Stammlager X B
Lo Stalag X B era situato nelle vicinanze di Sandbostel in Bassa Sassonia. Dal gennaio 1940 all’aprile 1945 vi transitarono decine di migliaia di prigionieri di guerra di oltre 45 nazionalità. A causa delle cattive condizioni morirono circa 50.000 prigionieri di fame, malattie o uccisi dalle guardie.
In un primo momento, i prigionieri furono alloggiati in tende, ma a partire dalla primavera 1940, gli stessi costruirono baracche e capanne. Entro il 1941 erano più di 100, in maggioranza baracche, che ospitarono i prigionieri in condizioni pietose, cucine, edifici per punizioni e costruzioni in mattoni per i nazisti di guardia e un lussuoso appartamento per il comandante dello Stalag. Inoltre, vi era un ospedale, Reservelazarett X B, e un campo di lavoro-punizione di due capanne.
Nel 1940, dopo la vittoria tedesca sulla Francia, lo Stalag era pieno oltre le sue capacità, ampliato successivamente per ospitare oltre 30.000 prigionieri.
Nel 1941, con l’arrivo dei prigionieri Sovietici, e a far loro posto, entrarono in funzione centinaia di Arbeitskommando, campi di lavoro, gruppi di circa 30 prigionieri, lavoratori forzati, tutti avviati nell’agricoltura e nell’industria locale.
Vi fu una chiara gerarchia tra i prigionieri. In cima vi erano i prigionieri di guerra inglesi e americani, generalmente trattati quasi correttamente in base alla Convenzione di Ginevra e ricevevano numerosi pacchi di aiuti dalla Croce Rossa Internazionale, soprattutto alimentare con la conseguenza di essere stati ben nutriti fino a quando il trasporto e la fornitura dei collegamenti non furono interrotti dalla fine di marzo in poi del 1945.
I Prigionieri dell’Europa occidentale, Francia e Belgio, con meno aiuti. Ai prigionieri serbi e polacchi furono negati gli accessi degli osservatori esterni; gli Italiani, arrivati dopo il settembre 1943, ritenuti traditori sia dalle guardie tedesche sia dagli altri prigionieri, furono insieme ai Russi nella parte bassa della gerarchia. Erano mal nutriti, dall’agosto 1944 furono costretti e trattati come lavoratori civili forzati.
Ai Sovietici gli venne negato lo status di prigioniero di guerra, non ricevettero alcun aiuto dall’esterno, non fu permesso l’accesso agli osservatori internazionali. Le guardie avevano nei loro confronti una politica speciale: mancanza di riparo, pochissimo cibo, far serpeggiare epidemie di ogni tipo, per cui migliaia morirono per malattie, per fame; un trattamento brutale, il leone contro il cerbiatto appena nato, la razza ariana contro l’essere umano disarmato, indebolito, malato, senza rimorsi di pietà; per divertimento ammazzavano, ammazzavano senza sosta, buttati con ruspe in fosse scavate dalle vittime, allo stremo delle ultime forze degli ultimi respiri e poi scaraventati in fosse, nello Stalag, dove oggi sorge il Cimitero di guerra, ma quale guerra! Caino contro Abele, è il Cimitero della vergogna, la vergogna dell’umanità.
Tra i prigionieri italiani, che non si è arreso all’esercito tedesco dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, il giornalista e scrittore Giovannino Guareschi scrisse La favola di Natale, Una favola di Natale, lì, sul Natale 1944. Il neurologo canadese Charles Miller Fisher, tenente comandante della marina canadese, fu internato in questo campo dopo essere stato silurato e salvato da una nave tedesca.
Nell’agosto 1944, tutti gli Stalag furono rimossi dal controllo Wehrmacht e assegnati a Henrich Himmler Schutzstaffel. A Sandbostel, nel mese di gennaio 1945, arrivarono prigionieri evacuati da altri campi a causa dell’avanzata dell’Armata Rossa. Raddoppiarono i disagi, le sofferenze, i morti.
