AARIKA una rivista Indiana ha indetto una encomiabile manifestazione per porre in risalto le storie più significative delle Donne nel Mondo. Una manifestazione di tre giorni dove sono state invitate le Federazioni Nazionali dell’UNESCO. Ritenendo l’iniziativa di particolare spessore sociale e culturale, Vitoronzo Pastore aderisce a dare divulgazione all’evento, ringraziando il Dr. Dipankar Roy per il gradito invito.
8 MARZO DI OGNI ANNO
Giornata internazionale della Donna
Sulla genesi dell’8 marzo non c’è una versione unica e condivisa, ma diverse stratificazioni che sono confluite in una narrazione con cui ormai abbiamo familiarità. I segni dell’incertezza sono visibili anche l’assenza di particolari: quante donne sono morte? E dove? A Boston o a New York? L’incendio le ha uccise in un calzaturificio o in una filanda? E c’era davvero un albero di mimosa nel cortile?
Non c’è dubbio, le donne bruciate in una fabbrica funzionano come mito fondativo.
All’inizio del ventesimo secolo, a Copenaghen si riunirono alcune donne provenienti da tutto il mondo (durante la prima e la seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste). Clara Zetkin era una di loro. Zetkin propose di stabilire una data in ogni paese per promuovere i diritti delle donne, per acclamazione.
È difficile immaginare donne che in quegli anni combattettero in condizioni avverse e molto più ostili di oggi. Sì, quella in cui viviamo non sarà ancora realtà ideale, ma, per certi versi in alcune aree del Mondo nulla è cambiato, rendendo, quindi, più facile commemorare un numero indefinito di donne senza nome bruciate o morte soffocate chissà dove e quando.
L’affermazione spesso utilizzata per rappresentare le donne, quella che le definisce “dolcemente complicate” non può essere applicata ai tempi in cui esse rivendicavano diritti di uguaglianza, non “in quanto donna”, migliore, più fragile, più intelligente, più sensibile, ma per la “pretesa” di essere persone uguali, concetto incredibilmente facile da capire.
Dopo la Conferenza di Copenaghen del 1910, seguirono manifestazioni in vari Paesi. L’8 marzo fu quello tedesco nel 1914 e nel 1917 le operaie di Pietrogrado.
Per la consacrazione ufficiale dell’8 marzo passeranno molti anni. Nel 1975 l’ONU proclamò Anno Internazionale delle Donne; riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace, riconobbe l’urgenza di porre fine a ogni discriminazione e di aumentare gli appoggi per una piena e paritaria partecipazione delle donne alla vita civile e sociale di ogni Paese. L’8 marzo, che già veniva festeggiato in diversi Paesi, fu scelta come la data ufficiale da molte Nazioni.
Da allora è trascorso mezzo secolo, la marcia non è finita, l’uguaglianza non è stata finalizzata.
In molte parti del Mondo la donna viene discriminata, anche nella civile Europa.
In Italia, nel 2016 sono state uccise, 92 su 116 donne, da mariti, fidanzati, spasimanti… Ma anche vittime di rapinatori o di uomini semplicemente violenti, anche per motivi futili. Avrei voluto un anno senza femminicidi. Non è stato così. A ciascuna delle donne uccise dedico un ricordo che per quanto breve, servirà a non dimenticare.
I loro volti, le loro storie, la nostra società non le ha difese per inerzia e indifferenza grave a danno dell’interesse altrui. La nostra Storia, la nostra Arte, la nostra Scienza, la nostra Cultura è nelle mani di uomini con egoismo concentrico, incapaci di legiferare leggi per l’interesse di tutti.
Nei prossimi giorni sventoleranno la famosa frase che dicono tutti gli anni: Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti, i Diritti, non sono una concessione o un privilegio, ma sono la natura stessa dell’uomo. Una frase semplice che più semplice non si può. Eppure viene disattesa.
In Africa, nelle Americhe, in Europa, in Arabia, in Indocina, le donne sono indicate come proprietà esclusive da gestire come un cellulare da accendere e spegnere quando lo si vuole, digitalmente.
Senza distinzione di razza e di religione, la Donna viene molestata, percossa, naufragata, affondata sempre di più da uomini che non possono definirsi esseri umani; eppure sono loro che la gestiscono sopprimendo le loro capacità.
Durante la Grande Guerra del 1914-1918 mentre gli stupidi uomini si ammazzavano a vicenda, nelle retrovie, le donne dimostrarono le loro infinite attitudini intellettuali, propensione al sacrificio e alle sopportazioni. La loro intelligenza organizzativa nella gestione lavorativa dell’agricoltura, dell’artigianato, dell’industria superò ogni aspettativa. A fine guerra tutto venne dimenticato, con ripetizione in copia durante la guerra 1940-1945, e dopo, tutto nuovamente nel dimenticatoio. Eroine per poco tempo e poi schiave per sempre.
La risoluzione? È nella concertazione, il dialogo unisce (quello politico avviene solo l’8 marzo con un mazzo di mimose), la discriminazione e il silenzio divide.
Uomini, vi invito a ricordare che la Donna è nata libera come voi, con stesse capacità e diritti, per cui è vostro dovere essere rispettosi ogni attimo di comune esistenza.