U’ Castidd (Il Castello): uno dei figli dimenticati di Casamassima
di Murizio SALIANI
Erano le sette e un quarto di mattina del 15 novembre 2016 quando, Vito Cessa, allora sindaco di Casamassima, sulla propria pagina facebook, informava tutti di aver ricevuto un avviso di garanzia «relativamente ad un procedimento penale che riguarda Palazzo Ducale (il Castello), immobile di cui il Comune possiede una piccolissima quota percentuale».
Ma cosa era successo?
Il Pubblico Ministero, come dichiarava Cessa, «ha inviato l’informazione di garanzia come atto dovuto, perché doveva procedere all’accertamento tecnico irripetibile, volto ad accertare se l’immobile in questione sia pericolante e, seconda condizione altrettanto necessaria, se ne derivi un pericolo per le persone, perché il reato astrattamente ipotizzato, il 677, richiede la necessaria coesistenza sia dell’elemento materiale dello stato di rovina dell’immobile, ma anche e soprattutto il pericolo da tale stato di rovina per le persone».
Risultavano indagati anche il Segretario Generale del Comune, Pietro Lorè e il responsabile dell’Ufficio Tecnico dell’epoca Giuseppe Sangirardi.
Il Palazzo Ducale di Casamassima, conosciuto da tutti come u’ Castidd, non ha mai goduto di particolari attenzioni da parte dei proprietari l’immobile, compreso il Comune che ne possiede una piccola unità abitativa. Neanche il Decreto del Direttore Regionale per i Beni Culturali e del Paesaggio della Puglia del 29 settembre 2010 che ne riconosceva l’Interesse Culturale è riuscito a far si che si compissero tutti quegli atti conservativi che ne garantissero la salvaguardia.
Precarietà dell’intera struttura sancita dall’intervento dei Vigili del Fuoco dell’ aprile 2013 che constatavano una situazione di potenziale pericolo dovuta all’evidente stato di degrado, abbandono e vetustà. U’ Castidd, risultando prospiciente ed edificato in aderenza ad altre costruzioni, rappresentava un pericolo per l’intera area a causa di possibili cedimenti strutturali, potenzialmente derivante da eventi naturali e dall’effetto dell’apparato radicale della vegetazione che si era insinuata nella muratura portante in pietrame.
In seguito alla segnalazione dei Vigili del Fuoco, l’allora sindaco Domenico Birardi, il 26 aprile 2013, con un’Ordinanza, decretava l’interdizione pedonale, veicolare e carrabile nelle vie confinanti il Palazzo Ducale compresa l’interdizione all’accesso a tutti i proprietari degli alloggi presenti all’interno del Palazzo.
Seguivano negli anni interventi che oggi appaiono disorganici e che non risolvevano, ma anzi peggioravano, aggravandolo, il problema.
Il Comune, nonostante fosse proprietario di un’unica unità immobiliare costituita da un solo vano, con accesso dal civico 8 di via Arco delle Ombre, pare si sia completamente sostituito ai diversi proprietari, obbligati ad intervenire ma rimasti inerti, nell’esecuzione dei lavori di restauro e nella relativa spesa, senza alcuna azione di recupero delle somme spese.
Non sappiamo poi se gli interventi di varie ditte con alla guida dell’Ufficio Tecnico di Donato Capacchione, in riferimento ai lavori di somma urgenza da eseguirsi presso il Castello, siano avvenuti con le necessarie autorizzazioni da parte la Soprintendenza.
Fatto sta che gli interventi che possiamo considerare tampone hanno fatto si che nessun riguardo si avesse per salvaguardare i solai lignei risalenti ad alcuni secoli fa, di infissi e di opere decorative in pietra che oggi sono andati completamenti distrutti. Anche quei teloni in plastica blu ancora visibili non potranno mai essere considerati interventi tecnicamente utili alla conservazione del bene.
Il tempo trascorre inutilmente sino ad arrivare a quell’esposto di un proprietario, Alfonso Posa, deceduto a gennaio del 2017, allorquando sul finire del 2016, in piena era Cessa, presenta alla Procura della Repubblica formale denuncia in cui segnala ancora la presenza di impalcature all’interno del cortile il Palazzo Ducale con i lavori che si sono bruscamente interrotti nel 2013.
Ed è da questa denuncia che inizia il lavoro del Magistrato che oggi decide, dopo tutte le perizie del caso, il sequestro preventivo del Palazzo Ducale, u’ Castidd, di Casamassima.
Ma vorremmo trarre una morale da questa storia.
Da queste pagine non ci siamo mai sottratti a critiche, anche feroci, nei confronti del sindaco Cessa, ma oggi, ci sentiamo di affermare che Cessa, la punta dell’iceberg dell’intera storia che ruota intorno al Castello di Casamassima, non può essere il solo a pagare per responsabilità che non sono solo ed unicamente sue.
