I.M.I. Internati Militari Italiani

I.M.I. INTERNATI MILITARI ITALIANI NELLO STALAG XII A – Vitoronzo Pastore

Stammlager XII A

Lo Stalag XII A, aperto nel febbraio 1940, multinazionale, era situato nella campagna tra la città di Limburg an der Lahn e il villaggio di Diez.

Le condizioni di sopravvivenza dello Stalag erano notoriamente impossibili. Era un campo di transito e i nuovi arrivi venivano registrati, esaminati e instradati in poche settimane in altri Stalag e  Arbeitskommando. La maggior parte dei prigionieri non sopportava a lungo quel deprimente luogo. Non c’era assolutamente nulla che occupasse le menti dei prigionieri; non c’era illuminazione, i pasti erano brodaglia assoluta, nulla di strutture mediche, servizi igienici quasi inesistenti, la minaccia di malattie, come la diarrea, era frequenta. I nuovi arrivi venivano avvertiti del divieto assoluto di mettere un dito sul recinto di filo spinato, erano presi di mira e sparati.

I distributori di brodaglia

La maggior parte dei prigionieri arrivava allo Stalag tramite la ferrovia fino alla stazione di Limburg. A seconda della destinazione di partenza, i viaggi duravano da un paio di giorni a una settimana a causa delle interruzioni causate dai costanti bombardamenti dei caccia inglesi e americani. Si verificarono diversi casi di mitragliamenti a treni che, contro le regole stabilite dalla Convenzione di Ginevra, i Tedeschi non avevano ottemperato a nessun segno su di essi per indicare il trasportato dei prigionieri di guerra, e di conseguenza alcuni rimasero uccisi o feriti.

I carri bestiame, ammasso di esseri umani, dovettero sopportare per tutta la durata del viaggio lo spazio inesistente per dormire, per i bisogni corporali e l’assenza di cibo e acqua.

Tipicamente, i nuovi arrivati venivano singolarmente interrogati, documentati e trasferiti in poche settimane, per questo motivo, la maggior parte di loro, non poté godere dei pacchi salva-vita della Croce Rossa. La popolazione dello Stalag, malgrado i continui trasferimenti, era sempre numerosa per il continuo sopraggiungere di prigionieri catturati sul fronte occidentale.

Per gli Inglesi e gli Americani, la loro sistemazione temporanea avveniva tramite quattro grandi padiglioni, non del tutto dissimili da tendoni da circo. Non c’erano mobili di nessun tipo all’interno di quelle strutture; invece, gli angusti erano creati perché tutti dovevano dormire sul pavimento; pochissimi erano i guanciali di paglia, vi regnava una puzza nauseabonda.

Nonostante la natura transitoria del campo, molti furono i residenti permanenti. I Russi furono, come avveniva in tutti gli Stalag, trattati come una sottospecie umana e lasciati  marcire. C’erano una considerevole popolazione di soldati indiani catturati durante i combattimenti in Nord Africa nel 1942 e un consistente gruppo di truppe del Commonwealth.

Il settore per i prigionieri russi

Nel settembre 1944 arrivò un gran numero di prigionieri britannici catturati durante la Battaglia di Arnhem, un mix colorato di nazionalità: gli Africani, Francesi, Indiani e naturalmente gli Italiani dopo l’armistizio, Russi, Inglesi, e, in numero maggiore, Americani. Non è mai stato chiaro il numero di militari internati in Limburg in quel  periodo o in  altri. Dati approssimativi parlano di circa 20.000, altri tra i 25.000 e i 30.000.

Prigionieri dello Stallag XII A a spalar neve

La razione giornaliera per ogni uomo era un quinto di una pagnotta di pane con una porzione di margarina; la prima colazione era brodaglia di caffè appena dopo l’appello mattutino e per il pasto serale  minestra annacquata.

Il 23 dicembre 1944, un raid aereo britannico notturno provocò la morte di 63 prigionieri; bersaglio era la stazione ferroviaria di Diez, a poche chilometri di distanza; la deriva fuori rotta avvenne per un forte vento.

