Finalmente a casa
Le emozioni del caporale Attilio, le sue lacrime, i suoi timori e le sue speranze si realizzarono
Penso che il suo ritorno a casa abbia procurato salti di gioia a tutta la famiglia, penso alle lacrime e alle carezze della sua mamma, della sua nonna, del papà, della famiglia tutta.
Ho letto tutta la sua corrispondenza; quelle riportate è stata da me scelta per raccontare la sua storia, è Attilio che la racconta, testimonianza indelebile; le sue lettere gli si sono strette intorno come catene, come anelli robusti; come robusto è l’individuo, un albero pieno di frutti: Spetta a noi gestirle come memoria infinita e saper trarre la certezza della speranza, dell’amore, del rispetto, dell’eguaglianza, della giustizia, della libertà per noi e per il prossimo.
Qualche anno fa, in un mercatino di Milano, trovai su una bancarella una mole di corrispondenze militari e di prigionieri della Grande Guerra; comprai in blocco quasi ottocento pezzi tra cartoline in franchigie e lettere in buste, tra quelle vi era la corrispondenza del caporale Attilio Fiameni; non ho mai avuto l’onore di conoscerlo, né tantomeno i suoi famigliari, sono quasi certo che farà piacere a loro e ad Attilio da lassù, che le sue vicissitudini, i suoi patimenti, la fame, il freddo, il rischio di morte durante i periodi di fuoco in trincea, pari a tantissimi altri, siano stati raccontate con dovizie di particolari, ricordando a tutti che il passato è un fantasma da non ripetersi e che il futuro è un sogno, il sogno del caporale Attilio che si realizzò.
Cartolina della Croce Rossa per corrispondenza Prigionieri di Guerra, manoscritta da Attilio FIAMENI, internato nel campo di Ostffyasszonyfa (Ungheria), matricola 87640, 11° Gruppo, timbro lineare della censura del campo, triangolare della censura austriaca, rettangolare della C. R. I., inoltrata per Soresina (Cremona), timbro di arrivo il 17.2.18
Ostffyasszonyfa, 17.12.17. Cara mamma, dal mio precedente scritto già sapete che mi trovo qui internato prigioniero. Bramo notizie vostre e unito avete qui il mio indirizzo. Voi mi scrivete subito facendomi sapere come state e se le mie speranze di un vicino abbraccio siano possibili. Siate però discreti e attenetevi alle norme prescritte, scrivete con cartoline della Croce Rossa. Consigliatevi con chi del caso è pratico e così pure per l’invio dei pacchi con pane biscotto e gallette che subito mi manderete, nel pacco mettete qualche rocchetto di filo con aghi per cucire, qualche pacchetto di tabacco, alcuni sigari, alcune penne. Scrivete ad Alfredo e fategli sapere. Per i pacchi abbonatevi alla croce Rossa pagando la rata com’è d’uso. Non pensate più male di me che sono al sicuro. Pregate Iddio che ci conceda un anno migliore mentre io vi porgo per esso i più fervidi auguri, saluti a tutti e a quanti domandano di me, arrivederci e baci, vostro figlio Attilio.
