CAVALLERIA RUSTICANA
Cavalleria rusticana è un’opera in un unico atto di Pietro Mascagni, sul libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, tratto dalla novella di Giovanni Verga.
Andò in scena per la prima volta il 17 maggio 1890 al Teatro Costanzi di Roma, con Gemma Bellincioni e Roberto Stagno.
Viene spesso rappresentata insieme a un’altra opera breve, Pagliacci di Ruggero Leoncavallo. Iniziatore di questo singolare abbinamento fu lo stesso Mascagni, che nel 1926, al Teatro alla Scala di Milano, diresse, nella stessa soirée, entrambe le opere. In precedenza Cavalleria rusticanaveniva talvolta eseguita insieme a Zanetto, dello stesso compositore.
TRAMA DELL’OPERA
La storia è ambientata in un paese siciliano di fine ‘800. È il mattino del giorno di Pasqua: il giovane Turiddu, prima di partire per il servizio militare, giura il suo amore a Lola. Al suo ritorno (circa un anno dopo) però scopre che Lola s’è sposata con Alfio, il carrettiere del paese. È un duro colpo per Turiddu, che l’ama ancora. Per vendicarsi dell’affronto subito e superare il difficile momento, corteggia Santuzza, una giovane del paese ma, dopo averla sedotta, inizia a trascurarla perché passa il suo tempo ad aggirarsi nei dintorni dell’abitazione di Alfio, che è andato al lavoro, nella speranza d’incontrare Lola. Santuzza, addolorata e preoccupata, cerca Turiddu per avere spiegazioni sul suo comportamento. Si reca addirittura da Lucia, madre di Turiddu, e le racconta tutto: i suoi sentimenti per il figlio e il distacco di lui. All’arrivo di Turiddu tra i due giovani scoppia un’accesa lite, alla quale assiste anche Lola che passa lì vicino per recarsi alla chiesa per la messa di Pasqua e senza più ascoltare le parola di Santuzza, Turiddu la segue. Santuzza allora, offesa, decide di vendicarsi e, appena incontra Alfio di ritorno dal lavoro, gli riferisce che Lola gli è infedele. Finita la messa, Turiddu offre da bere agli amici all’osteria della madre. Offre un bicchere anche ad Alfio il quale, sdegnato, lo rifiuta e, nel gesto di abbracciarlo, gli morde l’orecchio e in questo modo lo sfida a duello. Prima di recarsi alla sfida mortale, Turiddu saluta la madre Lucia e le chiede di avere cura di Santuzza. L’epilogo del duello è rappresentato da delle grida di una popolana che urla: ”Hanno ammazzato compare Turiddu!”