L’inferno di Dante illustrato con cartoline inizio 1900
Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona. (V)
Ed elli a me, come persona accorta: «Qui si convien lasciare ogne sospetto; ogne viltà convien che qui sia morta. (III)
Ahi quanto mi parea pien di disdegno! Venne a la porta e con una verghetta l’aperse, che non v’ebbe alcun ritegno. (IX)
Ambo le man per lo dolor mi morsi; ed ei, pensando ch’io ’l fessi per voglia di manicar, di subito levorsi. (XXXIII)
La bocca mi basciò tutto tremante. Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante. (V)
Senza riposo mai era la tresca de le misere mani, or quindi or quinci scotendo da sé l’arsura fresca. (XIV)
Ond’ io a lui: «Lo strazio e ‘l grande scempio che fece l’Arbia colorata in rosso, tal orazion fa far nel nostro tempio. (X)
Io e’ compagni eravam vecchi e tardi quando venimmo a quella foce stretta dov’Ercule segnò li suoi riguardi. (XXVI)
Lo Duca ed io per quel cammino ascoso entrammo a ritornar nel chiaro mondo. E senza cura aver d’alcuno riposo salimmo su… (Canto ultimo)
Or se’ tu quel Virgilio e quella fonte che spandi di parlar sì largo fiume? Risposi lui con vergognosa Fronte. (I)
E donna mi chiamò beata e bella, tal che di comandare io la richiesi, Lucevan gli occhi suoi più che la stella. (II)
Io cominciai: O frati, i vostri mali…; ma più non dissi; ch’a l’occhio mi corse un, crocifisso in terra con tre pali. (XXIII)
Lo imperador del doloroso regno da mezzo ’l petto uscìa fuor de la ghiaccia; e più con un gigante io mi convegno. (XXXIV)
Caron dimonio, con occhi di bragia, loro accennando, tutte le raccoglie; batte col remo qualunque s’adagia. (III)
Poi si rivolse a quell’enfiata labbia, e disse: Taci, maladetto lupo! consuma dentro te con la tua rabbia. (VII)
Ed ecco, quasi al cominciar de l’erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel maculato era coperta. (I)
Vede qual loco d’inferno è da essa; cignesi con la coda tante volte quantunque gradi vuol che giù sia messa. (V)