Articolo apparso su l’Arte del Francobollo – n. 79 – aprile 2018. Il mensile filatelico delle novità dell’area italiana ed estera, distribuito nelle edicole italiane. Chi coltiva la filatelia e la storia postale non può farne a meno.
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l’articolo a pagina 59-60 dedicato a Stammlager l’incubo della memoria
IL COLLEZIONISMO COME TESTIMONE
Stammlager, una Collezione per la Pace
Come può lo stalag, il famigerato campo di prigionia tedesco, diventare la base di una collezione e di un libro-monumento, solo il loro autore può farcelo sapere:
Il mio ultimo lavoro, Stammlager l’incubo della memoria, ha reso più delle altre mie pubblicazioni curiosità e meraviglia, per l’immenso materiale pubblicato che ha fatto nascere la domanda comune: Come ne sei entrato in possesso? Per farvi conoscere come sono partito per questa bellissima avventura e dove ho trovato le migliaia di fotografie e documenti, occorre che racconti un pezzo della mia vita.
Dopo la Scuola Allievi della Guardia di Finanza di Portoferraio, fui trasferito alla Caserma S. Giorgio a Genova. Condividevo una piccola stanzetta con un appuntato che aveva una passione sfegatata per la filatelia e per i libri di storia postale. Gli dissi che anch’io dall’età di quindici anni accumulavo francobolli; potete immaginare la felicità di entrambi. La prima domenica libera mi portò tra i carruggi di quella città che non conoscevo, tra le bancarelle di suppellettili, dischi, libri, francobolli, cartoline ecc. Presso uno di questi banchetti acquistò un contenitore con delle schede di colore giallo. Tornati in caserma prese dal suo armadietto una scatola di scarpe quasi piena di cartoline in franchigia e me le mostrò. Non le avevo mai viste. Mi spiegò di cosa si trattava e mi parlò della Grande Guerra. Erano di varie regioni d’Italia. Me ne regalò una, inoltrata a Gioia del Colle (BA); la conservo gelosamente, fu la mia prima franchigia. Da allora ne ho accumulate a decine di migliaia, della Grande Guerra e della Seconda: cartoline in franchigia, biglietti postali, buste inviate dagli uffici di posta militare, dai campi di prigionia, cartoline reggimentali, cartoline paesaggistiche, cartaceo militare.
Franchigia manoscritta dal Cappellano Militare Don Ettore FRISONI, porta il timbro lineare del 582° Ospedale da Campo, Divisione ACQUI, inoltrato dall’Ufficio P. M. 2 dislocato a Corfù, per Milano. Annullo inchiostro verde utilizzato tra il maggio 1941 e febbraio 1942
Franchigia manoscritta da Arturo MORASCHINI, inquadrato nell’8^ Compagnia del 18° Reggimento Fanteria ACQUI, inoltrata il 2.4.43 dall’Ufficio P. M. n. 2 Sezione A dislocato a Corfù, per milano. timbro lineare del 18° Regg. Ftr., P. M. 2
Dopo qualche anno, per vicissitudini personali, mi congedai dal corpo della GdF e mi trasferii a Milano, iniziando a lavorare presso un ospedale pubblico dove rimasi per 28 anni. Tutte le domeniche di riposo le alternavo tra famiglia e vari mercatini e non mancando alle annuali Milanofil e Veronafil. Ricordo inoltre l’indimenticabile Esposizione mondiale filatelica del 1976 a cui partecipai acquistando molto materiale collezionistico. Mi interessavo della filatelia di tutti i paesi europei, compresi quelli dell’est, con preferenza verso la filatelia tematica.
Ma nel frattempo continuavo ad accumulare centinaia, migliaia di corrispondenze di storia postale militare. Un giorno in via Armorari (storico mercatino rionale milanese) acquistai una raccolta di oltre 2.000 pezzi per la quale dovetti chiedere un prestito al mio amico Angelo, che mi diede del pazzo per via del prezzo pagato.
Cartolina dello Stalag III A dislocato a Luckenwalde (Germania), manoscritta il 7.4.44 da Bruno VALLE, matricola 106722, campo di lavoro 483C, inoltrata il 20.4.44 per Milano. timbro quadrato della censura tedesca e di arrivo a Milano l’11.5.44
Fronte e retro di cartolina (detta anche di cattura), dello Stalag III D dislocato a Berlin-Sterglitz, manoscritta l’1.11.43 dal sergente maggiore Dante BATTAGLIA e inoltrata il 4.11.43. Era inquadrato nel 102° Reggimento di Marcia e internato al campo di lavoro 883. Censura tedesca
Una volta in pensione mi trasferii al mio paese natio, Casamassima (Bari), dove decisi saggiamente di rimanere: smog quasi zero rispetto a Milano, sana alimentazione e mancanza assoluta di stress.
