A. Moro ammazzarono i suoi ideali
Siamo davanti ad una situazione difficile, una situazione nuova, inconsueta, di fronte alla quale gli strumenti adoperati in passato per risolvere le crisi non servono più; è necessario adoperare strumenti che guardano le cose con grande impegno, con grande coraggio, con grande senso di responsabilità.
Queste parole furono pronunciate alla Camera dei Deputati il 28 febbraio 1978 da Aldo Moro in un discorso che sarebbe diventato il suo testamento politico, che esortava il suo Partito, la Democrazia Cristiana, ad affrontare e oltrepassare gli ostacoli che impedivano di dare vita al governo di “solidarietà nazionale”.
Le sue parole erano espressioni di quella intuizione politica e di lucidità di analisi propria di un politico illuminato e di un grande statista. Parole che dopo 40 anni riflettono il dibattito politico di oggi: la necessità di governare il Paese.
Dimostrano la consapevolezza, la necessità di coinvolgere tutte le forze politiche, necessità dalla quale nessun partito o movimento può far derivare posizioni di profitto o di rendita.
Sono trascorsi molti anni dal suo eccidio e al di là del rimpianto, del senso di sgomento per l’assassinio che lo ha strappato alla famiglia ed all’Italia, dobbiamo chiederci in quale misura il magistero politico di Moro, grande patrimonio di idee e di ricerche, di stimoli e di riflessioni, abbia inciso sulla vita democratica ed in quale misura, esso possa costituire un riferimento per l’avvenire politico d’Italia.
La questione della governabilità secondo Moro è lezione ancora attuale. Rappresenta la linea di contatto sulla base, non di un urto polemico quotidiano, ma di un certo spirito costruttivo, per cercare se, tra le forze politiche, in particolare in quelle autentiche (e non Associazioni a…), vi potesse essere qualche punto di convergenza e d’interesse a capirsi reciprocamente intorno a soluzioni almeno di alcuni problemi del Paese: Libertà, Giustizia, Democrazia, Diritti Umani.
Penso che si possa affermare che Moro non fu soltanto l’erede o il continuatore della tradizione politica e culturale di Sturzo, De Gaspari, ma l’artefice di un disegno politico senza precedenti, per la complessità dei problemi e le difficoltà incontrate in una situazione di democrazia bloccata e inesistente nella storia politica italiana.
Auspico che le forze di oggi, lascino da parte tutte le velleità di questi ultimi 40 anni e che ragionino col cuore e con la mente per il solo bene degli italiani. Le Istituzioni devono funzionare garantendo stabilità ed efficienza preservandole dalla corruzione e dallo spreco, riformandole alle mutate condizioni sociali. Le Istituzioni siano esse Stato, Regione, Area Metropolitana o Comune; con la volontà di affrontare ostacoli con intelligenza e capacità, aggredirli e risolverli senza remore o ritardi dovuti a calcoli di gruppi o a vantaggi singoli. La mediocrità è un lusso che non possiamo più permetterci.
Dopo l’eccidio della scorta di Aldo Moro, del suo rapimento e del suo assassinio, l’Italia restò povera di leader e di ideali politici. Il mio ricordo di allora è legato alla dichiarazione di uno Stato che non doveva e non poteva cedere ai ricatti. I protagonisti di allora, successivamente, coprirono le più alte cariche dello Stato.
Vi ricordate il terremoto dell’Irpinia nel novembre 1980? Qualche annetto dopo vi fu il ricatto di Giovanni Agnelli (FIAT). A suon di decine di miliardi di lire non furono licenziati migliaia di lavoratori che avvenne, ugualmente, dopo l’incasso circa un anno dopo. Per altre due volte la storia si ripetè senza aver nulla in cambio a suon di ricatti. Di questi ricatti ci si può parlare all’infinito fino ai giorni attuali.
Nel 1984 Enrico Berlinguer, segretario generale del Partito Comunista Italiano dal 1972, moriva a Padova colpito da ictus sul palco di Piazza della Frutta durante un comizio. La maggior parte dei quotidiani di allora parlavano di infarto cardiaco.
Nello scenario politico nazionale tentò di realizzare, collaborando con Aldo Moro, al “Compromesso Storico”, ma nulla si fece, Aldo Moro fu rapito per condanna a morte. Berlinguer viene ricordato anche per aver sollevato la “questione morale”, modalità di gestione del potere da parte dei partiti politici. La “questione morale” gli definì la morte.
Penso e dico che da quarant’anni, uno più uno meno non fa differenza; ieri come oggi e domani i politici italiani di sinistra, di centro sinistra, di centro, di centro destra, di destra e quant’altro, hanno la sindrome della “questione morale”. Hanno paura dell’ictus o dell’infarto cardiaco.
Senza averlo detto in nessuna campagna elettorale si sono aumentati gli stipendi. Senza averlo detto in nessuna campagna elettorale si sono concessi il vitalizio, senza parlare di tanti e tantissimi privilegi. Si sono appropriati indebitamente di lire, di euro senza chiedere il parere dei cittadini, alla faccia del Popolo sovrano, il loro Datore di lavoro.
Ai colpiti delle malattie neurodegenerative e tantissime malattie rare bastano 500 euro al mese. Questi derelitti hanno bisogno di assistenza 24 ore su 24, tre di famiglia o volontari che si alternano ogni 8 ore per 500 e forse 1.000 e forse 1.500, dipende dalle conoscenze, e dalle raccomandazioni. Una miseria mensile da mendicante; invece Loro, senza pudore, senza vergogna, senza disagio alcuno, senza rispetto di sensibilità altrui, tacciono e mentono. Con 8, con 9, con 10.000 euro netti mensili li si vede mangiare a quattro mandibole, sempre ingordi del sangue degli italiani. Avanti i prossimi!
I vostri genitori vi hanno insegnato la dignità? SI! Infatti SIGNORE SI NASCE.
Il pudor mi fa vile, e prode l’ira (Foscolo)