sabato, 11 aprile 2015
A piedi verso casa
L’ultimo libro di Vitoronzo Pastore tratta anche le vicissitudini di molti giovani pugliesi del sud-est barese chiamati alle armi durante l’ultimo conflitto.
La guerra è sempre prodiga di sorprese : il Nemico si svela amico e un ragazzo strappa un adulto dal Nemico (vero)… L’ultimo libro (‘Sentieri del non ritorno’) di Vitoronzo Pastore, l’appassionato studioso di Casamassima, tratta anche le vicissitudini di molti giovani pugliesi del sud-est barese chiamati alle armi durante l’ultimo conflitto. Consideriamo la vicenda del Sergente Maggiore Marco Rizzi (Casamassima, classe ’19) : Arruolato nel 7° Reggimento di Artiglieria della Guardia di Frontiera, il 15 luglio 1939 era in una ridotta alpina (quota 2228) a pochissima distanza dal confine francese. “Nevicava come se fosse pieno inverno… ci sistemammo alla meglio, eravamo trenta militari, tutti ammutoliti… Dopo tre giorni ci raggiunse una squadra francese… – Non era difficile in tempo di pace che, muovendosi lungo l’incerto confine alpino, opposte pattuglie venissero in contatto e fraternizzassero (n.d.r.) – … il loro Capo Squadra mi chiamò in disparte e mi confidò : sono italiano, di Torino, scappai in Francia ; ci fermeremo per poco e ci sposteremo giù a valle. Mi chiese se avevamo viveri, la mia risposta fu titubante, mi stese la mano e disse : Amico mio, ho capito, chiamò i suoi soldati e diede ordine di lasciare tutti i viveri di scorta che avevano (zucchero, cioccolato, pane, liquori, sigarette), ci salutammo con abbracci e strette di mano”. Il 10 giugno dell’anno dopo Rizzi e compagni ricevettero l’ordine di aprire il fuoco : “Per tre giorni si ripeterono i mitragliamenti, pregavamo che essi non raggiungessero gli obiettivi”. Nel 1942 ritroviamo il Nostro a Roma, responsabile del Servizio Salmerie : “All’ora del rancio… bambini ci guardavano e non osavano chiedere… dissi di dividere la nostra razione con loro… all’8 settembre cambiò la situazione, erano loro che davano da mangiare a noi”. Ricevuto il non-ordine del si-salvi-chi-può, Rizzi e gli altri vengono soccorsi dagli abitanti delle vicine case popolari : “Misero a nostra disposizione una cantina, ci sistemammo alla meglio”. La situazione rimane precaria fino al giorno di Natale : “Fummo invitati da una famiglia. Appena arrivati verso mezzogiorno ci scambiavamo gli auguri. Un ragazzo di nome Rolando Tufi ci raggiunse e gridò : i Tedeschi sono giù! Senza esitazione aprii la finestra, molto vicino vi era un albero… utilizzando i rami per la discesa… di corsa ci dirigemmo verso un campo di cavoli, faceva freddo, pioveva. Terrorizzati, sembravamo dei cadaveri”. Da Roma, a piedi, Marco Rizzi raggiungerà Casamassima il 13 giugno del 1944 : “Non ebbi il coraggio di entrare in paese, ero sudicio e mi rifugiai tra i ruderi della cappella di Santa Lucia. Passò un paesano, gli chiesi se conosceva qualcuno della mia famiglia per portarmi dei vestiti puliti… Sentii chiamarmi da una voce femminile, era mia sorella”.
Italo Interesse