Lettera in busta dal campo di Ostffyasszonyfa, manoscritta” La vigilia di Natale” e consegnata il 24.3.18
Cara mamma, l’anno scorso ricordo che a quest’ora mi incontrai con Alfredo a Maggianico e con lui andai a Lecco a passare una parte di questo giorno. Quest’anno è molto cambiato, non mi consoleranno le campane che suoneranno domani mattina in gloria a Gesù. Pace purtroppo ancora non sarà, e fino a quando? Augurandovi un Natale buono a tutti, vorrei sperare tra voi anche Alfredo, come l’anno scorso, del Nino non ne voglio dubitare e benché da tanto tempo da voi non ricevo notizie, credo che sia sempre a casa come prima. Ardentemente aspetto vostre nuove, con le ultime novità. Voi potete scrivere molto più spesso di me usando le cartoline della Croce Rossa. Fatemi sapere dei vostri affari e se continuate a fornire il pane al ricovero. Speriamo di poter presto prestare il mio aiuto e parlatemene in proposito. Per Pasqua? Chissà! In ogni modo fate sempre conto su di me e preparate il maiale ben grosso. Aspetto ora anche i pacchi contenenti il pane e qualcuno anche con un po’ di pasta con alcuni dadi e altro per condimento. Se il pacco è fatto da voi, potete fare pane grosso allungato, molto ben cotto, che si conserva anche non biscottato, il sapone e qualche penna per scrivere. Per il resto regolatevi per l’abbonamento della Croce Rossa. Non pensate male tanto di me che sto di salute bene, chi soffre è il cuore trovandovi tanto da me lontano. Conservate i miei scritti, tenete con cura i nostri libri e prego il Nino che conservi e acquisti quelle pubblicazioni che mi potranno interessare, compreso l’Almanacco Popolare Sozogno come facevo io gli altri anni… a me mandate un piccolo almanacco tascabile per sapere almeno quando è Pasqua. Altro non ho a dirvi, state tutti bene e auguri pel 1918. Vostro Attilio.
Lettera in busta dal campo di Ostffyasszonyfa
26 dicembre 17. Cara mamma, anche il Natale di quest’anno più che mai triste è passato. Nulla di differente degli altri giorni, solo mi sono alzato a mezzanotte per andare alla Messa e nulla più. I giorni passano uno dopo l’altro, domani ricorrono due mesi da che ci ritirammo e il 30 ottobre fui prigioniero come già vi scrissi in una lettera prima che arrivassi a Lubiana. Da quella città sono partito il 6 dicembre e qui sono arrivato il 9. Qui ho potuto finalmente darvi il mio indirizzo che prima non potei. Il 14 novembre scrissi alla Nunziatura di Vienna perchè per mezzo loro potevano comunicare il mio stato. Io spero che già da parecchio sapete l’avvenuto e più presto abbiate deposto gravi e giustificati timori. Invece dal conto mio non ho più saputo nulla, né di voi e né di Alfredo, non so neanche se il Nino sia stato lasciato tranquillo dopo l’ultima chiamata. Io però confidando nella sua ultima lettera che mi arrivò due mesi fa, il 24, spero sia sempre a casa. Io vi esorto a scrivermi più spesso che potete, fatemi sapere tutto quanto riguarda le mie speranze. I vostri scritti mi potranno salvare dalla mia abituale tristezza. Per i pacchi già vi ho parlato, voi fate come meglio conviene e secondo il buon criterio vostro. Benché non fumo, mettete qualche pacchetto di tabacco per compensarmi con qualche compagno e per altre cose. Scrivendo accennate sempre alle mie inviate tanto per regolarmi e indicate la roba che mi mandate coi pacchi. Speriamo che il disturbo non sia per molto tempo e di potervi finalmente riabbracciare e per sempre. Vi saluto tutti affettuosamente, Attilio.
