Internato Militare Capitano Francesco PAGANETTI
Nacque a Bari, all’8 settembre 1943 era inquadrato nel XLVI Gruppo da 155, 192ª Batteria. Il 12 settembre 1943, quale comandante del Campo “Tomba dei Tolomei” a Rodi (Egeo), ricevette un fonogramma dal Comando del 35° Reggimento Artiglieria, con preghiera di darne immediata esecuzione:
“A datare da oggi dalle ore 19,00 di ogni giorno fino alle ore 6,00 nessuno può circolare per Rodi (tutta l’Isola), sotto pena di essere passato per le armi. Tutte le armi, munizioni e bombe a mano dei reparti debbono essere raccolti e riunite nel reparto in consegna al Comandante della Batteria stessa. Gli apparecchi radio non devono essere manomessi. Tutti gli ufficiali possono rimanere armati e non debbono usare le armi. Il materiale d’artiglieria non deve essere manomesso”.
Il 19 settembre 1943, il comandante della 192^ Batteria, capitano Paganetti, consegnò al sottotenente Roberto BUONCRISTIANI il materiale in dotazione del Reparto:
Il capitano Paganetti fu catturato dai Tedeschi e venne internato in Germania nello Stalag X B con il numero di matricola 0606, baracca 87, letto 7/A.
L’8 gennaio 1945 gli venne inviato dalla famiglia il seguente messaggio: “Noi tutti bene, attendiamo ansiosi tuo ritorno. Ho provveduto per pacco che riceverai unitamente capitano Sciascia. Lina scrive spesso e attende. Baci Giorgetto, tutti, tua madre”.
Credenziali di comportamento
Wietzendorf, 20 maggio 1945 (Oflager 83, liberato verso la fine del mese di aprile 1945)
“A richiesta dell’interessato attesto che il capitano di Artiglieria Francesco Paganetti dal 19 agosto 1944, data della mia nomina a Comandante italiano del campo, al 29 gennaio 1945, data del suo trasferimento al campo di Wietzendorf, è rimasto senza interruzione nell’Oflag del Campo X B Sandbostel, mantenendo condotta e orientamento spirituale da ufficiale causa prevalere dei suoi doveri”. Segue la firma del colonnello Arrigo (indecifrabile il cognome), già comandante del campo di Sandbostel.
Wietzendorf, 20 maggio 1945
“Io sottoscritto Andrea NENCHA, abitante in Bari in via Calefati, 41, dichiaro di aver vissuto in prigionia accanto al capitano Francesco Paganetti, dall’agosto 1944 sino alla fine del conflitto. In detto lasso di tempo ho potuto constatare nel su nominato capitano Paganetti una netta avversione per i Tedeschi, per tutto ciò che concerne la loro macchina bellica e per la Repubblica Sociale Italiana. A conferma di quanto sopra, dichiaro che in occasione della precettazione da parte dei Tedeschi dell’intero blocco per il lavoro, esso il capitano Paganetti, nonostante le sue precarie condizioni di salute, regolarmente riconosciute dai medici del campo, sollecitato a uscire dal lager, rifiutò energicamente. Dichiaro, inoltre, che in diverse occasioni mi sono trovato presente mentre egli sconsigliava colleghi e inferiori di aderire in qualunque maniera ai Tedeschi e a tutto ciò che potesse avere attinenza con la R. S. I. In fede, tenente Andrea Nencha, 41ª Sezione di Sanità, matricola di prigionia 47404”.
“Io qui sottoscritto capitano di fanteria Federico LA BARBERA, Capo Sezione Personale e Segreteria del Comando della Divisione “Aosta”, a richiesta dell’interessato, sulla mia parola di soldato e di cittadino, dichiaro quanto appresso:
Nel maggio 1944 ebbi occasione di conoscere nel campo X B di Sandbostel il capitano d’Artiglieria Francesco Paganetti. Da allora ad oggi posso dire d’essere vissuto sempre a contatto di gomito (si dormiva in due letti a castello vicini) con questo bravo, serio e fedele ufficiale. Durante il lungo e penoso periodo di prigionia, il capitano Paganetti ha sempre dimostrato, con la parola e con l’azione, la sua profonda e sentita avversità per la Germania nazista e per la cosiddetta Repubblica Sociale Italiana. Egli è stato sempre un animatore, un sostenitore e, se mi è lecito la parola, un apostolo della resistenza ad oltranza. Pur essendo il suo fisico denutrito e stremato, come da numerosi accertamenti sanitari, ricavava la sua forza di resistenza dallo spirito sempre alto e dalla cieca fiducia di ritrovare, come spesso egli ebbe ad affermare, la nostra Italia rinata politicamente e socialmente. Composto, disciplinato, di carattere franco e leale, riuscì in breve tempo a cattivarsi la simpatia dei colleghi tutti. Io, particolarmente, mi dichiaro fortunato d’aver avuto in tanta miseria il bene della sua amicizia.
Wietzendorf, 21 maggio 1945, firmato Federico La Barbera”.
