Stammlager XX A
Lo Stalag XXA (chiamato anche 357 nella prima parte della guerra) era situato a Torun (Thorn) in Polonia, dove c’era una serie di fortezze difensive. Lo Stalag iniziò la sua attività alla fine del 1939 con prigionieri di guerra polacchi detenuti nei Forti IX e X, trasformate in prigioni. La sede dello Stalag fu a Fort XVII fino alla metà del 1940 e trasferita poi a Fort XII con lo staff e il comando dello Stalag XX A.
In altri forti furono internati i prigionieri: a Forte XI col nome di Stefana Batorego, a Fort XII col nome di Wladyslawa Jagielty, a Fort XIII denominato Karola Kniaziewicz internati con gli Inglesi, il Fort XIV divenne ospedale col nome di Jozefa Dwernickiego, il Fort XV dedicato a Jaroslwaw Dabrowskiego vennero rinchiusi prigionieri francesi; mentre Fort XVI, denominato Kolejowy, e Fort XVII col nome di Michala Zymierskiego, situati sulla riva sinistra del fiume Vistola divennero noti come Stalag 312 (Stalag XX C).
Durante la seconda metà del 1941, nello Stalag XX A, per il fabbisogno di contenimento, vennero costruite, in direzione di Glinki, altre strutture per accogliere prigionieri russi; questo nuovo complesso fu noto come Stalag XX C.
Oltre 60.000 detenuti passarono attraverso il complesso dello Stalag XX A nel corso del periodo della guerra, Polacchi, Francesi, Belgi, Inglesi, Jugoslavi, Russi, Americani e Italiani, Norvegesi, Americani e Italiani.
Coloro che incontrarono la morte nello Stalag XXA furono sepolti nel Cimitero militare del presidio, tranne circa 15.000 prigionieri russi sepolti in fosse comuni nella vicina foresta dello Stalag XX C, tra Glinki e Cierpice.
Lo Stalag XX A iniziò la sua attività nel giugno 1940. fu uno dei principali Stalag di truppa in quei primi giorni di guerra; amministrava circa 200 campi di lavoro. Prima delle forniture della Croce Rossa gli internati ottennero da parte dei Tedeschi una somministrazione molto scarsa di vestiti e di cibo.
Le guardie tedesche, in quel momento storico, credettero fermamente in ciò che loro era stato detto: “Annientare l’Inghilterra”. I Tedeschi oltre i 30 anni divennero tolleranti delle regole imposte, ma le guardie più giovani non soltanto avevano atteggiamenti oltraggiosi e dispregiativi, ma quasi tutti tendevano a un trattamento brutale con minacce.
Nel mese di luglio, i prigionieri vennero ordinati per mestieri e inviati nei campi di lavoro nelle diverse aziende; le condizioni furono di solito molto più difficili che nel campo principale.
La malattia principale era la dissenteria. C’era anche qualche caso di scabbia e di difterite.
A poco a poco, nello Stalag e nei principali campi di lavoro le condizioni migliorarono, grazie anche alle forniture della Croce Rossa che faceva arrivare regolarmente. I principali aspetti negativi persistenti erano le calzature, il sovraffollamento in alcuni Campi di lavoro e all’ospedale principale del campo, l’approvvigionamento idrico e l’illuminazione nei principali campi.
Un’altra caratteristica malefica da parte delle guardie era il tiro al bersaglio soprattutto nei primi anni; all’incirca 22 prigionieri incontrarono la morte in questo modo. Dal 1943 in poi, tuttavia, il comportamento dei Tedeschi divenne tollerabile, soprattutto nei campi di lavoro per merito di un nuovo comandante dello Stalag.
Dall’aprile 1944 le condizioni peggiorarono gradualmente con misure di sicurezza sempre più severe. Il 21 gennaio 1945 gli internati dello Stalag iniziarono a muoversi a piedi verso ovest. I prigionieri, a colpi di calci con il fucile, con minacce e uccisioni percorsero 20-40 km al giorno, calpestando 25-35 cm di neve con temperatura a 25° sotto zero.
Tutto il complesso, Stalag e Campi di lavoro, furono liberati dall’Esercito Sovietico nei primi giorni del febbraio 1945.
Cartolina di risposta inoltrata il 27.10.44 dall’Ufficio postale di Monticelli D’Ongina (Piacenza), per Lino RAGAZZI, matricola 37171, campo di lavoro 1063
Caro Enrico, ti ringrazio delle tue notizie, ho scritto a settembre a nome dei tuoi genitori e presto avrai loro nuove, stanno bene, ti ricordano sempre come tutti noi ti abbracciamo e mantieniti forte, Lino.
Manoscritta il 4.10.43 da Edmeo GALASSI, matricola 35645, inoltrata il 10.11.43 per Imola (Bologna)
Carissimi genitori e cara Angela, non preoccupatevi per me, attualmente sto bene e spero sia lo stesso per voi. Sono internato in Germania, va tutto bene. Speriamo che tutto finisca presto e per sempre. Tanti baci e abbracci a tutti, vostro Micio.
Manoscritta il 28.9.43 da Salvatore FIORENZA, matricola 38347, inoltrata il 10.11.43 per Crotone
Cara madre, ti faccio sapere che il giorno 9 settembre siamo stati fatti prigionieri dai Tedeschi, non state in pensiero che sto bene, spero che vi troviate salvi voi e mio fratello. Mamma, ti bacio tanto insieme a Francesco, mi trovo con amici di Crotone, attendo risposta, vostro Salvatore.