Associazione Nazionale Combattenti e Reduci - Sezione di Casamassima

75° ANNIVERSARIO DELLA “ACQUI” – MOSTRUOSITÀ NAZISTA – Vitoronzo Pastore

75° ANNIVERSARIO DELLA DIVISIONE ACQUI – MARTIRIO DEI NAZISTI

… I Tedeschi, il 13 settembre 1943, interrompono gli accordi presi inviando due mezzi da sbarco pieni di uomini e mezzi. Questi, avvistati dalle nostre batterie costiere, mentre imboccavano la rada di Argostoli, decisero di respingere le imbarcazioni tedesche facendo fuoco su di esse, affondandole.

Questa azione sorprese i nostro Comando che bloccò l’intraprendenza delle batterie.

I Tedeschi, intanto continuarono a far prevenire sull’isola i loro rinforzi, agevolati dalla decisione del parziale abbandono delle postazioni delle batterie costiere e di reparti militari che controllavano le strade verso il Nord dell’isola e della penisola di Paliki, dove erano concentrate le truppe tedesche; decisione che fu presa durante le trattative del nostro comando con quello tedesco per dimostrare la volontà di evitare uno scontro armato. Fu un errore, tanto che i Tedeschi agirono indisturbati rinforzandosi militarmente facendo sbarcare uomini e mezzi, si resero più minacciosi con le loro richieste di resa.

Nelle ore che proseguirono si decise, dietro consulto dei Ragazzi della Acqui, di non accettare la resa; successivamente arrivò  un dispaccio dalla Marina di Brindisi che affermava di considerare le truppe tedesche come nemiche.

Alle ore 14,00 del 15 settembre ebbero inizio le ostilità armate. Dalla vicina Grecia arrivarono stormi di Stukas. Bombardarono e polverizzarono quasi tutte le nostre postazioni costiere, distrussero tutte le risorse di munizioni, viveri e materiale bellico. Tutti i Ragazzi della Acqui, Carabinieri, Finanzieri e Marinai, combatterono fino all’ultimo colpo. Coloro che si arrendevano venivano mitragliati dai nemici.

Il  22 settembre, il generale Gandin chiese la resa incondizionata.

Nelle 48 ore successive i militi della Wehrmatch rastrellarono e li falcidiarono, dopo averli umiliati e depredati della cose più care: anelli, catenine, braccialetti, immagini sacre di valore, orologi e qualsiasi altro oggetti da poterne ricavare moneta. I loro corpi furono nascosti in pozzi naturali, minati e fatti saltare, altri, ammucchiati e dati alle fiamme; altri ancora lasciati su terreno scoperto.

Alcune località degli eccidi più noti: oltre 631 a Troianata, 461 a Francata, 200 a Farsa,  300 a Kuruklata, a Procopata  148, 114 a Kardakata, 136 a San Teodoro. Placata la vendetta, i teutonici rinchiusero gli scampati nelle prigioni di Argostoli e nel cortile della Caserma Mussolini, lasciati sotto il caldo sole dando loro pochissimo cibo e poca acqua.

Il 24 settembre tutti gli ufficiali furono portati alla casetta rossa e, a quattro-otto alla volta furono fucilati. Le esecuzioni durarono fino alla stanchezza degli assassini. Durante la notte obbligarono 17 marinai a raccogliere e caricare sui camion i corpi e portarli al porto di Argostoli, caricati su zatteroni. Arrivati al largo dell’isolotto di Verdiani, i marinai furono costretti ad appesantire i corpi con del filo spinato e buttati in mare. I 17 marinai furono poi uccisi per non lasciare testimoni della barbarie. Tutto questo succedette a Cefalonia; e a Corfù? Stessa sorte! Persero la vita oltre 600 ragazzi, in combattimenti e trucidazioni. I superstiti seguirono la stessa sorte dei compagni di Cefalonia…

+ (croce)  località delle fucilazioni e degli eccidi più gravi

All’inizio di ottobre, i barbari, iniziarono imbarchi per trasferire i prigionieri nei Campi di concentramento sulle loro terre e territori occupati. La prima imbarcazione, il piroscafo Ardena, stracolmo dei Ragazzi della Acqui, giace ancora sul fondo della baia di Argostoli con i resti del suo carico. Incappò nei campi minati italiani e, forse, dirottato volontariamente verso le mine. Il secondo e il terzo imbarco, rispettivamente i piroscafi “Margherita” e “Maria Marta”, affondarono per gli attacchi degli alleati, al largo di Patrasso. In questi tre imbarchi morirono oltre 2.500 Ragazzi della Acqui.

