La corrispondenza del caporale maggiore Clemente CURTI, era inquadrato nel 16° Ospedale da Campo, Posta Militare 53
Biglietto postale per via aerea, affrancato con c. 50 “Imperiale”, manoscritto il 14.8.42 dal caporale maggiore Clemente CURTI, era inquadrato nel 16° Ospedale da Campo, inoltrato il 15.8.42 dall’Ufficio P. M. dislocato a Tvërdokhlebovo, per Milano e inoltrato a Godiasco (Pavia)
Mia cara Bruna, nel risveglio della notte e appena allo spuntar del sole che con i suoi riflessibili raggi che rischiara la mia casa che è la tenda, il mio primo pensiero è per te cara Bruna. Eccomi con questo mio ogni come giorno in modo che anche con la immensa lontananza tu possa aver sovente mie notizie, le quali sono le più desiderate di due amori che tanto si vogliono bene. Qui si vive con la sola illusione di ogni giorno, avere la più alta consolazione della posta. Tutti i giorni questa illusione non si può avverare in realtà, ma fine ad ora non mi posso lamentare, perché ogni tre o quattro giorni la si riceve. Come ti scrissi in una lettera, sembra che qui sia una tappa di lunga durata. Sono cinque giorni che siamo fermi e per ora non se ne parla di riprendere la marcia come al solito, due giorni al massimo e poi subito in partenza. Siamo tutti più contenti di avere un po’ di sosta, a quanto pare deve essere il posto dove la nostra Unità vada in funzione. Se questo avviene, ci sarà un po’ di lavoro ma si può dire che per noi è quasi normale, non di certo paragonabile a quella di Salvatore, dove mi sembrava di essere a casa mia con il mio lavoro. Bruna, la lettera che scrissi ieri la inviai all’indirizzo di casa mia, penso che riceverai prima le mie notizie stando lassù. Se ritardi la partenza le invio a Milano. Spero oggi o domani ricevere una tua lettera la quale mi dice il giorno della tua partenza da Milano. La mia prossima di domani la spedirò di nuovo a casa mia. Bruna non stare in pensiero per me, la salute, grazie a Dio e alla Modonnina, è sempre ottima. L’appetito non manca, il morale è sempre alto, tranne quando si sta troppo tempo senza notizie. Cerca di passare quei pochi giorni che resterai con i miei e in compagnia di tua madre nell’auspicio più bello che io ti possa augurare. Non puoi immaginare il desiderio che ho di essere anch’io in vostra compagnia, invece così lontano. Spero che questa avventura non duri a lungo, di tornare presto, quanto prima.. salutami tanto tutti i miei, a te, piccola mia, ti bacio tanto con tua mamma, ricevi i miei infiniti e sentiti saluti. Tuo Tino ciao amore e stai bene. Anche mio fratello mi scrive e sta bene.
Biglietto postale per via aerea, affrancato con c. 50 p.a. “Pegaso”, manoscritto il 4.9.42.42 dal caporale maggiore Clemente CURTI, era inquadrato nel 16° Ospedale da Campo, inoltrato il 5.9.42 dall’Ufficio P. M. dislocato a Tvërdokhlebovo, per Milano
Cara Bruna, dopo la tua ultima lettera scrittami da Genova, non ho più ricevuto tue notizie. È da qualche sera che attendo il postino all’entrata del paese e mi sento rispondere “niente per te”, con rassegnazione aspetto giorno dopo giorno. Se hai scritto regolarmente, credo che a giorni il postino mi consegnerà tue notizie per me è ossigeno.. spero che non hai dimenticato il tuo Tino. Se qualche volta ti ho fatto arrabbiare, non vendicarti in questo momento di bisogno. Bruna, qui è sempre la solita vita. Il lavoro per il nostro reparto, per fortuna è pochissimo, perché nell’ansa in cui ci troviamo per ora tutto è calmo e speriamo che sia sempre così. Ora si lavora per il procurarci circa 350 quintali di legna per questo inverno. Credo che avete incominciato a mangiare qualche grappolo di uva, qui l’unica frutta esistente sono i semi di girasole, i locali li mangiano come caramelle e adoperati anche per fare olio per cucina. Per procurarmi del cibo, giro da una famiglia all’altra, a volte trovo un po’ di miele, altre volte delle uova e con sincerità ti dico che ci si stanca molto girovagando soprattutto quando non si trova niente, è un vero e proprio avvilimento. Questa gente vive in una squallida miseria. Nei giorni passati è venuto a trovarci una pioggia insistente e faceva anche freddo. Si vedevano gente camminare scalzi, mi avvicinai a un ragazzo sui 12 anni e facendomi capire al meglio, chiesi il motivo di essere scalzo, capii che colpa di Stalin, colpa sua per averli ridotti in quello stato per colpa della guerra. Su questi particolari è meglio tacere, al mio ritorno, poi ti racconto. Sto bene come così spero di voi tutti, ricevi tanti baci, tuo marito, saluti a mamma.