Retro con l’autentica del Comandante del Campo Italiano 83, tenente colonnello Pietro Testa
Wietzendorf, 26 maggio 1945
“Caro Paganetti, sono lieto e di buon grado aderisco alla tua richiesta di una dichiarazione circa i sentimenti da te manifestati durante la prigionia. Dichiaro perciò quanto segue:
Conosco il capitano Francesco Paganetti, di Bari, dal maggio 1944. Da tale epoca ho potuto apprezzare le sue doti di cuore e di intelletto, doti che hanno fatto di lui un compagno caro e prezioso; chi sa quante volte ho ricevuto da lui una parola di conforto per sopportare le sofferenze e le umiliazioni imposteci e ho ricevuto da lui una spinta di fede per la sorte nostra e della Patria! Il capitano Paganetti, nelle tante occasioni in cui abbiamo avuto modo di scambiarci le nostre confidenze, ha sempre dimostrato perfetta coerenza di vedute per la posizione da noi assunta di “martiri volontari” (come di noi è detto nel manifesto di saluto agli internati rimpatriati) e manifestato sempre la sua convinzione che solo con la nuova posizione assunta dall’Italia, in avversione al nazismo e alla cosiddetta Repubblica Sociale, anche col nostro sacrificio, la nostra Patria avrebbe potuto salvarsi dal baratro in cui stava per piombare e potuto riprendersi sollecitamente. Con tali convinzioni e tali idee patriottiche nel cuore, il Paganetti ha saputo così farsi e dare coraggio ai compagni, e farsi e dare forza nel sopportare i gravi sacrifici impostaci dalla prigionia, nonostante le sempre più gravi nostre condizioni fisiche e spirituali; e solo mercè tale abnegazione il Paganetti ha saputo non farsi tentare e, anzi, lottare per farsi escludere dalle precettazioni per il lavoro, precettazioni che, offrendo migliori condizioni di vita, davano una certa fiducia di salvare la Ghirba durante la prigionia! Oggi, quindi, che la vita è salva, grazie a Dio, e la Patria è in ripresa, posso così dire di lui che il suo spirito di resistenza e la sua fede hanno vinto e il suo avvenire e quello della Patria assicurati, in fede di ciò e perché tu te ne possa servire accuratamente, ringraziandoti e abbracciandoti di cuore. Capitano S. P. E. Antonio MAURO”.
Retro con l’autentica del Comandante del Campo Italiano 83, tenente colonnello Pietro Testa
Lettere da Wietzendorf
Lettera del 28 maggio 1945 da Wietzendorf
Carissima mamma e tutti, dal giorno della liberazione ho scritto 2 volte a voi e 2 a Lina. Avete ricevuto? Io sto bene. Ho passato dei brutti momenti sotto i Tedeschi, ma ora, grazie al Cielo, la bufera è passata e si annuncia a rivedere il sereno. Gli Anglo-americani sono veramente cordiali e anche per quanto concerne l’alimentazione ci trattano benissimo. Le forze quindi, lentamente, ritornano in noi e con esse la gioia di vivere, di tornare a vivere con voi tutti, che siete sempre più che mai nel mio cuore. Credo che il nostro rientro in Italia sia prossimo. Preparate dunque le tagliatelle e che non siano come quelle che abbiamo fatto noi (io, Nencha e Sciascia) giorni fa, che tuttavia abbiamo mangiato con appetito. Bacioni forte a Lina e ai suoi e dille che da tempo non ho più ricevuto notizie. Bacioni e abbracci a tutti voi. Un bacio particolare a Giorgetto, vostro Ciccino.
Lettera del 18 luglio 1945 da Wietzendorf per Bari
Carissimi, ho ricevuto due vostri messaggi del gennaio e del febbraio. Ho avuto inoltre il telegramma di ringraziamento inviato nel gennaio da Giulio al Vaticano e un messaggio da Umberto. La salute è ottima grazie a Dio. Abbiamo da mangiare abbondantemente. Però l’ansia di ritornare è sempre più nervosa. Si spera di rientrare il mese entrante. Arrivederci dunque presto! Bacioni a Lina e a tutti i suoi cari. A te, mamma carissima, a Giorgetto e a tutti tanti baci e un abbraccio vostro Franco.
Lettera del 18 luglio 1945 da Wietzendorf
Carissima mamma e tutti, affido questa mia ad un amico, che, favorito dalla sorte, parte domani per l’Italia. Le partenze avvengono a gruppi di 100 al giorno, per sorteggio. Quindi spero anch’io di partire al più presto, anche perché si spera poter elevare nei prossimi giorni la suddetta cifra. Il carissimo Sciascia anch’egli fortunato, partirà dopodomani. La salute è ottima. Sono sempre con Nencha che gode anch’egli di ottima salute e col quale spero rientrare insieme. Darò a Sciascia una lettera per voi e una per Lina. Bacioni fortemente a Lina e ai suoi. A te mamma carissima, a Giorgetto, a Vera, a Giulio, ad Attilio, a Nina, a Pierino, a Nicolino e alla carissima zia Lucia, un forte abbraccio e tanti baci dal vostro Ciccino.
Lettera del 20 luglio 1945 da Wietzendorf
Carissima mamma e tutti, affido questa mia a Sciascia, il quale favorito dalla sorte è tra i primissimi a lasciare finalmente questa terra maledetta, dove abbiamo tanto sofferto; dove giorno dopo giorno abbiamo visto stremare le nostre forze, fino al punto in cui la resistenza si può chiamare eroismo. Ora riceviamo il giusto premio: il ritorno a casa, il ritorno tra le persone più care al mondo, che hanno seguito istante per istante la nostra sorte e che, assieme a noi, hanno pur esse tanto sofferto. Sia ringraziata la Divina Provvidenza! Con Sciascia abbiamo diviso tutti i giorni tristi della prigionia. Egli quindi potrà ragguagliarvi su tutto. Ho dato a lui anche una lettera per Lina. La salute è ottima e così spero di voi tutti. Arrivederci presto e intanto abbiatevi tutti un fortissimo abbraccio e tanti baci dal vostro Ciccino. Appena in Italia vi avviserò telegraficamente.
Archivio privato dell’Autore
BARI – INTERNATO MILITARE FRANCESCO PAGANETTI – Vitoronzo Pastore