Goffredo FRANCHINI
Nacque a Genova il 22 gennaio 1909. Conseguito il diploma di Capitano Marittimo prese imbarco su unità della Marina Mercantile e nell’agosto 1929, per obbligo di leva, venne arruolato nella Regia Marina, assegnato alla categoria Timonieri e destinato nella sede di La Spezia. Nel dicembre dello stesso anno, in accoglimento di domanda, venne ammesso alla frequenza del 25° Corso Ufficiali di complemento e nel maggio 1930 conseguì la nomina a Guardiamarina. Imbarcò su siluranti di superficie e nel giugno 1931 frequentò il Corso di Osservazione Aerea presso la Scuola di Taranto da dove, conseguito il brevetto e la promozione a Sottotenente di Vascello, raggiunse la 146ª Squadriglia Idrovolanti con sede a Terranova Pausania.
Entrò per concorso nel Ministero per l’Africa Italiana, per cui fu posto in congedo e prestò servizio civile in Africa orientale nell’incarico di Aiutante coloniale del Governatore dell’Harrar.
Richiamato in servizio per esigenze eccezionali il 6 giugno 1940, venne destinato presso la Base aerea di Gura (Massaua) a l’8 luglio 1940, durante una missione di guerra nel cielo del Mar Rosso, fu colpito dal fuoco della contraerea ed abbattuto, ma riuscì a mettersi in salvo con l’equipaggio a bordo del piccolo battellino; resosi conto che per le sue ferite la sua presenza avrebbe certamente pregiudicato la salvezza dei suoi compagni, si lasciò coscientemente abbandonare in mare, scomparendo tra i flutti.
In data 18.04.1941gli venne conferita la Medaglia d’Oro al Valore Militare alla Memoria con la seguente motivazione:
Ufficiale osservatore abilissimo, volontario per le più aspre e ardite azioni di guerra, aveva portato sempre brillantemente a termine, in un’aura di entusiasmo e di fede, tra i rischi più gravi, tutte le missioni affidategli. Sulla via del ritorno da un’azione bellica alturiera,compiuta su velivolo terrestre, attaccato da soverchianti forze aeree nemiche, sosteneva con coraggio superbo e valore mirabile, l’impari lotta, incitando con l’esempio e la parola i compagni di volo nel duro combattimento. Rimasto ucciso il primo pilota, feriti tutti quanti gli altri di bordo, abbattutosi l’apparecchio sul mare, egli, assumendone il comando dava immediatamente disposizioni e istruzioni per porre in mare la zattera pneumatica. Quindi si trascinava su di un’ala del velivolo per dirigere l’opera di salvataggio. Conscio che la sua presenza a bordo della zattera avrebbe compromesso la salvezza degli altri, rifiutava l’aiuto che i compagni insistentemente gli offrivano e, sanguinante, dall’alto dell’ala semisommersa, li incitò ad allontanarsi, salutandoli. Poco dopo il mare ricoperse l’eroe e l’ala relitta.
Cielo del Mar Rosso, 8 luglio 1940