GIUSEPPE VERDI
Giuseppe Verdi nacque nel 1813 a Le Roncole, frazione di Busseto, nei territori del Ducato di Parma e Piacenza. Il padre Carlo era un oste, la madre Luigia Uttini una filatrice. Entrambi erano di origine piacentine. Giovanissimo, incoraggiato dal padre che gli acquistò una vecchia spinetta, ricevette le prime lezioni di musica da don Pietro Baistrocchi, organista della chiesa delle Roncole. Grazie all’interessamento del droghiere Antonio Barezzi, suo generoso mecenate e poi suo suocero (ne sposò la figlia, Margherita, nel 1836), frequentò il ginnasio di Busseto; intanto studiava musica presso il maestro Ferdinando Provesi, direttore della locale Società Filarmonica. Nel 1828 compose una sinfonia alternativa per il Barbiere di Siviglia di Rossini.
Verdi e la sua casa natale a Le Roncole frazione di Busseto, affrancata c. 10 “Re Umberto I” inoltrata dall’Ufficio Postale di Milano per Herisan (Svizzera) Affrancata c. 2 “Aquila Sabauda” inoltrata il 20\10\1901 per Forlì
Busseto -Roncole – Casa dove nacque Giuseppe Verdi. Affrancata c. 10 “Leoni” inoltrata il 30\5\26 da Busseto (Parma) per Genova.
Nel 1836 sposò Margherita Barezzi da cui ebbe due figli che perirono in tenerissima età (virginia, 26 marzo 1837 – agosto 1838; ilicio, 11 luglio 1838 – 22 ottobre 1839) seguiti l’anno dopo dalla madre (20 giugno 1840).
Dopo aver inutilmente tentato di essere ammesso al Conservatorio di Milano, verdi seguì le lezioni private del clavicembalista del Teatro della Scala, Vincenzo Lavigna, professore di solfeggio presso lo stesso Conservatoio.
Chiudelettere in onore a Verdi
Affrancata c. 5 “Stemma Savoia” inoltrata il 2\3\1912 dall’Ufficio Postale di Firenze per Firenze
Affrancata c. 2 “Stemma Savoia” inoltrata il 27\2\1901 dall’Ufficio Postale di Milano-Stazione per Melfi
Ottenuto nel 1838 un contratto coll’editore Ricordi, esordì come compositore di opere il 17 novembre 1839, ottenendo un incoraggiante successo con Oberto, conte di San Bonifacio (revisione del Rocester, composto nel 1837) . Visto l’esito dell’opera prima, l’impresario della Scala, Bartolomeo Morelli, gli commissionò altri due melodrammi. Il primo andato in scena il 5 settembre 1840, fu Un giorno di Regno, un dramma giocoso duramente fischiato; Verdi aveva lavorato a questo soggetto comico nonostante il dolore per la malattia e la conseguente morte della moglie e di entrambi i suoi figli. Il secondo, su libretto di Temistocle Solera, fu il trionfante Nabucodonosor, maggiormente noto come Nabucco, applaudito per la prima volta il 9 marzo 1842.
Fu l’inizio di una folgorante carriera. Per oltre dieci anni scrisse in media un’opera all’anno, durante quelli ch’egli stesso definì “anni di galera” nei quali fu costretto a comporre freneticamente per vivere. Non tutti i lavori di questo periodo sono eccellenti, ma sono comunque caratterizzati da una spiccata e diretta teatralità.
La vita di Giuseppe Verdi è stata caratterizzata da due periodi: quello giovanile, fatto di tribolazioni e lutti, e quello della sua piena maturità, ricco di serenità e ispirazione. Egli trascorse gli ultimi anni tra Sant’Agata e Milano. Il 6 dicembre 1899 istituì l’Opera Pia – Casa del Riposo per i Musicisti: voleva assicurare il mantenimento a coloro “che si sono adoperati all’Arte Musicale” e che si trovavano in condizioni precarie. Dietro sua volontà, i primi ospiti accederanno alla casa di riposo solo dopo la sua morte.
Nel testamento del 14 maggio 1900, Verdi designò erede universale una cugina di Busseto, Maria Verdi. Molti furono i legati destinati a vari enti sociali, tra cui ovviamente la Casa di Riposo per musicisti, nel cui oratorio il compositore fu sepolto, accanto alla moglie Giuseppina, il 27 febbraio 1901.
Il giorno del funerale del Maestro, piazza Duomo e le strade circostanti, vennero comparse di paglie in modo che lo scalpitio delle carrozze non disturbasse il suo riposo.