Il campo fu liberato il 29 aprile 1945 dalle Forze Armate Britanniche, i sopravvissuti furono 15.000, furono suddivisi in tre sezioni: la prima conteneva prigionieri alleati in condizioni insoddisfacenti, la seconda prigionieri Sovietici, in condizioni sostanzialmente peggiori.
La terza sezione, circa 8.000 prigionieri civili in condizioni spaventose, è descritta nella storia medica come “assolutamente orribile”, “ovunque morti e moribondi distesi in mezzo alla melma di escrementi umani”. Secondo i membri delle Forze britanniche presenti alla liberazione, le condizioni erano così tali, che diedero allo Stalag X B il nome “Piccola Belsen”. Il comandante delle Forze britanniche del nord-ovest della Germania, il generale Brian Korrocks, ordinò ai civili tedeschi di Sandbostel di seppellire i numerosi cadaveri, come a Bergen-Belsen. Nonostante gli sforzi degli Inglesi, centinaia di prigionieri morivano ogni giorno subito dopo la liberazione a causa della fame, il tifo e altre malattie. Le stime sul numero totale di persone che morirono dal 1939 al 1945 è compreso tra i 40.000 e 50.000. Ci sono prove di almeno 5.162 morti, e le rivendicazioni da parte dell’Unione Sovietica di 46.000 prigionieri Sovietici uccisi.
I prigionieri liberati furono puliti e trasferiti in un ospedale improvvisato fuori del campo e da lì nei campi di convalescenza. L’ex Marlag venne bruciata tra il 16 e il 25 maggio per evitare un’epidemia di tifo e gli ultimi 350 pazienti lasciarono l’ospedale il 3 giugno.
Le strutture solide dello Stalag X B vennero utilizzate dagli inglesi come prigioni per nazisti e membri delle SS in attesa di giudizio.
Foto scattata da un insegnante durante una gita. Dichiarò: la sentinella sulla Torre di Guardia non si accorse dello scatto
I soldati britannici sapevano esattamente cosa si aspettavano a Sandbostel. Tuttavia, ciò che hanno visto, ebbero su di esso “un effetto scioccante”, disse il manager Memorial Andreas. La fotografia venne scattata dal maggiore Stanley Aylett da Royal Army Medical Corps.
Cartolina di risposta inoltrata il 25.8.44 dall’Ufficio Postale di Beograd (Serbien), per il sottotenente Piero DARÒ, matricola 93110
Piero mia gioia, sono in ansiosa attesa della tua posta che porta con parola calda, d’affetto, quel balsamo che il mio cuore agogna. Sono tutta compressa e tenebrata di te che appari celermente agli occhi della fantasia, per illuminarmi con la luce del sogno e della speranza; appari ai miei sensi per tormentarli fino alla sofferenza, ai miei desideri per farmi soffrire le pene della forzata rinuncia al mio cuore che ferma i battiti in lunghi attimi in cui la decima è completa. Ama come io ti amo, tua Lela.
Cartolina di risposta inoltrata il 22.8.44 dall’Ufficio Postale di San Damiano D’Asti, per il sottotenente Vittorio BEDINI, matricola 1015048 (il destinatario annota l’arrivo dopo 4 mesi e 18 giorni)
Caro Vittorino, con immenso piacere ho ricevuto la tua seconda cartolina, con tanto dolore devo dirti che quando mi giunsero i tuoi due moduli per i pacchi, che avevo preparato, è stata sospesa la spedizione, fatti coraggio, sono tre mesi che non ricevo notizie da nessuno, ti bacio, Norma.
Cartolina di risposta inoltrata il 13.1.45 dall’Ufficio Postale di Montebelluna (Treviso), per il tenente Amedeo BARATTO, matricola 47737, Baracca 69 (il destinatario annota l’arrivo il 29 marzo 1945)
Carissimo, siamo lieti delle tue buone notizie, noi bene, papà è disturbato dalla tosse e asma…Florio è qui convalescente di cortico-pleurite, si ammalò nei primi di agosto, la febbre scomparve ai primi di dicembre, ora sta bene, abbiamo spedito il pacco con le tue indicazioni, baci e abbracci da tutti noi, tua mamma.