In questo periodo, con l’arrivo  dei prigionieri americani della Battaglia delle Ardenne, le razioni furono ridotte a un decimo di una pagnotta, seguito da caffè,  zuppa all’ora di pranzo e zuppa di patate oppure tre patate al cartoccio per cena.

Lo Stalag venne liberato da truppe americane verso la fine di marzo 1945.

Biglietto dello Stalag XII A, manoscritto il 13.8.44 da Giuseppe CALLEGARI, matricola 47884, campo di lavoro 1718, per Vercelli

Carissimi genitori, da un mese non ho potuto scrivere per mancanza di lettera, la salute è sempre buona e non dovete dubitarne; fino ad oggi non si è fatto vivo neanche il raffreddore; in più, in questo periodo, abbiamo da mangiare a soddisfazione, manca un po’ di fumo, per il resto, anche come lavoro non possiamo lamentarci tutti i 50 camerati della baracca. Come già vi scrissi, ricevetti il pacco con la foto del mio caro Pio, l’altro non l’ho ancora ricevuto, spero presto perché ho bisogno delle calze. Sono molto dispiaciuto per mio fratello Antonio, non riceve pacchi e neanche posta, chissà come starà male e di quante cose dubiterà; io non saperi cosa dirvi, ho scritto diverse cartoline e non ebbi risposte. Dite a mia suocera che quello che scrive Battista è vero. Tutti coloro che non hanno avuto paura di portare peso sulle spalle il giorno dell’armistizio, hanno avuto fortuna, specialmente se provvisti di biancheria, e per il mangiare, si mangia bene o si mangia male, a secondo del posto dove si trova. Ho parlato con un Vercellese che si trova con me e che si trovava il giorno del bombardamento a Vercelli, così ho potuto tranquillizzarmi; il rimanente non mi interessa più di tanto, basti che vi trovo tutti al mio ritorno. Mi ha scritto Nina che ha portato la bicicletta a Padova; quello che fate è tutto bene e se occorre per mangiare vendete anche la nuova, invio i più cari baci a tutti uniti al mio caro figlio Pio, vostro Giuseppe.

    

Cartolina prestampata in lingua francese dello Stalag XII A, manoscritta il 22.11.43 dal soldato Luigi ZANETTA, era inquadrato nella 37ª Sezione Disinfezione di Sanità. Campo di lavoro 1523, inoltrata il 7.12.43 per Stresa Borromeo (Novara)

Cartolina dello Stalag XII A, manoscritta il 22.11.43 da Antonio GANDINA, era inquadrato nel 1° Battaglione Mitraglieri di Corpo d’Armata – 4ª Compagnia, Posta Militare 43. Campo di lavoro 1523, inoltrata il 7.12.43 per Meina (Novara)

Cartolina dello Stalag XII A, manoscritta il 7.12.43 da Vittorio PERISSINI, matricola 52567, campo di lavoro 1523, inoltrata per frazione Lorazzo (Vercelli)

Carissimi, sono in buona salute e con morale alto. Spero abbiate ricevuto 2 altre cartoline. La vita è sempre la solita, lavoro come tutti qui. Mi direte qualcosa di là e darete i miei saluti a Jole che spero faccia sempre la brava. Se saprò dove sono Mario, Romano ed Elio, quantunque sia difficile, spero che almeno qualcuno di loro sia con voi. Buon Natale e coraggio, presto torneremo, baci Vittorio.

Manoscritta il 18.11.43 da Domenico FALINO, campo di lavoro 1529, inoltrata il 26.11.43 per Nicastro (Catanzaro), cancellatura della censura tedesca, forse aveva riportata la località  

Manoscritta il 19.11.43 dal caporale maggiore Agostino BUSCAGLIONE, era inquadrato nel 1° Raggruppamento Artiglieria Contraerei,  Reparto Comando, Campo di lavoro 1520, inoltrata il 26.11.43 per Crescentino (Vercelli), timbro di arrivo il 18.12.43

Stammlager l’incubo della memoria – Vitoronzo Pastore

 

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