Il prete e l’arguto bestemmiatore
Ha appena visto la luce ‘Casamassima nella Grande Guerra’ (Suma Editore), l’ennesimo studio del nostro Vitoronzo Pastore, un ricercatore ormai noto, e non soltanto agli addetti ai lavori. Una notorietà che è frutto di un lavoro certosino e figlio della consacrazione al culto della memoria di quanti dalle guerre non fecero ritorno o che delle stesse divennero reduci ‘segnati’. Il libro, anzi, questo “album famigliare”, come all’Autore è piaciuto chiamarlo, racconta le storie dei tanti casamassimesi che presero parte alla prima guerra mondiale. Un volume al solito poderoso e documentatissimo tra foto, notizie, missive e motivazioni di riconoscimenti ufficiali. Un lavoro amaro tra le righe, e anche più di quanto già suggerisca il tema della guerra. Perché il vero ostacolo alla gigantesca opera di Pastore, iniziata nel 2011 e pervenuta oggi all’ottavo volume (uno di tre tomi), non è tanto la difficoltà peraltro rilevante di risalire a fonti e reperire documenti, quanto il realizzare che l’attenzione verso certi valori è troppo spesso avvertita con sbadiglioso senso del dovere da parte delle Istituzioni e con scoperta indifferenza da parte dei giovani. Tutto ciò è frutto di un pregiudizio funesto, ovvero che la memoria dei caduti (e anche dei sopravvissuti) appartiene al novero delle cose morte e sepolte, ovvero delle cose che avendo fatto il loro tempo possono suscitare l’interesse solo di una nicchia di nostalgici. Errore. Ignorare le lezioni della Storia è viatico di sventura. Il che non vale solo per la guerra. Si pensi a ciò di cui è figlio il Coronavirus… “Casamassima nella Grande Guerra”, dunque, è opera impregnata di commozione. Non di meno, dice il popolo, anche al morto si ride. Ebbene, in mezzo a tanta corrispondenza intrisa del senso della privazione e della precarietà, nonostante una certa prudenza ‘omissiva’ (c’era la Censura), non mancano gli accenti lieti. Ne stralciamo uno : Il soldato Francesco Albenzio (Ciccillo) il 27 giugno 1916, dal Parco Automobilistico di Padova, così scrive a casa : “Papà carissimo, siamo in una discreta cameretta in quattro ; c’è con noi un fiorentino che ci divertiamo a stuzzicare e ci fa ridere un mondo. Poco fa il suo conducente bestemmiava perché gli riusciva difficile montare una copertura ; lui lo richiama e gli dice che chi bestemmia troppo va all’inferno, anzi racconta : Viaggiava una volta in uno stesso scompartimento con un prete un omaccio che non faceva che bestemmiare per tutto il viaggio. Il prete subisce per qualche ora, poi lo richiama e gli dice che chi bestemmia va all’inferno ; ed ecco che quegli tira fuori il suo biglietto e dice : Ma io ho il biglietto di andata e ritorno, se vado all’inferno poi torno qui”.
Italo Interesse