Aviazione

Aviere Giovanni BONANNO – M. O. V. M. – Vitoronzo Pastore

 Giovanni BONANNO

Nacque a Misilmeri (PA) nel 1919, moriva in combattimento nel cielo di Cannet des Maures il 15 giugno 1940. Dopo aver frequentato la Scuola di avviamento industriale di Palermo, venne assunto alla filiale dell’Alfa Romeo come apprendista motorista e vi rimase fino al novembre 1938. Realizzando una vecchia aspirazione, si arruolava volontario nell’aeronautica. Fu inviato presso la Scuola tecnica industriale “Bernini” di Napoli per frequentare il 19° corso normale motoristi della 4ª Z.A.T. (Zona Aerea Territoriale), veniva nominato motorista nell’ottobre 1939 e trasferito al 7° Stormo da Bombardamenti di Lonate Pozzolo; nel dicembre successivo venne promosso aviere scelto motorista. Alla dichiarazione di guerra fu trasferito all’Aeroporto di Bresso e pochi giorni dopo, il 15 giugno, durante un volo di ricognizione su alcuni campi d’aviazione francesi, perdeva la vita.

Gli venne concessa la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria con la seguente motivazione:

 Motorista a bordo di un apparecchio da ricognizione strategica si prodigava in una difficile ed aspra missione di guerra su basi nemiche munitissime, tra l’imperversare furioso della battaglia. Benché ferito e pur avendo ricevuto l’ordine di lanciarsi con il paracadute, riusciva a raggiungere la cabina di pilotaggio del velivolo, incendiato dal fuoco dei caccia nemici, per contribuire alla salvezza dell’equipaggio. Mentre l’aereo precipitava come torcia immane, riusciva, con suprema dedizione, ad aiutare nel lancio il suo comandante gravemente colpito che poteva così salvarsi. Investito dalle fiamme nel generoso atto offriva la fiorente sua giovinezza alla Patria, oltre il dovere. Purissimo, commovente, superbo esempio di quella abnegazione che, senza speranza di premio né aspirazione a ricompense, trasforma talvolta umili soldati in fulgidi eroi. Affermazione sublime delle virtù delle genti d’Italia.

Cielo di Cannet des Maures, 15 giugno 194o

Franchigia illustrata da De Vita, edita dallo Stato Maggiore Regio Esercito

L’episodio che gli valse la concessione della massima ricompensa all’aviere scelto Giovanni Bonanno appartiene alla categoria di quelli destinati a passare alla storia, destinati a far scrivere tra le pagine della storia il nome di quelli umili combattenti che, superando se stessi, sanno raggiungere con un gesto le più alte vette del valore. Questo bruno eroe siciliano seppe essere degno delle più rare tradizioni aviatorie e dimostrò di quale tempra siano gli specialisti dell’Arma e di che cosa essi siano capaci. Non che non fosse un elemento di eccezione; era uno dei tanto motoristi che fecero parte degli equipaggi di volo e che si vedevano sempre affaccendati intorno ai motori, con le mani sporche di grasso, gli occhi attenti ad ogni particolare e i piccoli gradi rossi attaccati alla tuta di lavoro con un grosso spillo. Era una dei tanti specialisti che condividevano con i piloti i rischi e le gioie del volo, in pace e in guerra, nei momenti belli e in quelli brutti. Ma al momento opportuno, quando se ne presenta l’occasione, questo ragazzo semplice rivelò la nobiltà del suo temperamento e passò nelle prima schiera dei valorosi.

Il 15 giugno 1940 siano ai primi giorni di guerra e le azioni della 1^ squadra Aerea contro la Francia continuavano regolari e metodiche, contraddistinte da un particolare criterio operativo che prevedeva tra l’altro l’effettuazione di azioni audaci e ben congegnate, contro il dispositivo aereo avversario. Il Comando di Squadra ordinò che, in concomitanza ad una serie di attacchi a volo radente effettuati da reparti da caccia contro i campi di aviazione nemici della Provenza, un velivolo da ricognizione strategica compisse una ricognizione fotografica a vista su detti campi, in maniera da accertare con scrupolosa esattezza i risultati conseguiti durante l’azione.