Lettera in busta dal campo di Ostffyasszonyfa
6 gennaio 1918. Cara mamma, un anno oggi sono partito da Maggianico per Lecco, dove sarò fra un anno? Quante me ne sono capitate da quel giorno in poi! Proprio da farne un’Odissea come quella di Omero. Qui intanto nulla di straordinario, sempre lo stesso, per rompere la monotonia prendo qualche volta la matita e scrivo; leggo qualche libro, unico avanzo di tutti quelli che raccolsi a San Giorgio di Nogaro, il giorno precedente della mia cattura. Attendo sempre con pazienza vostre notizie con buone novelle e il primo pacco contenente qualche saporita pagnotta, pasta o altro. Ora non sapendo quando sarà la benedetta pace che mi riconduca fra voi, dopo tanto sospirare di una licenza mai avuta per cose che mi raccapricciano, vi dirò quanto bisogna che fate in mia assenza. Già da un pezzo e da quando ero in grave pericolo in trincea vi scrissi per ciò che riguarda l’assicurazione con Gerosa. Vi annotai di pagare le quote scadute e per non accumulare multe e non perdere il premio. Ora questo pericolo è scomparso, resta però sempre conveniente stare al corrente per non pagare multe, fatelo e scrivetemi in proposito. C’è dell’altro, un debito che ha la 864^ Compagnia Mitraglieri nei miei confronti, trattasi che dal 10 ottobre al 28 ottobre, giorno in cui, mio malgrado, rimasi staccato dalla Compagnia e fatto prigioniero. Sono 18 giorni che a 65 centesimi formano la somma di lire 11,70, è la mia paga, dispiace perderli, fatene richiesta al mio comando, sono obbligati e voi me lo farete sapere. Chiudo salutandovi tutti con affetto, la nonna, le zie e zii, mandate sempre mie notizie ad Alfredo, addio, Attilio.
Lettera in busta dal campo di Ostffyasszonyfa
9 gennaio 1918. Cara mamma, non avrei tanto da dire, ma siccome so quanto potete aver piacere leggere mie notizie e lo provo io che da tanto tempo non so più nulla né di voi e neanche di Alfredo. Io sto sempre bene nonostante il rigore della stagione, vi basti sapere che non ho il mio solito raffreddore d’inverno. Siamo discretamente alloggiati in grandi baracche e riparati, si riposa molto fino alla noia che si schiaccia soltanto leggendo alcuni libri che ci facciamo passare l’un l’altro; si scrive un po’, per esempio ieri e stamane mi sono divertito a scrivere i piatti del giorno che voglio adottare quando verrò a casa, tutto questo per passare il tempo e divagarsi. Ma il miglior svago sarebbe quello di poter masticare roba di casa, quale una pagnottona che già mi avete spedito per mezzo della Croce Rossa e mai arrivata. Vi ho anche scritto di mandarmi un po’ di pasta, meglio quella intera che fa poco volume, un po’ di condimento, qualche pacco di tabacco e come già vi dissi, carta e buste per lettere, il pane e il resto. Ė roba che non va a male per parecchio e ha molta sostanza. Mi manca inoltre un caro compagno, averlo mi terrebbe grata compagnia, è l’orologio, quello vecchio lo tengo in tasca, ma è morto. Quello di metallo del babbo sarebbe ottimo, mandatemi altro orologio di poco valore. Saluti a tutti, addio, speriamo, Attilio.
Cartolina della Croce Rossa per corrispondenza Prigionieri di Guerra, manoscritta da Attilio FIAMENI, inoltrata il 28.1.18 dall’Ufficio Postale di Heves (Ungheria) matricola 87640, timbro triangolare della censura austriaca, rettangolare della C. R. I., timbro di arrivo il 18.3.18
La cartolina prestampata della C. R. presenta la cancellazione del campo di Ostffyasszonyfa, manoscritto l’identico numero di matricola e la località cambiata, infatti, il timbro apposto sul lato superiore destro è l’annullo dell’ Ufficio Postale di Heves, località dell’Ungheria. Nell’elenco dei Campi di Prigionia non risulta l’esistenza di tale campo, è da supporre che il caporale Attilio sia stato trasferito in tale località e inserito in una azienda di lavoro.
Heves, 27 gennaio 1918. Cara mamma, sto benissimo, spero fino all’epilogo della mia cattività, che bramo ardentemente vicina. In continuazione della precedente sappiate benché io abbia traslocato, i pacchi mandati ad Ostffyasszonyfa, pervengono qui lo stesso, tuttavia attendetevi al nuovo indirizzo. Mettete ora nei pacchi al posto della pasta e tabacco, alcuni pezzi di sapone e 3 o 4 rocchetti di filo da cucire, il resto pane e roba che sapete che mi piace, anche un pacco di calze. La nonna, spero sempre che sia in buona salute, compie 89 anni, desidero che le facciate fare una fotografia, poiché sognandomi una notte che non fosse più, mi dispiace non avendone una di recente, dal canto mio vedrò potervene inviare una mia da questo luogo. Saluti e baci a tutti, Attilio.
