopera a basso costo per lavorare sull’espansione delle strade, argini sul fiume Vistola e sulla rete ferroviaria. La fame, la stanchezza e il tifo epidemico furono le cause dell’alto tasso di mortalità tra i detenuti, soprattutto nell’inverno 1941-1942. Una parte dei prigionieri malati e feriti venne collocata nel forte Balonna che funzionava come ospedale. I prigionieri vennero uccisi con un’iniezione letale di veleno e sepolti in fosse, alla profondità di 3 metri. Succedeva anche che qualcuno dei prigionieri addetti agli scavi moriva di sfinimento durante il lavoro e lasciato sul posto. Probabilmente, ancora oggi, presso l’ex ospedale e la zona circostante sono presenti fosse comuni sconosciute.
Non si sa quanti prigionieri dello Stalag 307 sopravvissero. Solo pochi furono trasferiti ai lavori forzati nel Terzo Reich. La maggioranza, vale a dire, quasi 90.000 rimasero in Deblin per sempre, furono sepolti vicino alle mura della fortezza alle porte di Varsavia. È considerato la più grande fossa comune in Europa! Altri luoghi di sepoltura furono al forte Balonna, ai cimiteri di guerra internazionale di Balonna e di Deblin, così come altri Fort della zona. Sono note 8 tombe di massa di prigionieri di guerra sovietici: quattro pozzi vicino alle mura della fortezza, tre fosse comuni nella zona Balonnej e una fossa comune nel cimitero di Balonna. Le tombe di prigionieri italiani si trovano nella Cittadella, nel Forte Balonna Głusiec. Un gran numero fu sepolto nelle fosse comuni dei prigionieri sovietici. Fino ad oggi, però, non sono state scoperte singole fosse comuni di prigionieri italiani; inoltre, non state cercate le tombe dei soldati in Zajezierze.
Nel 1947 una Commissione Speciale della Polizia si Stato sovietica effettuò un’indagine sui crimini commessi dai Tedeschi nei confronti dei prigionieri sovietici nello Stalag 307. Sulla base delle testimonianze i risultati del rapporto si stabilì che nello stesso, circa 120.000-150.000 prigionieri morirono a causa della fame, per il freddo, per la mancanza di servizi igienico-sanitari, per epidemie, maltrattamenti disumani e fucilazioni nel biennio 1941-1942.
(Cfr Lukaszkiewicz Z. “Lo sterminio dei prigionieri di guerra sovietici nei campi in terra polacca”, 1949)
Gli Internati Italiani nella fortezza di Dęblin
Dopo l’8 settembre 1943, soldati Italiani furono deportati nei campi di concentramento, tra cui anche la Fortezza di Deblin.
Nel 1944 lo Stalag 307 venne rinominato Oflag 77, nella Fortezza arrivarono migliaia di ufficiali italiani, dalla Francia, dall’Italia, dai Balcani. Complessivamente furono circa 16.000, la maggior parte erano Alpini, Artiglieri e Bersaglieri. Coloro che rifiutarono la collaborazione con i Tedeschi furono trasferiti in altri tre campi: la Cittadella, il Forte Głusiec (Airlager) e campo Balonna.
Inizialmente, i nazisti trattarono gli Italiani meglio dei prigionieri di guerra sovietici. La situazione si deteriorò con il cambiamento delle strategie negative sui fronti. Ai nostri si diffusero malattie infettive. Ai Forti Balonnej e Głusiec potrebbero ancora oggi esistere fosse comuni di prigionieri italiani. Secondo prudenti stime, in vari luoghi della Fortezza Dęblin vi sono sepolti circa 6.000 uomini.
La decisione tedesca di liquidare l’Oflag 77 avvenne nel mese di marzo 1944 per la situazione sul fronte orientale. I prigionieri furono avviati verso altri Stalag situati in Germania, alcuni allo Stalag VI C di Oberlangen. I ricordi dei veterani italiani e anglosassoni e della stampa Polacca riferirono che l’Oflag 77 fu lo sterminio dei prigionieri italiani, di sicuro avvenuto a Wolsztyn, a Żelichowie o Lviv e a Deblin.
Recentemente è apparsa la pubblicazione del libro di Tadeusz Care “Fortezza di morte – Stalag 307”. È la prima pubblicazione completa sullo Stalag 307, campo di sterminio. In Unione Sovietica e nella Repubblica Popolare Polacca, anche dopo il cambiamento del sistema politico in questi paesi, lo Stalag 307 è sconosciuto al pubblico.
Tadeusz rompe il silenzio su questo doloroso tema. Nel suo libro pubblica e presenta fatti storici, le prove e 104 immagini fotografiche, disegni e stampe dell’epoca. La sua pubblicazione ha contribuito a raccogliere fondi e gli attivisti della Società degli Amici di Deblin e gli storici dell’Istituto della Memoria Nazionale di Varsavia si adoperano per la costruzione di un monumento in memoria delle vittime dei prigionieri di guerra sovietici e italiani.
