Rassegna Stampa

10 FEBBRAIO

GIORNATA DELLA MEMORIA

FOIBE

GETTATI  VIVI

Il 10 febbraio 1947 fu stipulato il Trattato di pace  con la Jugoslavia di Tito sotto la supervisione degli Alleati, senza alcuna voce, parere o consultazione delle popolazioni interessate, il doloroso taglio dei confini italiani del nord-est, quale “prezzo ai vincitori jugoslavi”,  ricorda l’ultimo atto formale di quanto iniziato dopo l’8 settembre 1943 e proseguito oltre alla fine della guerra, determinando il susseguirsi di eventi, sia per cultura, lingua, tradizioni, odio, fino alla eliminazione fisica tendente a cancellare  in Istria, Fiume  e Dalmazia  in modo violento e la volontà di eliminare i segni e la presenza di un popolo che in quelle terre  non era collegabile al periodo tra le due guerre, ma era più antica e radicata dai tempi della Repubblica di Venezia o ancor più fin dai tempi di Roma, che tanti segni ed opere ancora oggi testimoniano.

Dopo l’8 settembre i più fortunati riuscirono, abbandonando tutti i loro averi, a raggiungere oltre il confine e conservare la loro vita, mentre altri, il cui numero preciso non è mai stato appurato, furono gettati nelle cavità carsiche presenti nel territorio, Le Foibe”, tombe sature di ossa di cui non parlarne faceva comodo, come scomode erano altri episodi di atrocità avvenuti durante la guerra appena finita e sempre taciuta dalle Autorità.

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Fu una vera e propria pulizia etnica dove figurano non solo personalità legate al partito nazionale fascista, ma anche ufficiali, prigionieri di guerra scomodi,  funzionari e dipendenti pubblici, insegnanti, impiegati bancari, sacerdoti, dissidenti sia al comunismo, sia al fascismo,  esponenti di organizzazioni partigiane o anti-fasciste, tutto quello che era italiano e discendenti di italiani, vecchi, uomini, donne, bambini,

presi, fucilati e massacrati con qualsiasi mezzo per stroncare la vita, morti, sevizie subite, feriti, vivi, spinti e buttati giù nelle Foibe.

I fatti vissuti di quel periodo non furono  eventi bellici, ma un disegno di una minoranza violenta, che coglie momenti di debolezza o disorientamento, per imporre con la forza uno spirito di rivincita, e non per volere libero e democratico della maggioranza dei cittadini.

Credo che il giusto ricordo possa essere la base fondamentale di idee condivise mirata a costruire con sintonia culturale e storica  a valorizzare le esperienze negative vissute, per farne tesoro e costruire su quei valori storici che da sempre ha contraddistinto il pensiero libero dell’umanità.

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