A Bordo di un “B.R. 20” pilotato dal maggiore Mario Salvadori e dal capitano Giorgio Parodi, prese posto l’aviere scelto motorista Giovanni Bonanno. In coda vi era l’aviere scelto armiere Attilio Imparato e l’aviere scelto fotografo Egisto Di Croce. Partirono con tempo cattivo. Le nubi erano basse e costringevano il velivolo ad una navigazione difficile. Bonano era accigliato perché il motore sinistro si riscaldava; ma i piloto provvidero a ridurlo un po’ di giri e a raffreddarlo con una lenta picchiata. Per un motorista che si rispetti, una noia al motore era un affronto personale, ma si trattava di una noia di poco conto. Man mano che la lancetta del termometro-olio discendeva, il viso di Bonanno si rischiarava; un rapido controllo della temperatura delle teste dei cilindri lo rendeva perfettamente tranquillo. Bonanno ci teneva a fare bella figura. I piloti coi quali vola questa volta erano due aviatori di vaglia e proprio con loro doveva capitare! Ma ormai è fatta; il motore ha messo giudizio e se queste maledette nubi permetteranno di fare quota, non ci sarà più pericolo di vedere la temperatura dell’olio andare ancora su. Bonanno sbirciava di traverso gli strumenti che non lo riguardavano e perdette invece gli occhi su quelli di controllo dei motori. Appartengono a questa categoria di specialisti coloro che conoscono il mestiere e che hanno imparato bene che a bordo bisogna interessarsi sempre ed esclusivamente delle proprie faccende. Se i piloti non guadagnavano quota, avevano il loro motivo di agire in quel modo. Una strizzatina d’occhio al fotografo che andò a dare una occhiata in prua perché in coda si ballava; un fischio all’armiere per avvertirlo che il Comandante aveva ordinato di star pronti alle armi, in quanto erano in pieno territorio nemico e a una quota così bassa, gli incontri non mancavano di certo.

Eccoli giungere puntualissimi sull’aeroporto di Pierre-feu, primo obbiettivo della caccia, proprio mentre i nostri “Falchi” stavano lavorando il campo con una serie di picchiate entusiasmanti, riempiendo l’aria di sibili, di scoppi e di raffiche che provocavano a terra i primi incendi di apparecchi avversari. Ma altri velivoli nemici erano in volo e impegnavano i nostri cacciatori. In breve anche il “B.R. 20” entrò nella mischia. Bonanno non credeva che la guerra fosse così bella. Si vedevano sagome di velivoli sfrecciar via da ogni lato, picchiare, cabrare, virare, inseguirsi, sparare… c’era da perdere la testa! E invece nessuna la perde, i piloti sono impassibili al posto di pilotaggio, l’armiere era in torretta e il fotografo scattava lastre su lastre. Quando l’azione su Pierre-eu terminò, l’apparecchio si diresse sul campo di Cannet des Maures e lo raggiunse in breve, ad una quota relativa di soli 800 metri. Anche qui a terra decapavano gli incendi e sul cielo del campo vi erano ancora dei “Devoitine” in lotta con alcuni nostri caccia. Si vide un velivolo precipitare e un paracadute aprirsi. Bonanno seguì la drammatica scena, si sentì solo impotente spettatore e soffrì di questa sensazione di inutilità. Ma ad un tratto, eccolo attore! Fece la sua parte da maestro e sarà l’ultima sua parte.

Un “Devoitine” era arrivato in coda al “B.R.20” e lo investì improvvisamente con una serie di raffiche aggiustate che squarciano il metallo, rompono le tubazioni, fracassano gli strumenti e rendono inefficiente l’arma superiore. Bonanno vide il fotografo cadere riverso, fulminato da una raffica che lo ha colpito al capo. Ne scavalco il corpo e tentò di portarsi alla mitragliatrice in depressione. Un colpo lo raggiunse alla spalla, una nuova raffica ferì gravemente il capitano Parodi e provocò nuovi danni a bordo, ma il maggiore Salvadori riuscì ancora a dominare il velivolo e lo portò verso un banco di nubi. Il caccia avversario però non lascia la preda, accortosi che le armi del nostro velivolo erano inefficienti, si porta sotto, in coda, e lascia partire una nuova lunghissima raffica che incendia definitivamente l’apparecchio.

Quando il maggiore Salvadori vide le fiamme a bordo, diede l’ordine di lanciarsi col paracadute, l’armiere, gravemente ustionato, riuscì a buttarsi subito. Il velivolo era ormai privo di controllo e assunse un assetto di caduta; le fiamme raggiunsero il posto di pilotaggio  ustionando il comandante. Bonanno vide i piloti che stentavano ad aprire il cielo della cabina, si aggrappò allora disperatamente ad ogni appiglio, riuscì a portarsi accanto al capitano Parodi, vide che era gravemente ferito e quindi non riusciva a lanciarsi. Incurante di sé, Bonanno lo aiuta a gettarsi fuori, mentre le fiamme lo investono in pieno e gli precludono ogni possibilità di salvarlo. E in questo gesto di sublime altruismo chiude la sua esistenza. La salma dell’Eroe, ritrovata dopo molto tempo, giunse in Patria. Custodita nella nostra terra, così come nei cuori di tutti gli aviatori viene custodito il ricordo di un bruno, umile ragazzo siciliano che diede la sua vita per salvare il proprio Comandante. I motoristi dell’Arma ebbero la gloria di una nuova motivazione che è la più bella tra quante onorano la loro categoria.

LE ALI DELLA MEMORIA -1914-1945 – Vitoronzo Pastore

 

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