Da pensionato, per occupare il tempo, lascio da parte la filatelia e prendo tra le mani i miei cartoni stracolmi di accumulazioni di posta militare, di cartoline liriche (altra passione) e paesaggistiche. Per ragioni di spazio decido di disfarmi dei francobolli (tranne quelli dell’area italiana) e inizio a impaginare su fogli A4 i documenti di posta militare e la corrispondenza dai campi di prigionia che espongo, con soddisfazione, alle prime mostre collettive a Bari, organizzate dal locale circolo filatelico.
La lettura della corrispondenza militare mi portò a impaginare anche la storia militare di mio padre e la trascrizione dei biglietti postali in franchigia, le più lunghe di contenuto, una cinquantina di pagine.
In quel periodo conobbi don Sante Montanaro, di Casamassima, prelato accreditato presso la Santa Sede e che si trasferiva al paese per tutta l’estate. Colto personaggio, autore di diverse pubblicazioni tra le quali la storia ultramillenaria di Casamassima (4 stupendi tomi).
Venuto a conoscenza della mia passione per la corrispondenza militare, mi chiese di portagli in visione quanto da me fino allora impaginato. Don Sante ne rimase affascinato e mi disse: “questi sono gli argomenti che i giovani di oggi devono sapere. Promettimi di continuare!”.
Non avevo mai immaginato di scrivere un libro, ritenendo la cosa difficile e laboriosa, ma il prof. Vincenzo Camardella, insegnante in pensione, scrittore e ricercatore, che frequentava la dimora di don Sante, cercò di dissuadermi dalle mie paure: “cosa credi che siano le pagine di un libro? Sono come i lupini (lupinus albus), uno tira l’altro e il gioco è fatto; nel tuo caso poi, la storia la scrivono i protagonisti”. Fu così che pubblicai il mio primo libro, Dietro il filo spinato”, al quale ne seguirono altri, fino ad arrivare a quest’ultimo, Stammlager l’incubo della memoria. Fino ad oggi, con il ricavato della vendita delle mie collezioni filateliche, sono riuscito a coprire le spese di composizione e stampa dei libri. I proventi li ho devoluti in beneficienza perché non voglio neppure pensare di ricavare un centesimo di guadagno derivanti dalla storia dei tantissimi Italiani che contribuirono alla Libertà, per la Democrazia, per la Pace, per i Diritti Umani e per la Giustizia.
Fra i tanti premi e le decine di targhe e riconoscimenti anche internazionali ricevuti per le mie pubblicazioni, sono particolarmente affezionato al premio “Amo Casamassima”, dell’omonima Associazione culturale, per via della particolare dicitura impressavi: “Custode della Memoria”.
Effettivamente ogni pagina del libro è dedicata alla Memoria, rivolta ai giovani di oggi, ai ragazzi delle scuole di ogni grado affinché ne facciano tesoro. Perchè “chi non ricorda il passato è condannato a riviverlo… Il tunnel dell’oblio vede la luce solo se alla memoria si accompagna la conoscenza. È il compito di tutti noi”.
Nelle scuole di ogni ordine e grado, invitato a parlare di questi temi, mi presento leggendo due frasi presenti nella prefazione del mio nuovo, dove Pina Catino, presidente del Club per l’UNESCO di Bisceglie (BA) cita l’Atto costitutivo dell’UNESCO : “Poiché le guerre nascono nella mente degli uomini, è nella mente degli uomini che devono essere costruite le difese della Pace”. E riprende l’art. 29 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, l’unico dei 30 articoli che parla di doveri: “La vera fonte dei diritti è il dovere. Se adempiamo i nostri doveri, non dovremo andare lontano a cercare i diritti”. Penso che la Pace sia nel cuore di ogni uomo: sognare si può, anzi di deve.
Anche la storia postale, attraverso la conoscenza degli scritti di chi ha vissuto i periodi più bui del passato e che la passione collezionistica ha saputo salvare, può essere importante in tal senso.
Stammlager l’incubo della memoria è stato insignito dal Premio Internazionale per i Diritti Umani “Victor Hugo” dall’Accademia Italia in Arte nel Mondo con la seguente motivazione:
“La Sua Opera Sociale, per la quale riceve, oggi, l’Alto Riconoscimento, ha avuto il grande merito di far comprendere a tutti noi, l’universalità del Suo Impegno verso i temi più impellenti della nostra Civiltà Contemporanea e che diventa esempio e capolavoro di saggezza etico-morale, se contestualizzata nel più ampio scenario delle relazioni umane, quale esercizio finalizzato all’affermazione dei principi, su cui fondano i “Diritti” ed i “Doveri, atta a indicare, nell’ottica avveniristica, la via Maestra delle future generazioni”.