Cartolina per Prigioniero di Guerra inoltrata da Soresina il 1° febbraio 1918 per il caporale Attilio internato al campo di Ostffyasszonyfa (Ungheria), timbro rettangolare della censura C. R. I. e triangolare del censura di Vienna
Caro Attilio. Ricevute tue notizie. Il telegramma del Papa l’abbiamo ricevuto il giorno 20 novembre 1917. Ieri abbiamo pure scritto una lettera, la prima. Io come vedi sono ancora a casa. Sono stato di nuovo alla visita ed escluso dal servizio militare. Alfredo è in licenza invernale, è sempre al solito posto. Siamo stati in ansia più di due mesi per il tuo silenzio, perché oltre a quel telegramma più nulla avevamo ricevuto da te. Ora siamo più contenti e faremo il possibile per farti avere nostre notizie, sebbene ciò sia difficile. Quello che ti scongiuriamo è di non lasciarti prendere dalla malinconia. La Provvidenza ti sarà sempre al fianco. Noi stiamo tutti bene e gli affari sono normali. Ti manderemo i pacchi subito. Sta allegro e non pensare male di noi. Baci dalla mamma a affettuosi saluti da tutti i familiari e parenti, abbracci, tuo fratello Nino.
Lettera in busta dal campo di lavoro di Heves
2 febbraio 1918. Cara mamma, quasi tutti i giorni ricorre una data, quella dell’anno scorso ero in viaggio per Caporetto, e quella fu la prima del mio calvario, di quelle che ora trascorro e che in seguito trascorrerò. Come già vi scrissi nelle due precedenti cartoline mi trovo accomodato in questo paese dell’Ungheria, un paese importante; è capoluogo di provincia, potete consultare l’enciclopedia. Sono con i miei compagni impiegato in lavori murali, lavori poco pesanti e a cui mi adatto benignamente perché mi dà da mangiare, quantità e qualità ben superiore di prima del 30 ottobre. Dunque, per conto mio potete stare tranquilli e pensare soltanto a quanto può abbisognarmi per il restante. Quindi, mi manderete sempre come dissi, qualche pacco di pane che sapete, vi chiesi di mandarmi un orologio, se si può. Mettete sempre filo da cucire e sapone che mi abbisogna molto e per avere il cambio di biancheria. Oggi è la festa della Purificazione, come un ungherese qualunque sono uscito e sono stato come pure domenica scorsa in chiesa alle funzioni religiose. Benché sia molto diverso di quando ero a casa, pure mi rammenta molte cose e mi dà l’illusione di essere a voi molto più vicino di quanto non sono. Aspetto tuttavia con grande impazienza una buona notizia che mi dia la speranza di poter presto riabbracciarvi. Per fortuna le giornate mi passano rapidamente che non mi accorgo, la mattina, dopo un comodo riposo, dopo alzati ci danno la pagnotta di 800 grammi e un pezzo di lardo, la sera un rancio composto di patate e orzo. Questi ungheresi sono bravissime persone, cortesi, proprio oggi ho avuto un dono, peccato non potersi comprendere per la lingua diversa. È curioso quando per la strada ci si incontra con altri prigionieri, in quattro con me oggi, un russo, un serbo e un montenegrino, ci guardiamo in faccia e ridiamo in confusione di linguaggio. Raccomandandovi l’indirizzo sulla busta, baci e abbracci a tutti, addio, Attilio.