È dagli anni 60 che si è cercato, malamente, di risolvere i problemi prima di staticità dell’intera struttura e poi di conservazione dell’immobile divenuto poi di Interesse Culturale. Si sono succeduti sindaci ed amministrazioni con colorazioni politiche diverse e decine di funzionari tecnici che avrebbero dovuto con più oculatezza ed attenzione e professionalità, affrontare i mille ostacoli che un restauro porta con se, ma oggi, dopo decenni, ci accorgiamo che gli interventi sono stati addirittura deleteri e che hanno anticipato finanche il tempo nel rendere praticamente impossibile il recupero di quell’opera sorta nel XII secolo ed ampliata sino al XVII secolo. Certo, Cessa avrebbe dovuto essere parte attiva, aprire i cassetti per ricercare verità nascoste, ma non ci sentiamo di farle pagare interamente al sindaco caduto a luglio 2017, quelle colpe nella mancanza di portare in luce quelle verità sottaciute. Non siamo né tecnici e né magistrati, ma crediamo che le responsabilità vadano fatte ricadere fra tutti coloro i quali si sono succeduti alla guida politica ed amministrava del paesello, senza sconti per nessuno e proporzionalmente alle azioni messe o non messe in atto per risolvere degnamente la questione. Certo, l’allora sindaco Cessa avrebbe dovuto notare sicuramente, se solo avesse voluto porgere lo sguardo, che il Castello aveva bisogno di interventi: quella vegetazione spontanea fra le pietre avrebbe dovuto significare qualcosa a lui che tecnico non è. Ma l’inerzia di uno non può racchiudere in se colpe, errori ed omissioni che non hanno un unico padre.
E se le colpe sono dei politici e di quei funzionari che i politici scelgono a capo degli uffici, allora le colpe ricadono inevitabilmente sui cittadini che scelgono quei politici che poi i funzionari reclutano.
La mancanza di partecipazione attiva da parte i cittadini che firmano una delega in bianco ai propri rappresentanti, dovrà necessariamente finire. La tutela delle nostre bellezze passa anche da un continuo ed assiduo controllo di noi cittadini che il lavoro del politico dovranno imparare a sorvegliare.
Nel frattempo le famiglie residenti quelle case ricavate all’interno del Castello dovranno sgomberare al più presto.
E l’ex Monastero di Santa Chiara?
http://mauriziosaliani.it/u-castidd-uno-dei-figli-dimenticati-casamassima/
Immagini dell’8 febbraio 2018
L’identificazione, la protezione, la tutela e la trasmissione alle generazioni future del patrimonio culturale e naturale di tutto il mondo rientrano tra le missioni principali dell’UNESCO.
Il Patrimonio rappresenta l’eredità del passato di cui noi oggi beneficiamo e che trasmettiamo alle generazioni future. Il nostro patrimonio, culturale e naturale, è fonte insostituibile di vita e di ispirazione.
Nella convinzione che l’applicazione degli ideali UNESCO e la diffusione della Cultura del Territorio e del Paesaggio nell’accezione definita dalla Convenzione Europea del Paesaggio, ratificata dallo Stato italiano con Legge n° 14 del 9 gennaio 2006.
https://www.ambientediritto.it/Legislazione/beni%20culturali/2006/l%202006%20n.14.htm
La legge n° 14… propone il tema della responsabilità delle istituzioni, ai diversi livelli di rappresentanza e di funzioni di governo, nella valutazione degli interessi che sono alla base degli interventi sul paesaggio.
La Convenzione si pone infatti due obiettivi principali:
1) promuovere la protezione, la gestione e la pianificazione in un’ottica di sostenibilità;
2) sostenere la cooperazione europea.
Diviene fondamentale per il raggiungimento di questi scopi la funzione che possono svolgere i gruppi e le rappresentanze intermedie, anello di congiunzione tra la società civile e le istituzioni, ai quali spetta preliminarmente il compito di selezionare proposizioni che vadano nella direzione di rafforzare il bene comune e l’interesse generale, scartando per quanto possibile soluzioni egoistiche o di parte.
Consultare: http://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2017/02/09/cultural-heritage/
Noi casamassimesi non abbiamo niente da celebrare sul Patrimonio Culturale 2018. In questi ultimi 30 anni il Paese ha, per fortuna, avuto eccellenti Amministratori e Politici di cui la loro capacità ha influito non poco sul turismo casamassimese.
Bisogna riappropriarsi della identità dei luoghi e della loro relazione con l’esperienza umana, favorendo il recupero delle radici storiche e ambientali.
Chi non rivendica il proprio diritto, lo perde!
Immagini dell’8 febbraio 2018 – Monastero di Santa Chiara
Anche questo patrimonio, tra non molto, forse, sarà sottoposto a sequestro preventivo. Poichè il passato ci ha insegnato che cambia il Maestro e la musica è sempre quella, mettiamoci a suonare insieme con strumenti diversi: gli articoli della Costituzione Italiana e le sue Leggi.