2a Guerra mondiale

DISSE “NO” ALLA G. N. R – MARÒ EDGARDO POGGIPOLLINI – Vitoronzo Pastore

AL MINISTERO DELLA REGIA MARINA

Ferrara, il 13 giugno 1945

Alla data dell’8 settembre 1943 mi trovavo in licenza di convalescenza per motivi di salute (malattia contratta in servizio), ed ero in attesa dei documenti per entrare all’ospedale M. M. di Venezia. Essendo il 9 settembre la data di scadenza della mia licenza, io che mi trovavo a Viserba (frazione di Rimini Nord), feci apporre il visto di partire dalla Capitaneria di Rimini. Avvenuto l’armistizio ed impossibilitato di muovermi, mi recai prima a Rimini dove risposero di arrangiarmi, poi al comando M. M. di Ancona che mi rinviò a casa in attesa di ordini senza liquidarmi alcuna competenza. Ordini che ho atteso fino ad oggi.

Nel novembre del ’43, di passaggio a La Spezia per recarmi ad Alessandria, seppi che liquidavano lire 5.000 agli ex marescialli della R. Marina, e, poiché privo completamente di riserva economica, mi presentai per essere liquidato. All’ufficio al quale si presentavano le domande, come del resto fecero anche molti colleghi liquidati, mi venne consigliato, mi fu detto di firmare un documento del quale non ricordo onestamente gli esatti termini, se volevo evitare di essere inviato in Germania (cosa molto facile in quei momenti). Privo di impiego e di denaro con moglie incinta e due figli piccoli, non desideravo affatto essere deportato e firmai riservandomi però, da quel momento, di agire in seguito secondo i dettami della mia coscienza e di darmi alla macchia, se mi fosse stato possibile sistemare la mia famiglia in modo tale da impedire ogni rappresaglia contro di lei. Essendo stato preso in nota, io che non mi ero mai presentato ai Tedeschi e ad altri comandi militari repubblicani, avendo bisogno di muovermi per aiutare mio suocero che mi manteneva per evitare che fossi costretto a lavorare per i nazifascisti, chiamato d’autorità dalla marina repubblicana, mi presentai con ritardo al controllo. Avuto le richieste di rimanere in servizio, risposi di no, dicendo inoltre che non avrei gradito un richiamo per le mie condizioni di salute e desideravo restarmene a casa.

A Venezia mi fu rilasciato una licenza illimitata senza assegni che mi mise al sicuro temporaneo da ogni eventuale rastrellamento. Nel giugno del 1944, la marina repubblicana che non si era mai curato di sapere se vivevo o ero morto di fame, dopo avermi ricercato mi richiamò con chiamata personale portatomi dalla G. N. R. (Guardia Nazionale Repubblicana) di Canaro (Rovigo), dove ero sfollato con la mia famiglia. Questa cosa mi inasprì moltissimo ed io partii deciso, una volta per sempre, di definire la mia posizione nei riguardi della marina repubblicana.

Giunto a Venezia ed essendomi espresso con termini molto chiari e concisi, mi fu intimato di tacere se volevo evitare una serie di grane e la fucilazione. Inviato con fonogramma in mio possesso all’ospedale per la visita di idoneità. Benché riconosciuto malato, fui dichiarato idoneo a tutti i servizi perché dall’esperienza acquisita in precedenza, ero considerato elemento utile per la ricostruzione. Mi si disse che sarei stato utilizzato per operazioni a terra. Io che sapevo trattarsi di operazioni di rastrellamento, essendo un marinaio feci il finto tonto e non appena uscito, senza farmi prendere in forza e con i documenti in tasca, nonostante lo stipendio lauto che avrei percepito restando, io che avevo tanto bisogno di aiuto, essendo nato nel frattempo il terzo figlio, mi resi uccel di bosco e deciso a difendere con qualunque mezzo la mia libertà. Dato il momento e l’impossibilità di nascondermi perché alla macchia non si aiuta e non si protegge una famiglia come la mia, dovetti ricorrere a tutti gli stratagemmi per evitare di essere ripreso e sottoposto a procedimenti penali che nel mio caso potevano culminare con la fucilazione.

Rastrellato una volta dai tedeschi ed obbligato al lavoro nella zona di Santa Maria presso Pontelagoscuro (Ferrara), approfittai di un malessere per allontanarmi e non riprendere il lavoro imposto dai tedeschi. Mi fu in seguito possibile passarla liscia perché mi spostavo continuamente da Canaro e Ferrara, per rendere più difficile il mio rintracciamento. Giunsi così libero al giorno dell’occupazione alleata.

In fede di quanto sopra Edgardo POGGIPOLLINI

SERG. INFERMIERE MARÒ UBALDO MINGANTI DISSE “NO” AI NAZIFASCISTI – Vitoronzo Pastore

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