Biglietto di risposta inoltrato il 12.6.44 dall’Ufficio Postale di Treviso, per il capitano Ivo FURLAN, matricola 78772 (sul lato sinistro in alto è annotato Off. 83, probabilmente il capitano Furlan, segnalava la provenienza dall’Offlag 83, campo prigionieri per ufficiali)
Ivo caro, di seguito alla tua del 28.5.44 assieme al bollettino, sono felicissima dell’avviso che ti sono giunti 7 pacchi, l’8° dovrebbe presto arrivarti, in settimana spedirò il 12° con nostra produzione di zia Olga e regalo. Domenica siamo andati a Nevesa, Bocci ci ha inviato lì qualche giorno. Manderò ancora olio constatando arrivo del precedente. Temevo per il resto, manderò anche riso, pasta, dì pure che altro ti serve. Ivo mio caro, sarò ben felice saperti mangiare. Scrivimi il menù del campo senza pacchi. Villeggianti qui pochi, grossi ma partenza per Pieve e più su; conosci loro fine. Baldanzi non possono più avere notizie casa, così pure noi fra otto-dieci giorni non ne avremo più dai Garattoni. Capito? Ho scritto alla signora Gettulli, sta bene; è la signora che mi ha mandato la tua prima lettera scritta in francese e che mi ha aggiunto le tue notizie dall’Olanda. Bepi Gasparinetti saluta di cuore, nessuno dimentica voi e ci viene la pelle d’oca pensando al vostro ritorno tutti uniti sebbene dimagriti, è la commozione di tutti noi. Pure Caron si commuove leggendo le tue lettere. Angelo procuratomi 10 cartoline come per te. Brunello sta bene, il raccolto è buono. Piero ha comperato 4 vacche (14.000). ti salutano Franca, ora canta altre canzoni fra le quali “Parigi o cara…”Intelligente, spigliata, vivace, ha imparato un frasario tutto nuovo, ma credo che al ritorno in città dimenticherà. È scontenta di me perché non compero quello che vuole, dice che tu saresti contento trovarla grandina al tuo ritorno!! È persuasa che occorrono troppi soldi e papà non ne manda. L’altra, ma magrolina, ha la salute sempre ottima. Bocci pure molto cresciuto, sempre pei campi con mucche e cavalli. Sabris ti saluta, fra quattro mesi avranno il terzo figlio. Qui tempo pessimo, fortuna rinunciare la villeggiatura, tanti parlano del tuo ritorno, tanti, tanti baci Wanda.
Biglietto di risposta inoltrato il 13.6.44 dall’Ufficio Postale di Casalecchio di Reno (Bologna) per il capitano Giuseppe LENTINI, matricola 9561 (sul lato sinistro in alto è annotato Off. 93, probabilmente il capitano Lentini, al momento del recapito era stato trasferito all “Oflag 93”, campo prigionieri per ufficiali)
Peppino mio adorato, ieri assieme alla tua lettera con la data del 4 maggio ho ricevuto una lettera della Signora Orlandi, mi diceva che in una sua lettera scritta da suo figlio c’erano i tuoi saluti per me. Nel pomeriggio prima sono stato a ritirare gli assegni, dopo sono stato alla caserma dei Carabinieri per informazioni se si potevano spedire i pacchi di 2 kg senza modulo, e per sentire un’altra campana sono andato al capostazione chiedendo la stessa cosa. Dunque Scricciolino caro, per i pacchi ci vuole l’autorizzazione del comando germanico o con i moduli da te inviati. Mi sono recata dalla Signora Orlandi, mi ha fatto piacere passare qualche ora con loro, parlare di te e del loro figlio, ci siamo confortati a vicenda. Peppino caro, dal tuo ufficio, dopo la prima risposta non ho ricevuto più niente. Lo prevedevo che non avremmo ottenuto nulla, pazienza. Solo, speriamo di essere alla fine e di poterti riabbracciare presto, che desiderio di averti qui con me!…Gioia mia, sto bene e non mi manca niente. Ho avuto altri moduli, un pacco lo faccio domani e l’altro la prossima settimana, mi hanno consigliato di far passare dei giorni tra uno e l’altro. Sta suonando il 4° allarme, dopo vado ad impostare, stai tranquillo per me, tu come stai? Ti lascio con tanto amore, mamma tua.