Cartolina per Prigionieri di Guerra inoltrata da Soresina il 25 febbraio 1918
Caro Attilio, la mamma vorrebbe scrivere lei questa cartolina ma trovo meglio scrivere sempre io per essere in po’ più chiaro. Oggi spediremo il 7° pacco. L’ordine di spedizione è di un pacco per settimana e un altro supplementare di generi diversi ogni due settimane, questo sino a 5 kg invece di 2. Da te fino ad ora abbiamo ricevuto tre scritti in questo ordine: lettera del 26.12, cartolina del 17.12 e lettera diretta alla nonna il 17.12. cartoline doppie non possiamo inviarti per ora malgrado la buona volontà. La nonna ha celebrato il suo 89° compleanno felicissimamente. Io sto bene, la mamma, il babbo, Alfredo pure e anche la nonna, le zie egli zii. Tu guardati di stare allegro e spera più che bene. La Provvidenza ti sia sempre compagna. Saluti affettuosi da tutti i tuoi famigliari, Nino.
Lettera in busta dal campo di lavoro di Heves
Primo aprile 1918. Cara mamma, un anno fa mi trovavo ai piccoli passi sul funesto monte Nero, ricordo di avervi espresso la speranza che il dì di Pasqua futura di essere in famiglia, è passata anche questa, molto più lontano, diversa soltanto per una salute migliore. Siccome ho imparato ad essere più prudente, mi guarderò bene di assicurarvi di passare la prossima in famiglia. Sia però sempre permesso di sperare in meglio. Per me la giornata di ieri è stata come tutte le altre domeniche. La Messa e passeggiate, la vita del resto qui passa come al solito e si lavora per guadagnarsi da vivere. Una difficoltà grande è la mancanza di conoscenza della lingua ungherese, più difficile della tedesca, potessi almeno esprimermi con alcuni almeno in francese come facevo prima in Austria! Ma qui il francese è sconosciuto da tutti come l’italiano. In ungherese ho imparato finora ben poche parole e poche altre ne imparerò, col tempo forse. Ho scritto a Milano di mandarmi un dizionario e grammatica che sempre attendo invano come i pacchi e le lettere di casa. Anzi siccome per la posta le cose vanno per le lunghe, già vi scrissi di sospendere per ora i pacchi, si disperdono, le lettere scrivetele sempre e fatemi sapere tutto il possibile e dove si trova Alfredo e Nino. Nella mia ultima lettera vi narrai le mie estreme vicende e come arrivai dopo cinquanta giorni di prigionia a Ostffyasszonyfa, qui rimasi fino al 20 gennaio e non poco penai. Partimmo il 21 per Budapest e il 22 percorso 670 km in ferrovia attraverso le sterminate pianure ungheresi, fummo a destinazione qui a Heves dove venimmo alloggiati presso questa grande fattoria per il lavoro nel bosco, per ora e per altro probabile avvenire. Speriamo sempre nella pace e che possa troncare tutto e che presto possa salutare questi luoghi e per sempre. Quando sarò a casa racconterò i costumi di qui e la visione di questi luoghi affatto ingrati e per molti lati piacevoli, saluti a tutti e arrivederci, per quando? Attilio.
Cartolina per Prigionieri di Guerra dal campo di lavoro di Heves
23 giugno 1918. Cara mamma, come dissi nella precedente di ieri ho ricevuto i primi 6 pacchi in relativo buono stato. Sono restato molto contento e soddisfatto dopo tanto attesa. Nella confezione di essi ho subito scorto la tua mano amorosa e previdente nell’includere in essi proprio la roba che normalmente più abbisogna e che più desidero. Se poi fossero arrivati tutti e al completo sarebbe stato troppo. Due pacchi di pane erano al completo e ho potuto vedere dopo tanto tempo il pane che fate, anche questo è buono, tanto bisogno era che non si abbia. Un pacco di biancheria spedito il 4 febbraio e che vale un tesoro, è mancante di parecchie cose, come camicia, giubba, sapone, e lardo. Ma per fortuna di camicie, se non in buona stato ne ho ancora tre e la giubba di panno è ancora buonissima. Avrei estremo bisogno di mutande. Negli altri tre pacchi ho trovato due salumi, farina di granturco e riso, qui preziosissimo. Fate pure ancora di pacchi simili di tanto in tanto. Baci e affettuosità a tutti, Attilio.