I Ragazzi che arrivarono sulla terra ferma furono sottoposti a trattamenti efferati e cruenti solo perché erano della Acqui. Malrattamenti peggiori subiti dai militi dei Reparti dislocati in Grecia e nei Balcani, durante il trasferimento su carri bestiame e successivo collocamento negli Stammlager dell’Est Europeo.

Dal sito dell’Associazione Nazionale Divisione Acqui:

A poche centinaia di chilometri dalle isole di Cefalonia e Corfù si trovano le Termopili,  luogo ancora oggi leggendario, per la resistenza che ivi, nel 480 a. C. gli antichi greci opposero all’invasore persiano. Una lapide ricorda con queste parole i 300 Spartani che, guidati da Leonida, resistettero eroicamente, immolandosi tutti, per rallentare l’avanzata del nemico.

“Straniero, và a dire ai Lacedemoni che noi siamo qui caduti, per avere obbedito ai loro ordini”

 L’epitaffio per onorare e ricordare degnamente le migliaia di caduti della Divisione Acqui potrebbe essere invece questo:   “Straniero và a dire agli Italiani che noi siamo qui caduti  perché, nella confusione degli ordini, obbedimmo all’imperativo categorico dell’onore e della patria” 

Bari, 1 marzo 1953 – tornarono in  Patria

La Grecia promise la restituzione delle salme dei Ragazzi della Acqui

A ricevere a Bari il 1° marzo 1953 le prime 1.000 urne che contenevano i resti  della Divisione “Acqui”, giunse da Roma il Presidente Luigi Einaudi, giunsero con lo stesso dolore i parenti dei Ragazzi.

La nave “Stromboli”, il Tricolore e tre Corvette in viaggio per Cefalonia avvistarono le sue rive. Andarono a prenderli, furono imbarcati  i primi 1.000 rinchiusi a quattro a quattro nelle cassette, i soldati e gli ufficiali immolatisi.

Scese la sera, sui ponti rullarono i tamburi. La Stromboli passò davanti alla “Casa Rossa”, qui furono fucilati a gruppi gli ufficiali, colpevoli di avere compiuto il proprio dovere.

La Stromboli si avvicinò al Porto di Bari, al rombo delle salve il mare aggiunse le salme frangenti.

Einaudi e i vice Presidenti delle due Camere accolsero a Bari i reduci della morte; in fila, marinai, soldati e avieri li deposero sul suolo dove dissero per la prima volta la parola “mamma”, le  gloriose reliquie furono poste su autocarri.

Transitarono sul lungomare Augusto Imperatore, costeggiarono ancora una volta le acque varcate 10 anni prima per andare incontro all’olocausto, avvolti da una enorme folla silenziosa; ogni donna ebbe la certezza di sapere quando passava suo figlio, le labbra ne mormorarono il nome.

sul Corso Vittorio Emanuele

A nome del Paese, Einaudi li accompagnò in Piazza della Prefettura, dove il vice Presidente Piccioni espresse per il Governo il riconoscente amore di tutti i cittadini.

Poi al Cimitero, riposarono fino al trasferimento al Sacrario dei Caduti d’Oltremare di Bari. Venne inaugurato il 10 dicembre 1967. Alla destra della scalinata, su appositi sostegni, è collocata la campana, i cui nove solenni rintocchi al tramonto ricordano i Caduti. Nel bronzo della campana è scolpita la frase: Victi vivimus e cioè viviamo anche da vinti.

Sacrario Militare Caduti d’Oltremare di Bari

CORRISPONDENZA DEI “RAGAZZI”

 Altre undici corrispondenze si aggiungono alla mia già nota collezione “I Ragazzi della Divisione ACQUI”. Quei nostri papà, quei nostri zii, quei nostri nonni, EROI PER LA LIBERTÀ.

Franchigia inoltrata il 12.6.42 dall’Ufficio Posta Militare n. 82 dislocato a Patrasso (Grecia). Una Sezione staccata era dislocata nel Peloponneso, assicurando così la corrispondenza dei reparti colà dislocati. Manoscritta dal caporale Ennio COLA, nato il 6 settembre 1920 a Parma, disperso in combattimento a Cefalonia, era inquadrato nel 17° Reggimento Fanteria.

Carissimi genitori, ho ricevuto le  vostre care cartoline, non so come ringraziarvi per l’auguri sincero che mi fate di un buon proseguimento. Siate più che certi che farò tutto il mio dovere perché è solo mio desiderio rivedervi per non lasciarvi mai più. Bacioni a mamma, Ennio.

 Franchigia illustrata inoltrata il 23.7.42 dal’Ufficio P. M. n. 2 dislocato a Corfù per Modena, manoscritta dal finanziere Andrea MANNONI, era inquadrato nel 1° Battaglione R. G. di Finanza

Franchigia inoltrata il 9 ottobre 1941 dall’Ufficio P. M. n. 2 dislocato a Corfù per Verona, manoscritta dal caporale Sergio RIGONI, era inquadrato nel 2° G.