Cartolina manoscritta il 12.11.44 dal tenente Silvio GAIO, matricola 5725-Off 35, per Treviso
Carissima mamma, sono alquanto preoccupato perché non ricevo notizie vostre. Dopo quella cartolina isolata del 26.9 non ho più ricevuto altro. Anche i pacchi non si fanno vedere e con notevole dispiacere da parte mia. Spero che questa settimana sia quella buona. Quando puoi scrivimi a lungo di come state tutti e Lina. Sono anche molto in pensiero perché si è sparsa la voce che il 13 ottobre è stato un altro 7 aprile. Ti prego di scrivermi presto e a lungo di come realmente state, soprattutto per Lina che era in città. Io sto sempre bene. Tanti baci a te e Lina, fratelli, vostro Silvio.
Biglietto manoscritto il 19.11.44 dal capitano Vittorio FRATTIN, matricola 7367-IA (Of-Btg-IV), per Treviso, all’arrivo inoltrata a Biadene (Of-Btg-IV: Oflag IV Battaglione, Campo prigionieri per ufficiali)
Carissima Elena, alla gradita tua del 2 ottobre godo sapervi a Treviso, anche se temporaneamente. Avrete potuto accettarvi sulla nostra casa abbandonata. Il disagiato viaggio a piedi sarà stato faticoso specie per tua madre. Leggo che a Monigo ti venne consegnata la mia cassetta e fra i pochi oggetti spero ci siano i miei occhiali da sole, tuttavia oggi ci sono cose ben più importanti. So che sai fare le cose per bene. Io sempre discretamente e auguriamoci che il peggio sia passato. Non mandatemi indumenti, ma se vi è possibile, qualche pacco viveri che ora potete inviare anche senza bollettini pacco che più non ci distribuiscono. Avverti, ti prego, anche mia sorella Angela. Conservatevi tranquille, fiduciose nel Signore avendo cura di non trascurarvi, perché in questo momento la salute è più che mai indispensabile. La vita a Treviso è regolare? Hai notizie da tua sorella e da tuo fratello? Qui viviamo completamente isolati dal resto del mondo, e le notizie, come certo le nostre a voi vi giungono incomplete e falsate. Il Distretto ti passa i soliti assegni? Saluti cordiali a te e a tua madre, coraggio e fiducia, ti bacio affettuosamente, Vittorio.
Cartolina manoscritta il 17.12.44 dal sottotenente Gianni CHIAVACCI, matricola 78773, per Crespano del Grappa (Treviso)
Elisa carissima, stamattina ho ricevuto la tua lettera del 12 ottobre e 2 pacchi (non di vestiti). Martedì con FURLAN, prenderò il largo per una fattoria dei paraggi, credo che lì potremmo vivere meglio. Ti scriverò il mio nuovo indirizzo appena giunto. Ringrazia nuovamente Nano e Ghezzi per i pacchi, tanti baci a tutti, particolarmente a te, Gianni.
Scheda di rimpatrio del 12 settembre 1945 del Centro Raccolta di Verona del soldato Rocco TETI, nato il 15.8.1911 a Polia (Catanzaro), inquadrato nel XV Artiglieria, catturato il 9.9.43 e internato in Germania allo Stalag X B con matricola 1164679
I.M.I. INTERNATI MILITARI ITALIANI NELLO STALAG X A – Vitoronzo Pastore