Cartolina postale dello Stalag 307, dislocato a Deblin-Irena (Polonia), manoscritta il 4.1.44 dal sottotenente Umberto TURCHET, matricola 43813, inoltrata l’11.1.44 per Treviso
Cartolina postale dello Stalag 307, manoscritta il 9.11.43 da Olindo DE NARDI , matricola 63314, inoltrata il 15.11.43 per Castelfranco Veneto (Treviso)
Miei carissimi, sto bene, sono prigioniero dei tedeschi, non preoccupatevi di me. Mi trovo a disagio col vestiario. Ho perso il mio corredo. Dove mi trovo fa molto freddo, però sono bene al coperto e il trattamento è buono. Vorrei vostre notizie. Dal 10 agosto non so niente di voi, baci a tutti, Olindo.
Cartolina postale dello Stalag 307, manoscritta il 4.1.44 dal capitano Antonio BONAN, matricola 5933-IA, blocco VI, inoltrata l’11.1.44 per Casale sul Sile (Treviso)
Mia salute buona, così Edo, ricevuto vostri scritti che mi hanno confortato. Aspetto ancora un pacco. Prevedo fra non molto mio trasferimento in altro campo. State tranquilli sul mio conto. Spero che i figlioli siano buoni e studiosi. Salutante tanto i parenti di Edo. Ricevuto saluti Antonietta tramite famiglia tenente Alberti. Capitano Bevilacqua non è con me. Abbiate tanti e tanti baci dal vostro Toni.
Cartolina postale dello Stalag 307, manoscritta il 30.11.43 dal tenente Salvatore TOSCHI, matricola 18337, inoltrata l’8.12.43 per Treviso
Biglietto postale dello Stalag 307, manoscritto dal sottotenente Antonio FABRIS, matricola 6663, blocco 1°, inoltrato il 29.1.44 per Asolo (Treviso)
Carissimi, finalmente ho ricevuto i primi due pacchi, con che soddisfazione potete immaginarlo; va tutto bene, specie la marmellata e i biscotti, mettete sempre un po’ di sigarette e se lo trovate del latte condensato il polvere. L’imballaggio però dovete farlo più solido; il secondo pacco era un po’ malandato e per conservare bene la roba avvolgetela con del cellofane, a Padova se ne trova, altrimenti l’umidità può deteriorarla dato il viaggio molto lungo. Il primo pacco l’ho avuto sei giorni fa ed oggi è il 20 gennaio. Qui freddo forte non si è ancora avuto, spesso nevica e gela. Di parte vostra finora ho ricevuto due vostre dalla Croce Rossa e due cartoline di risposta, alla mia ultima riguarda quanto vi esposi sulla mia situazione. Qui nessuna novità, sempre uguale giorno dopo giorno sperando in Dio. Spero di ricevere una lettera risposta. Di conoscenti qui ho avuto solo Mariano Rossi e il maggiore Benacchio. Sto bene, abbracci cari, Toni.
Cartolina postale di risposta per lo Stalag 307, inoltrata il 20.12.43 dall’Ufficio postale di Ponte di Piave (Treviso), per il sottotenente Ivo SUTTO, matricola 23239, 3° blocco
Caro Ivo, rispondo subito a questa tua in data 26.11 Godiamo nel sentirti bene, che hai con te tutti gli indumenti e che sei pure con Cesco e Caberlitto. Ti abbiamo sempre risposto e spedito due primi pacchi, appena riceviamo altri moduli te li spediremo, auguri per il Santo Natale, baci da papà e mamma.
Cartolina postale di risposta per lo Stalag 307, inoltrata il 26.12.43 dall’Ufficio postale di Nervesa della Battaglia (Treviso) per il tenente Vittorio GIACOMIN, matricola 6254, blocco 11
Mio carissimo Vittorio, sono mortificata sentendoti privo di nostre notizie, e più ancora del pacco spedito l’11.11. Come ti scrissi, c’è stato un periodo di sospensione per la spedizione pacchi. Il 21.12 ne ho inviato un altro. andrò a Treviso a informarmi presso la Croce Rossa, se possibile inviartene. Stipendio pagatomi dal Distretto Militare: 994 lire. Ho intenzione fare nuove pratiche per aggiunta famiglia. Tescari domanda di te. Dal 18 sono stabile a Nervesa, sto sistemando la roba. Piena di speranza, ti abbracciano da casa mia e tua, ti abbraccio, tua Jolanda.
Cartolina postale di risposta per lo Stalag 307, inoltrata il 21.1.44 dall’Ufficio postale di Caorso (Piacenza), per l’artigliere Alcide RONCONI, matricola 114794
Caro, rispondo alla tua in data 1° c.m., contenti sapendoti sempre bene, così è al presente di noi e parenti. Speriamo in un presto rivederci, desideriamo sapere se ricevi posta e qualche pacco, bacioni e abbracci, Rina.