Lettera in busta dal campo di lavoro di Heves
29 giugno 1918. Cara mamma, anche quest’oggi sono persuaso che parecchie volte avete pensato a me, ricordando che proprio un anno oggi principiava il secondo atto della mia tragedia colla partenza da Brescia per il fronte. Oggi ho saputo da un prigioniero nuovo arrivato, faceva parte della mia Brigata, nella zona si trovano i miei compagni di Compagnia e di Reggimento, catturati parecchi giorni dopo di me. Ho saputo come il mio colonnello sia caduto alla testa della Brigata. Tutte cose che vengo a sapere a mozzicone come le altre. Qui poco di nuovo, il solito lavoro e non si sa quando cambierà. Oggi è giornata piovosa che mi impedisce di andare a fare le fotografie come vi promisi, i denari non mi mancano. Stamattina sono andato a prendere il mio orologio, già pronto e va bene, ho pagato nove corone, un piccolezza per qui, una corona l’ho spesa per comprare un busta di carta da lettera, qui ne vedete la carta e la busta che costano dieci centesimi o filler. Siate tranquilli che non mi va fuori un centesimo senza che prima ne abbia ragionato, come ho sempre fatto e come farò; qui non attendo altro che posta frequente. Scrivete sempre. Quando ai pacchi vi dissi di mandarmi uno ogni tanto, in un pacco mettete un cappello usato, sgarbato anche, che qui può fare eccellente figura. Saluti affettuosi a tutti, Attilio.
Cartolina per Prigionieri di Guerra dal campo di lavoro di Heves
25 luglio 1918. Cara mamma, ricorrendo oggi per la data di quel tristissimo giorno che partii da casa, unisco le lacrime di oggi a quelle sparse in quel nefasto giorno, leggendo la tua lettera che pure essa ricordava. Un altro anno passato fra le amarezze e la delusione fra nutrite e accarezzate speranze e molta fortuna. Che potrò oggi dire dopo tante prove e di amari disinganni? Veggo una fiaccola lontana che tramonta, fin qui una debolissima luce, è quella la mia speranza, è quella il faro del mio porto. Ieri sera ho ricevuto la tredicesima vostra con la data del 4 giugno, come vi adulate per me, ora la posta funziona e sono relativamente contento. Affettuosi braci e abbracci, Attilio.
Lettera in busta dal campo di lavoro di Heves
15 ottobre 1918. Cara mamma, eccomi tornato vivo finalmente e a voi. Dopo tante e svariate vicende e avventure più che rocambolesche sono ritornato a Heves in uno stato da far pietà, lo confesso. Ma ora la pace è vicina e non starò più tanto sulle spine e col cuore lacerato per così lungo distacco, brilla una stella, forse quella che guidò i Re Magi sulle tracce del Salvatore. La spedizione di Romania per poco non mi è costata la vita, tanti i pericoli a cui mi esposi coraggiosamente in cerca della strada che mi conducesse fra le tue braccia e di tutti voi. Due mesi e mezzo passati fra orribili stenti in un viaggio, a piedi, solo e soletto. Partito come già vi scrissi da Heves il 29 luglio, il 3 agosto venni arrestato a Balmazujvaros e qui stetti fino al nove settembre, giorno in cui tagliai un pezzo di corda. Il 10 a Debrecen, il 24 in Transilvania, poi di nuovo arrestato a Bestenze. Libero di nuovo diedi l’assalto ai Carpazi e quassù fui per morire di fame, sbandato e perduto in quelle tremende boscaglie, tre giorni senza mangiare. Arresomi alle autorità ungheresi di frontiera, dopo due giorni di nuovo libero, in ferrovia entrai a Bucovina, sfinito, morto di fame, ammalato e sfiduciato, arrivai a 15 km dal confine fui arrestato a Bristine e ricondotto indietro a Dorna Watra in prigione, vi rimasi due giorni e poi libero; il giorno 10 ottobre bramando di nuovo e sospirando il mio caro Heves, prendevo il treno a Dorna Watra, arrivai la sera tarda a Kolozsvar, ripartì il mattino e dopo 600 km eccomi arrivato a Heves. Trovai alcuni vecchi compagni, qui mi ristorai e il giorno dopo ero già destinato a un nuovo padrone, sto relativamente bene a fare il domestico, si sta in casa, si mangia bene, i padroni sono dei veri signori. La pace è vicina e presto ci rivedremo, Addio.