Franchigia illustrata, inoltrata il 7 aprile 1942 dall’Ufficio P. M. n. 2 dislocato a Corfù, per Chiavari (Genova), manoscritta dall’autiere Orazio CANOVA, era inquadrato nella 33ª Sezione Autocarrette

Franchigia inoltrata il 20 luglio 1943 dall’Ufficio postale di Silandro (Bolzano) per Bari,  manoscritta da Michele ASSISI, era inquadrato nel 17° Reggimento Fanteria, la franchigia riporta il timbro lineare del Comando del Deposito 17° Reggimento Fanteria Acqui – 1ª Compagnia d’Istruzione 1924

Franchigia inoltrata il 2 settembre 1943 dall’Ufficio P. M. n. 2 dislocato a ad Argostoli (Cefalonia), per Chiaravalle Centrale (Catanzaro), manoscritta dall’artigliere Paolo CORRADO, era inquadrato  presso il Comando del 3° Gruppo Contraerea da 75/27 C.K.

Busta inoltrata il 18 aprile 1943 dall’Ufficio P. M. n. 2 Sezione A dislocato a Corfù, per Corato (Bari), manoscritta dal caporale maggiore Giuseppe RICCIARDELLA, era inquadrato nel 110° Battaglione Mitraglieri di Corpo d’Armata

Biglietto in franchigia, manoscritta il 31 agosto 1943 dal soldato Nicola LOMUNNO, era inquadrato nella 9^ Squadra Panettieri, inoltrata per Altamura (Bari)

Biglietto per via aerea, affrancato con c. 80 (c. 50 + c. 30 della serie Imperiale soprastampati P. M.), manoscritta il 22 agosto 1943 da Antonio SORRENTINO, era inquadrato nella 2ª Compagnia del CX Battaglione Mitraglieri, inoltrato dall’Ufficio P. M. n. 2 dislocato ad Argostoli, per Palermiti (Catanzaro)

Biglietto inoltrato il 4 settembre 1943 dall’Ufficio P. M. n. 2 dislocato ad Argostoli, per Umbriatico, (Catanzaro, ora Crotone), manoscritto dall’artigliere Rosario GRILLO, era inquadrato nel 188° Gruppo – 360ª Batteria da 115/14, timbro di arrivo il 17.11.43

Biglietto affrancato con c. 50 p.a. della serie Imperiale soprastampato P. M., manoscritto il 3 settembre 1943 dall’artigliere Rocco SILIPO, era inquadrato nel 188° Gruppo – 359ª Batteria da 115/14, inoltrato dall’Ufficio P. M. n. 2 dislocato ad Argostoli per Acquaro (Catanzaro, ora Vibo Valentia)

 

Cartolina commemorativa del Bicentenario dell’Arma dei Carabinieri

Sottotenente Orazio PETRUCCELLI, Medaglia d’Oro al Valor Militare, motivazione:

“Comandante di plotone carabinieri della Divisione “Acqui “, si rivelava tra i primi accesi e tenaci assertori della lotta contro il tedesco a Cefalonia. Mentre perduravano ancora le trattative, sfidando un picchetto armato tedesco – sorpreso da tanta audacia – ammainava la bandiera germanica issata oltraggiosamente dal nemico nella piazza di Argostoli innalzando nuovamente la bandiera italiana. Durante la aspra e sanguinosa battaglia, sempre presente dove maggiore era il pericolo, confermava in ogni circostanza il suo militare ardimento, trascinando con l’esempio i suoi uomini ad epica lotta. Catturato dai tedeschi e sottoposto a fucilazione affrontava la morte con fierezza e dignità di soldato. Fulgido esempio di fedeltà alla Patria ed attaccamento al dovere”. Cefalonia, 8-24 settembre 1943.

Capitano Mario Giovanni GASCO  nato il 15 ottobre 1904 a Brindisi, VII Battaglione Carabinieri, trucidato dai tedeschi il 24 settembre 1943.

Medaglia d’Argento al Valor Militare. motivazione:

“Comandante la compagnia dei carabinieri si schierava decisamente tra i propugnatori della lotta per l’onore delle armi. volontariamente accorreva in soccorso di un battaglione riuscendo a riorganizzare i pochi superstiti e mantenere le posizioni in attesa di rinforzi. Catturato dai tedeschi affrontava la fucilazione con serena dignità, lieto di cadere pur di lasciare un nome incontaminato ai suoi cinque figli”. Cefalonia, 24 settembre 1943.

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