Chi non ricorda il passato è condannato a riviverlo
Il 3 settembre 1943 l’Italia in località Cassibile frazione di Siracusa, firmò la resa incondizionata agli Alleati. Tale avvenimento statuì il distacco dell’Italia dall’alleanza con la Germania nazista. Questo disimpegno prevedeva l’entrava in vigore l’8 settembre 1943. Il pomeriggio di quell’8 settembre, alle ore 18,30 venne trasmesso da Radio Algeri il proclama in lingua inglese per bocca del generale Eisenhower, alle 19,42 il generale Badoglio annunciò anch’esso la nota dell’armistizio tramite i microfoni dell’EIAR.
L’annuncio dell’armistizio colse del tutto impreparate e quasi prive di direttive le Forze Armate Italiane che si trovavano impegnate in compiti di occupazione all’estero e quelle addette alla protezione del territorio metropolitano: non ricevettero ordini, né piani né ve ne sarebbero stati nei giorni a seguire.
Quasi subito dopo, sui vari fronti, i nostri ragazzi, avieri, marinai, carabinieri, guardie di finanza, soldati di ogni ordine e grado, vennero disarmati dai Tedeschi con umiliazioni di ogni genere, generando disgusto e accrescendo una nuova consapevolezza: tutti i valori militari crollarono di fronte ad esseri umani privi di ragione e comportamenti.
Il trasporto verso la prigionia fu l’incubo che sarebbe stato raccontato più tardi da tantissime voci. Chiusi nei carri bestiame, i militari italiani, i nostri papà, i nostri nonni, i nostri zii, iniziarono un viaggio allucinante verso i Campi di concentramento in Germania e territori occupati, affluirono dalla Grecia, dalle isole dell’Egeo, dai Balcani, dalla Francia e dall’Italia.
Quasi tutta la penisola cadde sotto la pronta occupazione tedesca, l’Esercito venne interamente disarmato e l’intera impalcatura dello Stato cadde in sfacelo.
Furono straordinari alcuni episodi di valore in Patria e su fronti esteri da parte del Regio Esercito Italiano: da ricordare tra i più celebri quelli che si conclusero con l’eccidio di Cefalonia e all’isola Coo, avvenuto durante e dopo le battaglie. I militari italiani riuscirono a sconfiggere e mettere in fuga il nemico tedesco a Bari, grazie al deciso e fermo atteggiamento del generale Nicola Bellomo, la Sardegna e la Corsica furono occupate dall’esercito italiano. A Napoli, invece, fu la popolazione a mettere in fuga le truppe nazifasciste dopo una battaglia durata quattro giorni.
La memoria dell’internamento, che dal settembre 1943 al maggio 1945 coinvolse più di 680.000 italiani, si va ora in parte affievolendo: i protagonisti, nella stragrande maggioranza sono scomparsi, rimangono ancora qua e là pochissimi, ormai centenari con la loro testimonianza silenziosa per 79 anni. Oltre 65.000 di loro non fecero più ritorno dai territori germanici, perirono per la violenza nazifascista e altri naufragati per le navi trasporto truppe nel mare Egeo. Il loro ricordo rimane e rimarrà per sempre nel cuore degli Italiani. “Chi non ricorda il passato è condannato a riviverlo”.
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