NB. Delle località Bestenze e Bristine non ho trovato riscontro
Ultima lettera in busta del 30 ottobre 1918 inviata da Budapest
Cara mamma, come vi ho già scritto sono arrivato a Budapest ieri alle 3 pomeridiane, mi ha accolto una forte pioggia. Stamattina, dopo un discreto riposo e al riparo dal freddo, sono venuto qui, dove indicato, per il mio nuovo lavoro; un prestinaio grosso con quattro forni. I lavoranti sono tre e io sono il quarto. Il lavoro è molto spiccio, come è in uso in Ungheria, si usa fare pane molto grosso, fino a 10 kg, con la loro farina si riesce a farlo rovesciare in forno, insomma per ora faccio il panettiere, mi allenerò per farlo di nuovo come di già a casa nostra, speriamo non molto. Molto bello è farlo ora che si avvicina l’inverno, la più grande paura dell’infelice prigioniero che è per lo più destinato a sentirne la crudezza. Bello per me farlo in una così grande città, mi divagherà e mi solleverà di quella malinconia che a tratti o a periodi mi sopprime.
Un anno stamattina, durante la nostra ritirata dall’Isonzo, dopo le più aspre e tremende giornate, rimasto staccato dal grosso del mio Reggimento, fui con altri catturato dagli Austriaci a San Giorgio a Nogaro. Mi presero sofferente per i piedi già congelati, arrivammo il 2 novembre vicino a Trieste, dopo pochi giorni guarii. La fame e il freddo li patii molto. Incomincia una vita tollerabile a Heves, dove arrivai come sapete il 22 gennaio, colà mi stancai affetto dal mio triste umore e tentai la sorte per liberarmi, il 29 luglio partii, dopo tante vicende incredibili, chissà quando potrò varcare la soglia di casa mia. Speriamo che qui non faccia il nido. Per la posta e altro sostate fino a quando vi invierò il mio nuovo indirizzo. Saluti a tutti e arrivederci, ma quest’anno non so, Attilio.
Finalmente in Patria
Franchigia manoscritta dal caporale Attilio FIAMENI, inoltrata l’11.12.18 dall’ufficio Postale di Podenzano (Piacenza), per Soresina
Podenzano, 14.12.18. Cara mamma, certamente, o almeno spero, prima ancora che la presente arrivi, sarò io stesso a casa. Qui per ora sto sempre bene, si è già fatto tutto l’occorrente e non manca altro che la mia sospirata licenza sia firmata. Adesso sono a Podenzano, qui sono arrivato ieri, reduce di Gossolengo dove rimasi due giorni soltanto. Lunedì mattina spero di essere a casa e così passerò le feste di Natale e capo d’Anno. Dopo allo scadere della licenza mi presenterò al Deposito del 73° a Lecco, speriamo bene e che tutto sia finito, a presto, Attilio.
Tratto dal libro “Cara Mamma” dell’Autore, incluso le immagini dal proprio archivio privato